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Armocromia nerd - L'Estate Chiara e i boschi degli Elfi

Robert Balog per Pixabay
Estate. La sola parola mi dà un po' fastidio, perché sono tra quelle persone che non reggono il caldo; mi piacerebbe andare in letargo da maggio a settembre, e già il cambio di stagione in primavera e autunno è abbastanza faticoso, a livello di energie. Per quanto riguarda l'armocromia, invece, le cose cambiano e le tavolozze che preferisco sono proprio quelle estive.

Beh, non credo che esista una sola tavolozza armocromatica che non mi piaccia; ognuna ha un fascino particolare. È indubbio comunque che ci sono degli accordi che ci attirano più di altri e, per me, si tratta di quelli estivi: freschi, morbidi, spesso eterei. Certo, soprattutto qui in area mediterranea, può sembrare un paradosso che i colori dell'Estate siano... freddi. Se pensiamo però alle sfumature del mare, definire "estive" queste palette acquisisce più senso.

Ma andiamo con ordine e ripensiamo alle stagioni cromatiche passate: all'intensa dolcezza dell'Autunno Soft Chiaro, Soft Profondo, Assoluto e Profondo, all'austera eleganza dell'Inverno Profondo Soft, Profondo, Assoluto e Brillante, alla solare vivacità della Primavera Brillante, Assoluta, Chiara e Chiara Soft. Entriamo ora nell'ultima stagione, e iniziamo a esplorarla dall'Estate Chiara.
Per gli amici EC (ti sento, eh, che commenti: "Salute!"), in inglese è definita Light Summer e Tinted Summer nel sistema 4x4 di Ferial Youakim. Entriamo nell'Estate con ancora negli occhi la luce della Primavera. Una luce che, a causa del cambio di temperatura cromatica, da calda a fredda, si fa lunare. Immaginiamo i fiori variopinti della primavera avvolti da un chiarore argenteo, e otteniamo i colori delle fiabe e dei sogni, ovvero la palette dell'Estate Chiara.

Quali sono, questi colori da sogno? Luminosi, abbiamo detto, e a base blu. In primis l'azzurro del cielo, poi il verde dell'acqua, il grigio chiaro, il pervinca e il ciclamino, il rosa nelle sue declinazioni più varie, dal cipria al rosso rosato dell'anguria.
Come già accennato, l'Estate Chiara confina con la Primavera Chiara, perciò la sua temperatura è neutro-fredda e il croma - ovvero la saturazione - è medio/alto. I colori sono sognanti ma presenti, hanno ancora qualcosa della vivacità primaverile. La sua dominante è la chiarezza, quindi la sua tavolozza presenta un livello di profondità (che in armocromia indica la scurezza) molto basso. Il contrasto è medio/basso, il che significa trovarsi in armonia con accostamenti di colore della stessa intensità, oppure tono su tono. Ad esempio: rosa carico e rosa pastello, grigio perla e azzurro cielo, verde giada e grigio argento.
The years of youth, di Elena Kukanova
Verde e grigio, bianco e argento. Se hai letto le opere di J. R. R. Tolkien, avrai notato che questi sono i colori che caratterizzano il popolo degli Elfi. Legolas è chiamato Verdefoglia, i doni che Galadriel offre ai membri della Compagnia dell'Anello sono grigi (mantelli, barche, persino la corda che dà a Sam), le gemme elfiche più preziose sono bianche o verdi. Ma non è solo questo ad avermi fatto accostare la tavolozza dell'Estate Chiara agli Elfi; soprattutto, è stato il concetto di luminosità.

Gli Hobbit sedettero nell'oscurità a lato del sentiero. Passò qualche minuto e gli Elfi si avvicinarono, scendendo il viottolo verso la valle. Camminavano lentamente e i tre amici potevano vedere la luce delle stelle scintillare sui loro capelli e nei loro occhi. Non portavano con sé alcuna luce, eppure pareva emanare dai loro piedi un barlume simile a quello che diffonde la luna prima di salire alta nel cielo, lungo i contorni delle montagne e delle colline.

(Il Signore degli Anelli - La Compagnia dell'Anello)

Ciò che ha a che fare con gli Elfi è un tripudio di chiarore, bellezza e conforto: a Rivendell, il regno del saggio Elrond, si trova quella che è definita l'Ultima Casa Accogliente; la fiala di Galadriel emana un bagliore stellare insopportabile per le creature delle tenebre; gli alberi di Lothlórien hanno la corteccia argentea e le foglie d'oro, e i fiori che crescono in quelle radure somigliano a piccole stelle. E poi, bastano le parole in lingua elfica a riportare un po' di speranza nei cuori di chi le pronuncia.
Rivendell, di J. R. R. Tolkien
C'è da dire che, nelle opere tolkieniane, gli Elfi non sono sempre uguali. Non solo hanno caratteri diversi da personaggio a personaggio, ma il loro ruolo cambia da un'opera all'altra. Ne Lo Hobbit, sono abitanti dei boschi, riservati ma allegri e addirittura ubriaconi, per lo meno le guardie elfiche che a Bosco Atro hanno il compito di sorvegliare Bilbo e i Nani! Nel Signore degli Anelli, gli Elfi sono depositari di enorme sapienza e saggezza ma vivono ancor più ritirati e, uno dopo l'altro, stanno lasciando la Terra di Mezzo per navigare verso Valinor, il Reame Beato in cui vivono i Valar, le forze creatrici del mondo.

Tra gli abitanti canterini dei boschi e i grandi saggi che assistono e supportano la Guerra dell'Anello, ci sono gli Elfi del Silmarillion. Lì, leggiamo della nascita di questi che sono i primi esseri senzienti e parlanti che popolano la Terra. Gli Elfi si svegliano per la prima volta sulle rive del lago Cuiviénen, sotto la luce delle stelle. Li vediamo diventare curiosi e ingegnosi ma anche prede di violente passioni. Gli Elfi del Silmarillion sono eroi mitologici con luci e ombre, non le creature quasi ieratiche che appaiono nel Signore degli Anelli.

