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Al ballo con Jane Austen, ep. 2


Bentornati alla festa!
Nel post precedente, ho raccontato com'è nata questa riflessione sui balli nei romanzi di Jane Austen, su come le grandi aspettative delle sue eroine, rispetto a questi eventi sociali, vengano per lo più sonoramente deluse. Dopo Orgoglio e Pregiudizio e Ragione e Sentimento, le sue opere più famose, andiamo a scoprire cosa succede, tra un passo e un inchino, negli altri romanzi.

Emma, 1996

Personalmente, reputo un gioiello di regia ciò che accade al ballo pubblico descritto in Emma. Qui, i legami tra i diversi personaggi s’intrecciano, come le figure di una danza. Abbiamo Emma che, mentre balla e si diverte, nota la sua amica Harriet che siede da sola; l’antipatico Mr. Elton, con cui Emma voleva accasarla, che, invitato a danzare con Harriet, la rifiuta con una scusa, umiliandola pubblicamente; il meraviglioso Mr. Knightley, dall’alto della sua posizione sociale, ripara al torto invitando Harriet e di conseguenza umiliando Mr. Elton, e per questo gesto viene poi ricompensato dall’amata Emma con il successivo giro di danza. Insomma, nel tempo di un ballo, si racconta un’intera vicenda e si riassume la natura dei quattro diversi personaggi.

Persuasione, 1996

Possono essere significativi anche i non-balli, come quello a cui non partecipa Anne Elliot, in Persuasione. Anne ha quasi ventisette anni, per l’epoca ormai è una zitella. Per cui, quando viene improvvisato un ballo in famiglia, lei si limita a sedere al piano per suonare e permettere agli altri di danzare, il che sottolinea che è fuori dai giochi, mentre l'amato Capitano Wentworth può ancora folleggiare.

Mansfield Park, 1999

Insomma, non esistono balli da sogno, nei romanzi di Jane Austen?
Per fortuna sì: oltre a Emma, c'è Mansfield Park. La noiosa protagonista, Fanny Price, che aveva già partecipato a un ballo informale e che non pensava di poter chiedere di più, data la sua condizione sociale, riceve invece l’onore di un gran ballo organizzato per lei e per suo fratello. È il suo debutto in società e segna la sua legittimazione all’interno della famiglia Bertram; per lei è un momento tanto esaltante – perché, per la prima volta, si vede ammirata e si sente bella – quanto stressante, perché, con tutta la sua timidezza, deve stare al centro dell’attenzione. Animo Fanny, nessun rito di passaggio è rose e fiori!

Northanger Abbey, 2007

Infine, ci sono i tanti balli descritti nell’Abbazia di Northanger. Quando Catherine - la giovane protagonista dalla fervida immaginazione, che divora romanzi gotici - arriva a Bath dalla campagna, immagina di debuttare come un’eroina da romanzo. Ma la Austen ha iniziato la sua storia descrivendola quanto di più lontana da un’eroina quindi, coerentemente, le fa vivere un primo ballo desolante, in una sala troppo affollata nella quale non viene né notata, né tantomeno invitata da nessuno. Poco romantico, ma molto realistico. Per fortuna, Catherine si rifarà la volta successiva, conoscendo e ballando con Mr. Tilney. Ecco finalmente un ballo in cui tutto va come ci si aspetta, e senza drammi!


Nei balli successivi, Catherine dovrà sopportare o nascondersi dalle attenzioni fastidiose di Mr. Thorpe, il cafone della storia, e noterà i comportamenti scorretti della sua amica Isabella, ma potrà vantare il primato di unica eroina austeniana ad aver vissuto un paio di balli perfetti. In uno di questi, la Austen descrive l’importanza del momento attraverso l’ironia beffarda di Mr. Tilney:

«Io considero la contraddanza come un simbolo del matrimonio.
Fedeltà e compiacenza sono i principali doveri di entrambi [...]
In entrambi i casi, l'uomo ha il vantaggio della scelta, la donna solo
il potere di rifiutare; in entrambi i casi, c'è un impegno tra uomo e donna,
preso a vantaggio di entrambi; e una volta accettato, essi appartengono l'uno all'altra
fino al momento dello scioglimento; è loro dovere fare tutto il possibile affinché
l’altro non abbia motivo di desiderare di impegnarsi altrove, ed è di primario interesse
evitare che la loro immaginazione corra verso le perfezioni dei vicini,
o fantasticare che sarebbero stati meglio con qualcun altro. [...]
Nel matrimonio, l'uomo ha l'incarico di provvedere al sostentamento della donna,
la donna di rendere la casa piacevole all'uomo; lui deve fornire, e lei sorridere.
Ma nel ballo, i loro doveri sono esattamente opposti; la piacevolezza e la remissività,
spettano a lui, mentre lei fornisce il ventaglio e l'acqua di lavanda.»

Grazie per questo ballo!