Forse l'unica costante che accompagna gli Elfi in tutta la produzione tolkieniana è lo loro superiorità rispetto agli esseri umani. Sono più antichi, sapienti e agili; i loro manufatti sono migliori in tutto, solo quelli dei Nani possono reggere il confronto. Soprattutto, gli Elfi sono immortali, a meno che non periscano di morte violenta o si stanchino di vivere. Strettamente legati alla Terra, alla luce delle stelle e alla musica, gli Elfi riescono a percepire nel creato la Musica degli Ainur, il canto che ha plasmato l'universo.
Lo specchio di Galadriel, che ho dipinto tanti anni fa
Impossibile sottrarsi al loro incanto. In genere, alla prima lettura tolkieniana si resta rapiti dagli Elfi, non importa quanto malinconici o decadenti possano apparire. O forse, proprio questo accresce il loro fascino. È interessante che nel Signore degli Anelli, l'opera più importante di Tolkien, questo popolo appaia poco, rispetto al suo potenziale. Sì, ci sono i capitoli ambientati a Rivendell e Lothlórien, le enclavi elfiche; ci sono le figure di Legolas, compagno discreto ed efficiente, e Galadriel, la dama che ispira salvezza. Ma le capacità elfiche sono tali da porli su un piano quasi supereroistico, quindi statico. Invece, nel Signore degli Anelli i personaggi hanno tutti un'evoluzione e l'unica possibile, per delle creature così perfette, è quella di lasciare spazio e tempo ad altri. E infatti, quella descritta nel libro diverrà l'Era degli Uomini, mentre gli Elfi partiranno uno dopo l'altro dai Porti Grigi, diretti verso la luce di Valinor.

"Che gente meravigliosa, gli Elfi! Meravigliosa!".
"Lo sono effettivamente", annuì Frodo. "Ti piacciono ancora, adesso che li hai visti da vicino?".
"Non so come dire, ma è come se fossero al di sopra di ciò che piace o non piace", rispose Sam. "Quel che penso di loro non conta. Sono molto diversi da come me li immaginavo: così giovani e vecchi, così felici e tristi allo stesso tempo".
I Porti Grigi, di John Howe

Armocromia nerd - La Primavera Chiara e la Contea degli Hobbit

Peggychoucair per Pixabay
Siamo nel cuore pulsante della primavera ma i primi caldi preannunciano l'arrivo dell'estate. È uno dei periodi dell'anno in cui è più piacevole stare all'aperto, perché la temperatura è ancora sostenibile e la luce e il vento sono tipici di questa stagione. I colori, già luminosi, si fanno più chiari, rilucenti. Abbiamo attraversato i mesi intensi dell'Autunno Soft Chiaro, Soft Profondo, Assoluto e Profondo, quelli freddi dell'Inverno Profondo Soft, Profondo, Assoluto e Brillante, siamo entrati nella Primavera Brillante, poi Assoluta e oggi arriviamo alla Primavera Chiara.
In inglese si chiama Tinted o, più spesso, Light Spring ed è la variante della tavolozza primaverile schiarita - e leggermente raffreddata - da un tocco di bianco. I colori restano solari e allegri, ma sono meno caldi rispetto a quelli della Primavera Assoluta e più leggeri rispetto a quelli della Primavera Brillante. Come scritto sopra, siamo ancora in Primavera, però iniziamo a intravedere le sfumature dell'Estate e, accanto alle tonalità sgargianti dei fiori, matura il rosso delle fragole, che preannuncia quell'arcobaleno vitaminico che sarà la frutta estiva.

A proposito di frutta, tra le tonalità migliori per chi si intona a questa tavolozza ci sono proprio il verde mela, l'arancio chiaro delle albicocche, il color pesca ma anche il giallo pastello e crema, il corallo, il rosso papavero, il rosa salmone, le sfumature dell'acqua.
La parola chiave è "luminosità", per un mix cromatico gioioso, in equilibrio tra dolcezza e vivacità. Il livello di contrasto di questa tavolozza è medio/basso, che nella pratica significa essere in armonia con accostamenti di colore della stessa intensità, oppure tono su tono, ad esempio Tiffany e ottanio, albicocca e nocciola, rosa corallo e rosso vermiglio. La temperatura è neutro-calda, la profondità, ovvero la scurezza, è ovviamente bassa e il croma, cioè la saturazione, è medio/alto, perché si tratta di sfumature accese, anche se schiarite.
La Contea (dett.), di Roger Garland
I colori della Primavera Chiara evocano prati in fiore, giornate di sole e vento, picnic e pisolini all'ombra degli alberi. Un paradiso terrestre, insomma. E quale terra è più paradisiaca, rilassata e gioiosa della Contea? Torniamo nella Terra di Mezzo creata da J. R. R. Tolkien; dopo aver incontrato prodi guerrieri e abili Nani, stavolta ci immergiamo nel mondo gaudente degli Hobbit. Sono loro i protagonisti, sia del Signore degli Anelli, sia - come dice il titolo - de Lo Hobbit. Di più, si può dire che siano la penna e l'inchiostro con cui questa saga è stata scritta. Si dice che un giorno il professor Tolkien, correggendo i compiti dei suoi studenti, scarabocchiò sovrappensiero:

In un buco nel terreno viveva uno Hobbit

Da filologo, si chiese cosa potesse mai essere uno hobbit e la sua fervida fantasia fece il resto. Nacquero le avventure dello hobbit Bilbo Baggins, all'inizio destinate ai figli di Tolkien e poi giunte all'editore che le diede alle stampe. Il successo fu tale che ne venne chiesto un seguito; Tolkien, per così dire, si lasciò un po' andare e, attingendo a una quantità infinita di appunti presi fin da giovane su storie di Elfi e di Uomini, creò Il Signore degli Anelli. Tutto a partire da una strana parola, "hobbit", scritta distrattamente!
Gandalf torna Hobbiton, di John Howe
A vederli, gli Hobbit non corrispondono ai prototipi degli avventurieri, men che meno degli eroi. Sono un popolo tranquillo e riservato, dedito all'agricoltura, all'artigianato e, soprattutto, ai piaceri della vita: cibo (fanno in media sei pasti al giorno), canzoni, feste, una buona pipa in compagnia. Eppure, sono proprio degli Hobbit ad accompagnarci nei libri più famosi di Tolkien: Bilbo Baggins che, sorprendendo anche sé stesso, decide di unirsi a Gandalf e ai tredici Nani, per accompagnarli nella riconquista della Montagna Solitaria; il suo erede Frodo, destinato a diventare il Portatore dell'Anello, per distruggere il gioiello nel vulcano in cui fu forgiato da un potere malefico. Con Frodo, i suoi cugini Merry e Pipino e soprattutto Sam Gamgee, da molti considerato il vero eroe del Signore degli Anelli.

Se Bilbo e Frodo, Merry e Pipino, sono degli hobbit un po' sui generis (troppo studiosi, troppo aperti al mondo esterno e troppo avventurosi, per la gente semplice della Contea), Sam è uno hobbit medio: giardiniere operoso, senza grilli per la testa, dotato di un solido buon senso e di una grande capacità di amare. È scontato pensare all'affetto che prova per Frodo; basta anche ricordare le sue premure e preoccupazioni per il vecchio pony Bill. La sua lealtà gli fa condividere con Frodo ogni difficoltà e, malgrado i momenti di sconforto, Sam attinge al proprio senso del dovere per andare avanti, facendo tutto il necessario e anche di più, alimentando senza quasi accorgersene la propria e l'altrui speranza. Sam non ha la cultura di Frodo, la riflessività di Merry o l'impulsività di Pipino; forse anche per questo ha una maggiore capacità di meravigliarsi, e chi legge con lui.
La festa del centoundicesimo compleanno di Bilbo, di Joe Gilronan
Malgrado le incredibili avventure vissute dagli hobbit, malgrado la profonda crescita e l'arricchimento interiore che ciascuno di loro vivrà, tutti conservano nel cuore il ricordo dell'amata Contea, delle case dai tetti d'erba e dalle porte e finestre tonde, di quella vita semplice, pacifica e allegra a cui sognano di tornare. Perché ho scelto di associare agli Hobbit la tavolozza della Primavera Chiara? Per le sensazioni bucoliche che questi colori suggeriscono ma anche per la voglia di divertirsi degli Hobbit, il loro gusto per gli abiti colorati - specialmente verdi e gialli, ha scritto Tolkien, con bottoni dorati. Perfettamente "in palette"! - per il loro carattere tranquillo e scherzoso insieme. Un momento di riflessione:

E lì Sam, sbirciando fra i lembi di nuvole che sovrastavano un'alta vetta, vide una stella bianca scintillare all'improvviso. Lo splendore gli penetrò nell'anima, e la speranza nacque di nuovo in lui. Come un limpido e freddo baleno passò nella sua mente il pensiero che l'Ombra non era in fin dei conti che una piccola cosa passeggera: al di là di essa vi erano eterna luce e splendida bellezza.

E poi, di nuovo spazio alla gioia, al fumare in compagnia e alla terza colazione!
La Contea illustrata dallo stesso Tolkien

Armocromia nerd - L'Inverno Brillante e la luce dei Valar

Rene Rauschenbeger per Pixabay

Fa freddo, spesso il tempo è uggioso, il cielo grigio e l'umore... anche. Ora più che mai. Forse anche per questo i colori vividi di mimose, ciclamini, primule, violette e violaciocche ci colpiscono tanto, riempiendoci gli occhi e il cuore. Siamo ancora in pieno inverno ma la natura ricomincia a vestirsi di toni vivaci. Di più: chiassosi! Del resto, è Carnevale. Dopo la morbidezza dell'Autunno Soft Chiaro, Soft Profondo, Assoluto e Profondo, dopo la drammaticità dell'Inverno Profondo Soft, Profondo e Assoluto, è il momento dell'Inverno Brillante, la sottostagione che unisce la decisione delle nuance invernali alla vivacità di quelle primaverili.
Il risultato è una palette quasi astratta, composta da colori purissimi a base fredda. Sorprendenti come un arcobaleno, sembrano proprio quelli che scaturiscono da un prisma, quando viene colpito da un raggio di luce bianca. L'Inverno Brillante - o "IB" - in inglese è definito Bright, o Clear, o Pure Winter. Limpido, netto, frizzante come il vento tagliente in una giornata gelida ma soleggiata.

I colori peculiari di questa palette sono sfacciati, prima ancora che freddi: bianco puro, giallo limone, rosso lacca, rosa shocking, fucsia, viola brillante, blu elettrico, verde smeraldo, turchese acceso, oltre al classico nero dell'Inverno.
È facile intuire che la caratteristica principale dell'Inverno Brillante sia la saturazione; il croma, qui, è al suo massimo grado d'intensità. Anche il contrasto è molto alto, infatti chi si armonizza con questa tavolozza sta particolarmente bene in accostamenti di colore vivacissimi e un po' anni '80, come bianco e rosso o bianco e smeraldo, nero e fucsia o nero e blu elettrico. Per contro, la profondità di questa palette è media e la temperatura neutro-fredda, perché la confinante stagione primaverile attenua il freddo e aggiunge luce.
La musica degli Ainur, di James L. Reid

La prima immagine che mi è venuta in mente, pensando all'Inverno Brillante, è stata l'aurora boreale. Le scie di luce fluorescenti, nel cielo buio dell'estremo Nord, costituiscono uno spettacolo irreale, mistico, quasi ultraterreno. Perciò ho pensato di associare questa tavolozza a delle entità fantastiche che non sono né umane, né semplicemente magiche, ma che si avvicinano molto al concetto di divinità o, quanto meno, di potenze angeliche. Si tratta dei Valar, creati da J. R. R. Tolkien nel suo Silmarillion. Si può dire che questo sia il libro a cui Tolkien lavorò per tutta la vita, scrivendo e riscrivendo una serie di storie precedenti sia a Lo Hobbit, sia al Signore degli Anelli, a partire niente meno che dall'origine del mondo.