Al ballo con Jane Austen, ep. 1


Premessa 1
L'estate scorsa sono stata invitata a partecipare a "La magnifica Jane", una rassegna su Jane Austen organizzata dalla rivista Leggendaria alla Casa Internazionale delle Donne, qui a Roma. La mia tesi in sceneggiatura Northanger Comics - ne avevo pubblicato l'introduzione anche qui sul blog, in tre brevi puntate - ha suscitato il gentile interesse di Anna Maria Crispino, direttrice della rivista; quindi, con sorpresa e panico da palcoscenico, mi sono trovata a parlare in pubblico durante la sera intitolata "Invito al ballo".

Premessa 2
Oggi è San Valentino, giornata che i più sembrano dedicare al cinismo. Altri, invece, si lasciano andare a riflessioni sull'amore in generale, da quello universale "che move il sole e l'altre stelle" per dirla come Dante, a quello per se stessi che Carrie Bradshaw, nell'ultima puntata di Sex and the City (notare la discesa libera del livello delle citazioni), descrive come "la relazione più importante, difficile ed emozionante".

Tornando alla magnifica "zia Jane", spesso viene descritta come autrice romantica, ma chi ha letto i suoi libri sa che - lieto fine a parte - non lo è affatto. Tuttavia, è indubbio che racconti storie d'amore e quindi quale giorno migliore per pubblicare qui le mie riflessioni di quella sera? Per iscritto non balbetto nemmeno!

Becoming Jane, 2007

Il tema era il ballo, quell'episodio così significativo nella percorso di un'eroina. Cenerentola insegna! All’epoca di Jane Austen e almeno fino a tutto l’Ottocento, era un avvenimento. Non solo perché ci si divertiva, ma soprattutto perché costituiva l’occasione di conoscere gente nuova, stringere amicizie, avvicinare – secondo rigide regole - un potenziale partner con cui avere un minimo contatto fisico e parlare a tu per tu. Era il momento ideale per mettersi in mostra, corteggiare e farsi corteggiare, preparando il terreno al matrimonio, ovvero la salvezza per le donne del ceto medio e alto, che non potevano lavorare e molto raramente ricevevano un’eredità sufficiente.

È giusto riconoscere che Jane Austen, scegliendo di non sposarsi e volendo vivere della propria scrittura, ha potuto portare avanti questa decisione coraggiosa con il sostegno di suo padre prima e dei suoi fratelli poi, che hanno provveduto a una casa per lei, la madre e la sorella, e che hanno trattato con gli editori al suo posto, perché a lei non era consentito. Dato che nei suoi romanzi scriveva del proprio ambiente e della vita che conosceva - e poi amava molto danzare - ecco che i suoi balli sono un momento in cui accade qualcosa d’importante. Ma, col suo solito spirito tagliente, raramente li descrive come il trionfo del romanticismo... anzi!

Orgoglio e Pregiudizio, 1995

Orgoglio e Pregiudizio è il capolavoro della Austen e uno dei romanzi più amati al mondo. Be', non c’è un solo ballo che Elizabeth e Darcy possano godersi, nemmeno uno. La prima volta che s’incontrano, proprio a un ballo, Lizzie si sente definire “tollerabile” da Darcy. Pessimo inizio. Al ballo successivo, lui ha già iniziato ad ammirare questa ragazza così brillante, per cui, spinto da un altro gentiluomo, la invita a danzare ma lei rifiuta (se l'è meritato, eh).

Al gran ballo a Netherfield, Elizabeth pregusta una serata memorabile: spera di ballare con Wickham e invece... Prima le tocca sopportare due giri di danza con l’insopportabile Mr. Collins; poi Darcy, sempre più preso da lei, la invita di nuovo, ma per la sua natura taciturna è un partner poco divertente. E comunque lei ancora lo detesta quindi, più che un ricevimento, per la povera Lizzie è una tortura. L’evoluzione della vicenda e dell’amore tra i due protagonisti ci sarà, sarà una storia bellissima, ma non accadrà a un ballo.

Ragione e Sentimento, 1995

In Ragione e Sentimento, è in occasione di due balli – accorpati in uno solo, nell’adattamento cinematografico scritto da Emma Thompson – che i nodi su Willoughby vengono al pettine. Anche qui abbiamo un’eroina, Marianne, ancora più romantica di Elizabeth, che sogna ardentemente il momento di danzare con il suo innamorato... E invece si trova sola, ingannata e abbandonata. Un disastro.

Nella prossima puntata, vedremo cosa accade negli altri romanzi di Jane Austen, alla ricerca del ballo perfetto. Lo troveremo?

Intanto, buon San Valentino a tutti!

Northanger Comics, ep. 3


Gaia ha appena rinnovato la copertina del nostro progetto: eccola qui, fresca fresca, e spiegata meglio da lei stessa qui. Io, dal canto mio, concludo l'introduzione alla mia tesi spiegando perché, tra i sei romanzi di Jane Austen, ho scelto di lavorare proprio su L'abbazia di Northanger.