Molti di questi scritti furono organizzati dal figlio Christopher in un unico volume, Il Silmarillion appunto, che inizia presentando Eru Ilúvatar, il principio creatore, che col proprio pensiero dà vita a numerosi spiriti, chiamati Ainur. Il loro canto collettivo, guidato da Ilúvatar, crea una visione di luce nel buio: è il progetto di Arda, la Terra, che gli spiriti saranno chiamati a plasmare.
Mentre Eru Ilúvatar resta al di là dei confini del tempo e dello spazio, assieme a una parte degli Ainur, molti di loro scendono nel mondo, col desiderio di realizzare ciò che hanno immaginato. Alcuni, i Maiar, sono spiriti di discreta potenza; altri, i Valar, sono equiparabili alle divinità o alle forze della natura, e sono in tutto quattordici, sette princìpi maschili e sette femminili.

Il Re di Arda e voce di Ilúvatar, è Manwë, signore dell'aria e dei venti. La sua compagna è Varda, signora della luce e creatrice delle stelle, l'entità più amata dagli Elfi. C'è poi Ulmo, il signore delle acque, lo spirito più edotto nella musica creatrice che, infatti, suona ancora tra le onde e lo scrosciare di fiumi e pioggia. Molto importante è Yavanna, regina della terra, responsabile del mondo vegetale. Il suo compagno è Aule, il fabbro, che presiede al regno minerale e alle arti. Námo "Mandos" è il giudice, Vala del destino e della morte; suo fratello Irmo "Lórien" è il signore dei sogni, e sua sorella Nienna lo spirito piangente della pietà. La compagna di Mandos è Vairë, la tessitrice che intreccia i destini del mondo; quella di Lórien è Este, signora del riposo. Oromë è il cacciatore, lo spirito che cavalca nelle foreste; la sua compagna è Vána, sorella di Yavanna e spirito della primavera. Nessa è lo spirito danzante della bellezza, sorella di Oromë e compagna di Tulkas, il guerriero valoroso, l'ultimo a scendere nel mondo, quando esso ha avuto bisogno di lui.

Sì perché, inevitabilmente, accanto alle entità benefiche c'è anche il principio del male, ovvero Melkor. Fratello di Manwë, è il più potente di tutti e quello desideroso di diventare egli stesso un creatore; ma, non possedendo le doti necessarie, cova invidia e rancore. Durante il canto degli Ainur, Melkor decide di non seguire il tema musicale proposto da Ilúvatar e produce delle dissonanze che vanno a deformare le visioni altrui. Da qui in poi, Melkor continuerà a fare ciò che gli riesce meglio: guastare il mondo e cercare di sottomettere gli altri.
Varda, di Zipa Vika

Spero che questo elenco di nomi non risulti indigesto, tanto più che la descrizione dei Valar e dei Maiar è tra le parti del Silmarillion che personalmente preferisco. Come anche mi affascina l'idea del mondo creato dalle visioni, a loro volta create dalla musica. Immagino la musica degli Ainur come una fuga barocca, un tema ripetuto in un'armonia perfetta e ispirante, come il famoso Canone di Johann Pachelbel.

Un'altra parte che trovo davvero suggestiva è l'arrivo della luce sulla Terra attraverso gli alberi. All'inizio dei giorni, Yavanna siede su una collina e intona un canto di potere, mentre Nienna bagna il terreno con le sue lacrime. Il canto di Yavanna fa nascere e crescere due alberi imponenti: uno maschio, dalle foglie verde scuro sopra e argento sotto, fitto di fiori da cui stilla luce argentata; l'altro femmina, con foglie verde chiaro bordate d'oro e grappoli di fiori gialli a forma di cornucopia, da cui scendono calore, luce e pioggia d'oro. Gli alberi risplendono a turno per sette ore ciascuno, sovrapponendosi per una sola, gloriosa, ora al giorno. Con la loro luce liquida, Varda crea le stelle e, com'è facile intuire, dopo una serie di peripezie causate da Melkor, dalla luce di questi alberi avranno origine anche il sole e la luna.

Visioni, canti, luci che sfavillano nel buio, un mix mistico e psichedelico che, secondo me, è proprio in linea con la tavolozza Inverno Brillante. Tu che ne pensi? E quale Vala preferisci? Avendo una sorta di venerazione per ciò che luccica e anche per gli alberi, le mie favorite sono da sempre Varda e Yavanna.

Quando giunsero nel Vuoto, Ilúvatar disse loro: "Guardate la vostra Musica!".

I due alberi di Valinor, di Roger Garland

Armocromia nerd - L'Inverno Profondo Soft e le vestigia di Gondor

Tim Oosterbeek per Pixabay

Del principio dell'inverno, forse, la caratteristica che colpisce di più è il cambio di luce. O meglio, la sua assenza. Le giornate si fanno davvero corte e gran parte del pomeriggio passa immerso nell'atmosfera notturna. Sono i giorni di Santa Lucia (la notte più lunga che ci sia, secondo un vecchio proverbio) e del Solstizio d'Inverno (la notte realmente più lunga), quelli in cui le ore di luce sono così poche che, da lì in poi, possono solo aumentare; e il ritorno della luce, intesa anche come speranza di vita, è alla base delle feste invernali, Natale compreso. Buio e freddo, insomma. Non il freddo glaciale del pieno inverno; permane qualcosa della morbidezza autunnale e per questo, dopo aver esplorato le sfumature dell'Autunno Soft Chiaro e di quello Soft Profondo, dell'Autunno Assoluto e di quello Profondo, arriviamo all'Inverno Profondo Soft.
Cambiamo stagione e tavolozza, passiamo dai colori corposi e caldi a quelli intensi, freddi e tendenzialmente scuri. Del resto, le ore di luce sono poche, giusto? E dicevamo con ancora un tocco di morbidezza, perché l'Inverno Profondo Soft, o "IPS", o Toned Winter, è il lato morbido dell'inverno, quello in cui la palette altrimenti molto decisa dell'Inverno viene ammorbidita e resa un pochino più discreta da un velo di grigio. Uno strascico dell'Autunno nebbioso che è ormai alle nostre spalle.

Le tonalità migliori per chi si intona a questa tavolozza sono quelle che possiamo immaginare alla luce del crepuscolo: nero, bordeaux, rosa scuro, i viola dell'uva e del prugna, blu pavone, petrolio, verde pino. Anche i marroni IPS sono scuri e grigiastri, come il taupe.
La parola chiave è "profondità", che abbiamo già visto come in armocromia indichi una tavolozza più scura che chiara. In questo caso, si tratta di una scurezza fumosa. Infatti, l'IPS ha un contrasto medio, il più morbido della stagione invernale; significa che si esprime al meglio con accostamenti di colore dal contrasto discreto, né eccessivamente marcato, né monocromatici; un tono su tono deciso, magari. È una palette dalla temperatura neutro-fredda (non calda, ma neppure gelida) e infine anche il croma, cioè la saturazione, ha un livello medio, perché si tratta di sfumature comunque incisive, rese vellutate dal grigio.
The Coming Darkness, di Noah Bradley

Le tavolozze invernali, per la spiccata presenza del nero, hanno una certa drammaticità, e l'Inverno Profondo Soft non fa eccezione. L'accostamento tra nero, dramma e colori fumosi mi ha fatto pensare a un luogo prestigioso, ricco di storia, dagli imponenti edifici in pietra ma che, allo stesso tempo, è avvolto nell'oscurità e in trepidante attesa del ritorno della luce.

Torniamo nella Terra di Mezzo di J. R. R. Tolkien e andiamo a Sud, nel Regno di Gondor. Nel Signore degli Anelli, Gondor viene nominato spesso come un luogo lontano e autorevole, regno degli Uomini di Númenor, fiero e orgoglioso del proprio illustre passato ma in grande difficoltà per via della pericolosa vicinanza con Mordor, la Terra d'Ombra in cui risiede Sauron, l'Oscuro Sire. La nuova capitale fortificata, Minas Tirith, è praticamente sotto assedio, e l'antica capitale Osgiliath, evacuata, cade ben presto nelle mani del Nemico. Uno scenario tetro, di scarse speranze ma di strenua resistenza, nonostante tutto.
Boromir e Faramir di Magali Villeneuve

Regno dei Uomini. E infatti le figure legate a Gondor sono quasi tutte di uomini, coraggiosi e tormentati, che dubitano, cadono, si rialzano e perseverano. Da Gondor arriva Boromir, che prima al Consiglio di Elrond e poi nella Compagnia dell'Anello rappresenta il popolo degli Uomini assieme ad Aragorn. Spesso si dice che Boromir sia l'eroe più umano della saga, colui che cerca di fare ciò che ritiene giusto ma che cade vittima del fascino oscuro dell'Anello, salvo poi riscattarsi in modo eroico e tragico.

Anche Aragorn è legato a Gondor, come si scoprirà pian piano. Il Regno del Sud è da tempo retto da dinastie di Sovrintendenti, in attesa del ritorno del legittimo re; e questi è proprio Aragorn, vissuto fino a quel momento in semiclandestinità, errando per tutta la Terra di Mezzo e accumulando l'esperienza e le conoscenze necessarie a poterla a tempo debito governare con saggezza.

Un'altra figura importante è quella di Faramir, fratello minore di Boromir, coraggioso quanto lui ma più saggio e meno ambizioso. Faramir si oppone tanto al Nemico, tanto alle miopi mire del padre; questi è il Sovrintendente, che da un lato non intende cedere il potere, dall'altro si lascia abbindolare da Sauron, rassegnandosi al fatto che la guerra sia ormai perduta.
La rinascita dell'Albero Bianco e La morte di Aragorn,
che ho dipinto per la copertina della raccolta di saggi La Falce Spezzata

Lo stemma di Gondor è un albero bianco in campo nero, sormontato da sette stelle e, al Ritorno del Re (che dà il titolo anche al terzo libro), da una caratteristica corona alata. Durante la Guerra dell'Anello, l'Albero Bianco è morto da tempo, e il suo tronco secco è rimasto nei giardini di Minas Tirith come ricordo del glorioso passato del regno. A guerra finita, quando Aragorn tornerà sul trono, l'Albero Bianco rifiorirà, grazie a un germoglio trovato dal nuovo sovrano.

È difficile riassumere in poche righe vicende tanto complesse. Le atmosfere legate a Gondor sono piene di eroismo, nel senso più vasto che questa parola può racchiudere. Il coraggio di chi, pur col cuore spezzato e con poche speranze, va avanti e cerca di cambiare le cose in meglio. Vivere nell'oscurità in attesa della luce, nobiltà d'animo prima ancora che di sangue. Ecco le caratteristiche che mi hanno portata dai colori dell'Inverno Profondo Soft a Gondor, e ritorno. Dice Faramir, uomo di pensiero diventato condottiero suo malgrado:

"Io non amo la lucente spada per la sua lama tagliente, né la freccia per la sua rapidità, né il guerriero per la gloria acquisita. Amo solo ciò che difendo: la città degli Uomini di Númenor; e desidero che la si ami per tutto ciò che custodisce di ricordi, antichità, bellezza ed eredità di saggezza. Non desidero che desti altro timore che quello riverenziale degli Uomini per la dignità di un anziano saggio."

Armocromia nerd - L'Autunno Soft Profondo e le Caverne Scintillanti dei Nani

Foto scattata da me medesima ("di peSSona peSSonalmente") a Frasassi
Ottobre sta finendo, stiamo entrando nel cuore dell'autunno. Per strada, è sempre più facile sorprendersi davanti all'acceso giallo oro che colora la cima degli alberi e copre il suolo con splendidi tappeti di foglie cadute. Al mercato, spiccano i colori succosi delle zucche e quelli degli ultimi frutti di bosco, delle pere e dell'uva, dei fichi e dei fichi d'India, dei meloni e delle melagrane. A questo mese così speciale sono dedicate due tavolozze armocromatiche diverse. La prima, che segue naturalmente l'Autunno Soft Chiaro visto il mese scorso, è l'Autunno Soft Profondo; la seconda la vedremo tra qualche giorno.
Rispetto al sottogruppo Chiaro con cui confina, l'"ASP" è più scuro e materico. In inglese si chiama Toned Autumn, ovvero "Autunno attenuato" ed è la variante della tavolozza autunnale velata - e leggermente raffreddata - da un tocco di grigio. I colori restano caldi e pieni, ma sono meno fiammeggianti di quelli che in genere associamo a questa stagione. Può sembrare paradossale eppure, in questa palette, possiamo ancora percepire un'eco delle sfumature dell'Estate e allo stesso tempo avere un minimo assaggio di quelle dell'Inverno. Il grigio, del resto, evoca un immaginario nebbioso.

Le tonalità migliori per chi si intona a questa tavolozza sono quelle della terra umida, della terracotta e del rosa scuro e caldo, il beige dorato delle foglie secche, il verde delle olive e del sottobosco, il borgogna e il vinaccia ma anche l'ottanio, il blu ceruleo e il grigio tortora.
La parola chiave è "morbidezza", per un mix cromatico insieme intenso e discreto, vellutato e molto raffinato. Come per l'Autunno Soft Chiaro, anche qui siamo in presenza di un livello di contrasto medio/basso, che nella pratica significa essere in armonia con accostamenti di colore della stessa intensità, oppure tono su tono. Anche qui abbiamo una palette dalla temperatura neutro-calda (nulla di freddo, ma neanche di troppo caldo) e infine il croma, cioè la saturazione, è medio/bassa, perché si tratta di sfumature ricche ma smorzate dal grigio.
Le Caverne Scintillanti, di Paul Lasaine
Devo ammettere che questa è una delle tavolozze armocromatiche che mi affascinano di più. I suoi colori mi fanno pensare alle tante varietà delle gemme, ai cristalli grezzi appena estratti dalla terra: quarzi, occhi di tigre, malachiti, granati, diaspri, agate... Nuance piene e accese, ma sporcate da uno strato di polvere o terriccio. Per questo, ho voluto associare l'Autunno Soft Profondo ai regni dei Nani e ai loro tesori.

Restiamo quindi nel mondo creato da J. R. R. Tolkien ma dalle praterie del mese scorso scendiamo sotto terra, tra le meraviglie che il sottosuolo nasconde e che i Nani più di tutti sanno apprezzare, trovare e lavorare. Le figure dei Nani come cercatori e artefici di tesori si perdono nei secoli: dalle leggende norrene dei Nibelunghi fino ai nani delle fiabe, queste creature possono essere raccontate come benevole (come i sette nani che accolgono Biancaneve) o malvagie (come il nano della fiaba Biancaneve e Rosarossa) ma sono comunque associate ai metalli e alle pietre preziose.
Notizie dall'interno, di Andrea Piparo, su Facebook e Instagram
Rielaborati da Tolkien, i Nani figurano tra i popoli più antichi della Terra di Mezzo, modellati da Aulë il Fabbro, la potenza divina legata alla terra, alle rocce, al metallo e alla sapienza creatrice delle arti. Popolo instancabile, ruvido e fiero, i Nani guidati da Thorin Scudodiquercia accompagnano Bilbo ne Lo Hobbit (o meglio, è Bilbo a unirsi a loro) verso la riconquista del loro antico Regno Sotto la Montagna Solitaria, Erebor, traboccante di tesori e occupata dal drago Smaug.

Il numero dei Nani nel Signore degli Anelli è decisamente inferiore, ma Gimli li rappresenta tutti, prendendo parte alla lunga avventura della Compagnia, combattendo ogni battaglia verso la distruzione dell'Anello e del potere di Sauron. Proprio Gimli mi ha ispirato questa associazione cromatica, in un episodio marginale ma suggestivo, presente nel libro e purtroppo non nell'adattamento cinematografico. Dopo aver combattuto al fianco dei Rohirrim al Fosso di Helm, Gimli esplora le grotte del luogo, chiamate Aglarond o Caverne Scintillanti e ne rimane affascinato. Tanto che, una volta tornata la pace nella Terra di Mezzo, vi si trasferisce con parte del suo popolo, diventando Signore delle Caverne di Aglarond (questo accade dopo le vicende narrate nel libro, perciò consideralo uno spoiler, se non l'hai letto!).
Le Caverne Scintillanti di Aglarond, di Ted Nasmith
Le descrive così all'amico elfo Legolas:

Pensi forse che siano belle le stanze dove dimora il tuo Re [...]? Ma non sono che tuguri in confronto alle caverne che ho visto qui: saloni interminabili pieni dell’eterna musica dell’acqua che gocciola in stagni splendidi come Kheled-zâram al lume delle stelle.
E, Legolas, quando le fiaccole sono accese e gli Uomini camminano sui pavimenti sabbiosi sotto cupole echeggianti, ah! Legolas, allora gemme e cristalli e filoni di minerali preziosi scintillano sulle pareti lucide; e la luce risplende attraverso marmi ondulati simili a conchiglie, luminosi come le vive mani di Dama Galadriel. Vi sono colonne di bianco, di zafferano e di rosa-alba, Legolas, plasmate e modellate in forma di sogno; sorgono da pavimenti di mille colori per avvinghiarsi agli scintillanti soffitti: ali, corde, tende fini e trasparenti come nuvole ghiacciate; lance, bandiere, pinnacoli di palazzi pensili! Laghi tranquilli riflettono la loro immagine; un mondo sfavillante si affaccia dagli scuri stagni coperti di limpido vetro; città [...] si stendono con viali e cortili circondati da colonnati, sino alle oscure nicchie ove non penetra la luce. D'un tratto,
clic!, cade una goccia d'argento, e i cerchi increspati sul vetro fanno curvare e tremare ogni torre come alghe e coralli in una grotta del mare. Poi giunge la sera: le visioni sbiadiscono e scompaiono scintillando; le fiaccole passano in un'altra stanza, in un altro sogno.

Che meraviglia. Caro Gimli, dopo essere stata nelle Grotte di Frasassi posso capirti ancora di più! E a te che leggi, spero che questa associazione ti sia piaciuta e ti abbia fatto volare con la fantasia, non solo in regni fantastici ma tra le meraviglie tangibili del nostro pianeta, e le infinite gradazioni di colore che si racchiudono anche nelle più piccole gemme.
I Cancelli di Moria, di John Howe (dett.)

Armocromia nerd - L'Autunno Soft Chiaro e le praterie di Rohan

Foto di Rudy and Peter Skitterians, da Pixabay

Campi verdi, giallo ocra e marrone: da un lato l'erba, dall'altro ciò che resta della mietitura, dall'altro ancora i campi brulli che vengono arati per la semina. Giornate ancora calde, sere in cui invece il fresco inizia a farsi sentire. Anche se settembre è annoverato tra i mesi autunnali, in realtà è il mese di fine estate, quello in cui il cielo azzurro e le giornate ancora lunghe illuminano le prime avvisaglie della stagione in arrivo, con i suoi colori dorati e morbidi.
A questo periodo dell'anno è associata la stagione cromatica dell'Autunno Soft Chiaro, per gli amici "ASC". Il suo nome in inglese è Tinted Autumn, cioè "Autunno schiarito", perché è la variante della tavolozza autunnale alleggerita da un tocco di bianco. I colori caldi e ricchi dell'Autunno si fanno più delicati e tiepidi, quindi questa sottostagione rappresenta proprio il passaggio tra le sfumature fresche del cromotipo Estate a quelle calde del cromotipo Autunno; ha la morbidezza di entrambi e una luce soffusa in più.

I colori ideali per chi si armonizza con questa tavolozza sono quelli naturali della terra e della sabbia, il verde delle olive pronte da raccogliere, il verde-azzurro del turchese caldo, il viola pallido delle ultime pervinche, le sfumature tra rosso e rosa del corallo e del salmone e, soprattutto, le tonalità più morbide del giallo, come ad esempio il color crema e il color miele, avvolgenti e dorati.
"Delicatezza" è la parola chiave di questa stagione, prima di tutto per la morbidezza delle sue sfumature e poi anche per la loro luminosità diffusa. Il livello di contrasto che caratterizza l'Autunno Soft Chiaro è medio/basso, quindi all'atto pratico le persone valorizzate da questa tavolozza risultano in armonia con accostamenti di colori della stessa intensità oppure tono su tono. La temperatura della palette è neutro-calda (ovvero prevalgono le sfumature calde, ma non eccessivamente) e infine il croma, cioè la saturazione, è decisamente basso, perché le tonalità già morbide dell'Autunno risultano schiarite.
I Cavalieri di Rohan, di Ted Nasmith

Cosa c'entrano in tutto questo le praterie di Rohan?
Rohan, nel Signore degli Anelli di J. R. R. Tolkien, si trova nel cuore della Terra di Mezzo, ed è il regno dei "Signori dei Cavalli". I Rohirrim, il popolo di Rohan, sono infatti famosi come allevatori di cavalli, abili cavalieri e guerrieri intrepidi. A questa gente appartengono re Théoden, suo nipote Éomer e soprattutto la sorella di quest'ultimo, Éowyn, uno dei personaggi più avvincenti e sfaccettati del romanzo. Assieme al loro popolo, entrano in scena nel secondo libro, Le due torri, e accompagnano le vicende della Compagnia dell'Anello fino alla fine.
Éowyn, di Donato Giancola

I colori di Rohan sono il verde, il bianco e l'oro: infatti, la prima immagine che il lettore ha di questo regno è il mare d'erba; il vessillo di Rohan è un cavallo bianco in campo verde; Éowyn si presenta per la prima volta vestita di bianco e ha lunghi capelli dorati, come la maggioranza dei Rohirrim; infine Meduseld, la dimora del Re di Rohan, è anche chiamato "il Palazzo d'Oro".

Questa miscela di verde ancora rigoglioso, sfumature dorate e tocchi di bianco, insieme all'atmosfera ora tragica, ora eroica e, nel complesso, malinconica delle vicende di Rohan, mi è sembrata in grande armonia con la stagione cromatica dell'Autunno (stagione malinconica per eccellenza) Soft Chiaro. Una palette in apparenza quieta, in cui dominano le tonalità neutre e naturali... eppure ha guizzi di colore inaspettati e una luce delicata ma difficile da estinguere.
Rohirrim, di Gellihana-art, da DeviantArt

Proprio come Rohan, che all'inizio appare senza speranza, malgrado resista strenuamente agli attacchi - esterni e interni - delle forze del male. Poi, grazie all'intervento di Gandalf, Re Théoden ritrova sé stesso e la propria dignità, il suo popolo la sua guida e sua nipote Éowyn sceglie il proprio grandioso destino. Perciò, lettrice o lettore "ASC", sii felice dei tuoi colori che parlano di terra, erba e luce dorata. E quando avrai bisogno di una carica in più, ricorda questo passaggio del terzo libro, Il ritorno del re:

Udendo quel rumore la figura ricurva del re si rizzò improvvisamente. Egli sembrò di nuovo alto e fiero; alzandosi sulle staffe gridò con voce tonante, più limpida di ogni altra voce mortale udita sino a quel giorno:

Avanti, avanti, Cavalieri di Théoden!
Gesta crudeli vi attendono: fuoco e stragi!
Saran scosse le lance, frantumanti gli scudi,
e rosso il giorno prima dell'alba!
Cavalcate, cavalcate! Cavalcate verso Gondor!

La banda degli Ent di Natale


Oggi entriamo ufficialmente nell'inverno, le feste sono già iniziate, Natale è dietro l'angolo e anche la fine dell'anno si avvicina a grandi passi. È il momento giusto per lasciarsi travolgere da una... banda di Ent di Natale!

Per un anno intero ho tenuto nel computer le scansioni di queste dieci cartoline di auguri, che ho dipinto lo scorso autunno per l'Associazione Italiana Studi Tolkieniani. I destinatari sono stati altrettanti soci onorari, eminenti studiosi di Tolkien; nella remota possibilità che queste immagini potessere essere trovate on line, ho preferito non pubblicarle, per non rovinare la sorpresa a chi le avrebbe ricevute. Ognuna di esse è leggermente diversa dalle altre, ognuna ha preso il volo verso una diversa destinazione: la più vicina in Italia, la più lontana nel Maine, Stati Uniti.


Nell'opera tolkieniana gli Ent sono "i pastori degli alberi", spiriti protettori dei boschi, dalle fattezze vegetali. Molti anni fa avevo immaginato le avventure di un "Ent di Natale" (in compagnia di un elfo e un nano) e in questa occasione ho finalmente potuto tratteggiarne l'aspetto.

Aveva il fisico di un Uomo, quasi di un Troll,
alto però più di quattordici piedi, molto robusto, con una lunga testa,
e quasi senza collo. Sarebbe stato più difficile dire se ciò che lo ricopriva
fosse una specie di corteccia verde e grigia, o la sua stessa pelle. Comunque,
le braccia, a breve distanza dal tronco, non erano avvizzite, ma lisce e brune.
I grandi piedi avevano sette dita l'uno. La parte inferiore del lungo viso
era nascosta da una vigorosa barba grigia, folta, dalle radici grosse quasi
come ramoscelli e le punte fini e muscose. Ma sulle prime gli Hobbit notarono
soltanto gli occhi. Occhi profondi che li osservavano, lenti e solenni,
ma molto penetranti. Erano marrone, picchiettati di luci verdi.

Questa è la descrizione che Tolkien fa di Barbalbero, l'Ent per eccellenza, nel Signore degli Anelli. Per le mie cartoline cercavo un'immagine buffa, adeguata allo spirito delle feste, quando torniamo tutti un po' bambini. Così, i miei Ent sono più alberi che uomini, e chiaramente degli abeti.


I primi bozzetti, come sempre, sono pieni di linee, che danno agli Ent un'aria scarmigliata, alla Barbabarba. Ho fissato le cartoline sul fondo di un vecchio blocco da acquerello, tenendole ferme col nastro adesivo di carta, perché non si piegassero con l'acqua. Tutte e dieci non entravano nel cartone di supporto, quindi le ultime due le ho dipinte in un secondo momento.


Ripuliti i disegni, sono iniziati gli strati di colore! Qualche Ent è venuto più smilzo, qualcun altro più frondoso, ma tutti sorridono con una certa amichevole aria di famiglia.


Il momento più divertente è stato scegliere le decorazioni per ciascun abete, alternando e mischiando bastoncini di zucchero, biscotti, calze, campanelle, candeline, cuori, nastri, palline e, ovviamente, più stelline possibili. Alcuni Ent porgono delle candele, altri dei dolci, altri ancora salutano un pettirosso.


Mi sono davvero divertita nel creare questo piccolo drappello di Ent, che ha intrapreso la sua marcia non per abbattere Isengard, ma per portare tanti auguri. Auguri scritti a mano da Lorenzo, che si diletta di calligrafia con ottimi risultati. Per motivi di riservatezza, non ho fotografato il retro, con nomi e indirizzi, ma assicuro che l'effetto era proprio bello.

E adesso, con un entesco "Hrum, huum", non mi resta che augurare a tutti delle splendide feste, piene di risate, serenità ed entusiasmo per il futuro. Ci leggiamo nel 2018!

TANTI AUGURI!

Materiali utilizzati:
  • Cartoline acquerellabili Arches;
  • Acquerelli Winsor & Newton;
  • Pennelli tondi Winsor & Newton medio e piccolo, e Da Vinci n. 1, per i dettagli in acrilico;
  • Matite colorate Caran D'Ache Prismalo I Aquarelle;
  • Acrilico Maimeri Polycolor 018 - bianco di titanio;
  • Le basi: matita HB per i bozzetti, matita F per il definitivo, temperino, gomma e gommapane;
  • I dettagli che aiutano: pezzo di cartone e nastro adesivo di carta!

Ricomincio da Dozza


Apro le persiane, spalanco i vetri, faccio circolare luce e aria.
Il blog è rimasto di nuovo inattivo per tanto tempo.

Si vede che il mio andamento è un po' così: ogni tanto mi serve il letargo comunicativo.
O più probabilmente a volte non trovo le parole per condividere alcunché, men che meno i miei pensieri. Peggio, non trovo proprio il senso del condividere, per lo meno del farlo in Rete. Tanto, chi mi conosce, sa.

Sa che sono mesi dai quali uscire è incredibilmente difficile, per quanto necessario. E che l'importanza di aggiornare un blog è stata molto ridimensionata... Per essere sinceri, è andata a farsi benedire.
Ma per fortuna c'è il lavoro, che obbliga a pensare anche ad altro: progetti nuovi, vecchi e addirittura antichi, che tornano a reclamare attenzione. E quindi, rieccomi qua!


Ci sono poi iniziative che mi coinvolgono con un misto di gratitudine e imbarazzo. Una su tutte, la mostra collettiva a cui parteciperò a metà maggio, nell'ambito della manifestazione FantastikA, in quel di Dozza (BO).
È la seconda edizione di questo evento, ideato dall'illustratore e scultore Ivan Cavini e organizzato dalla Fondazione Dozza Città d'Arte, con il patrocinio del Comune di Dozza, la direzione artistica dell'Associazione Italiana Studi Tolkieniani e la collaborazione della webzine Vari.China. Due giorni all'insegna del fantastico e del mito, con conferenze (in particolare su J.R.R. Tolkien, ma non solo) e allestimenti artistici e ludici.

Si andrà dalla sesta edizione dell'Harry Potter Never Ends, raduno nazionale dei fan della saga creata da J.K. Rowling, al torneo del gioco Hobbit Tales (riuscito nell'impresa di coinvolgere persino me!), alla lectio magistralis dello studioso Claudio Testi, sull'annosa questione: "Chi è Tom Bombadil?". Chi ama Il Signore degli Anelli capisce quanto pesi questa domanda.
E poi mostre, mostre, mostre: quella del fotografo Alessio Vissani, della costumista Daniela Mastroddi, dei meravigliosi illustratori Maria Distefano, Angelo Montanini e Andrea Piparo, per fare solo qualche nome.

Informazioni più approfondite circa il programma della manifestazione e anche su come arrivare e dove alloggiare a Dozza, si trovano sul sito dell'Associazione Italiana Studi Tolkieniani, in particolare qui.

In mezzo a tanti grandi professionisti, nel bel castello di Dozza, so già che mi sentirò in un imbarazzo estremo. Al posto delle mentine, ho già pronte le compresse di Ansiosil. Ma se volete passare a salutarmi, fare due chiacchiere o magari sostituirmi come controfigure... che dire, vi aspetto!