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La scelta di adattare in una sceneggiatura e poi in illustrazioni L’abbazia di Northanger, opera giovanile e meno nota della Austen, sta nel divertimento con il quale la si legge. Il romanzo gotico, di cui è parodia, ha un fascino innegabile: emozioni sconvolgenti, sentimenti assoluti, ambientazioni pittoresche e, su tutto, l’ombra inquietante del soprannaturale. E chi, da adolescente, non ha immaginato di vivere le stesse avventure dei propri eroi letterari?
Perciò, non stupisce che una sprovveduta fanciulla della borghesia rurale inglese, entrando per la prima volta in contatto con la vita di città e mettendo poi piede in un antico maniero, immagini di rivivere i segreti e i terrori della protagonista del libro che sta leggendo. Catherine come Emily, dunque, la sfortunata eroina de I misteri di Udolpho di Ann Radcliffe (Milano, BUR, 2010), pietra miliare del romanzo gotico, continuamente citato nel libro della Austen.


Ma qui non ci sono intrighi, patimenti e orrori; per sua fortuna Catherine, scaturita da una penna tagliente e sorprendentemente moderna, non si muove in uno scenario gotico, ove tutto è meraviglia. Al contrario, ogni sua fantasia è puntualmente smentita dalla banalità del quotidiano.
Catherine sogna il suo ingresso in società come una passerella dalla quale catturare l’ammirazione di tutti? Si troverà a far da scomoda tappezzeria in una sala affollata. Catherine crede d’aver trovato una mappa o un documento compromettente? Lo scritto si rivelerà essere solo una vecchia lista della spesa. Catherine pensa d’aver fiutato un mistero? Verrà smentita e rimproverata come una bambina proprio dal ragazzo che ama. Un continuo gioco di fantasia e realtà, una protagonista che fin dalle prime righe l’autrice definisce un’anti-eroina, adorabile nella sua ingenuità e nei suoi timidi smarrimenti.


C’è un’altra forte ragione che ha spinto chi scrive a scegliere questo romanzo: il sentirsi affine a Catherine Morland e, tramite lei, riuscire a ridere delle proprie debolezze. Con molta gratitudine per Jane Austen che, c’è da crederlo, si sarebbe schermita di fronte alla venerazione di cui ancor oggi viene fatta oggetto. Venerazione di cui, seduta nel suo angolo di scrittura, o vicino al camino dove “poteva bere tutto il vino che voleva”, avrebbe riso scuotendo la testa. Ma, forse, con una punta di compiacimento.
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Northanger Comics, ep. 2

Northanger Abbey, 2007

Nella puntata precedente, l'introduzione alla mia tesi si interrompeva con la domanda su cosa possano trovare i lettori moderni nei romanzi di Jane Austen. Continua qui, con un'ipotesi di risposta.

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Forse tra quelle pagine si trova il fascino di un tempo passato, di usanze pittoresche e – a volte fortunatamente – perdute, oltre a delle grandi storie d’amore. Tuttavia, questo non distinguerebbe Jane Austen da una qualsiasi altra autrice sette-ottocentesca. Ciò che colpisce, rispetto ai romanzi dell’epoca, è l’ironia, con tocchi di divertito cinismo, e il realismo con cui la Austen ha tratteggiato i suoi personaggi. Che non sono semplicemente “l’eroina”, “il principe azzurro” e “il rivale”, ma rispecchiano personalità complesse e concrete che chiunque, leggendo, può riconoscere come verosimili.

Chi non ha mai incontrato una ragazza impulsiva come Marianne Dashwood, un’adolescente con troppa fantasia come Catherine Morland o una donna che si nega aspettative come Anne Elliot? Per non parlare dei personaggi di contorno, più stilizzati e forse più immediatamente riconducibili alla nostra esperienza quotidiana: gli ipocondriaci Mr. Woodhouse e Mary Elliot, le affascinanti bugiarde Isabella Thorpe e Mary Crawford, le buone ma sciocche Mrs Allen e Mrs Palmer, e così via, in una girandola di umanità spesso esilarante.

Ragione e Sentimento, 1996

Paradossalmente, sono i protagonisti maschili a essere un po’ idealizzati: basta chiedere a qualsiasi Janeite, e dirà che di uomini al tempo stesso affascinanti, sensibili, premurosi, intraprendenti e - come la Austen avrebbe sottolineato - anche molto ricchi, del tipo di Mr. Darcy, del colonnello Brandon o di Mr. Knightley, non ne ha mai incontrati. Viene da chiedersi se Jane Austen stessa ne avesse conosciuto qualcuno, o se la sua fantasia non li avesse partoriti proprio per supplire all’eterna mancanza del partner perfetto.

Emma, 2009

Non si può motivare con certezza il motivo del continuo successo di quest’autrice; ogni lettore ha la propria risposta. Nel caso di chi scrive, c’è il piacere di una lettura brillante, in bilico tra romanticismo e spietatezza, con un comprensivo buon senso a tenere uniti i due estremi.

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Ragione e Sentimento, 1996

Northanger Comics, ep. 1

Northanger Abbey
interpretazione di Gaia e me


Qualche giorno fa, ho avuto il piacere di partecipare a un tè letterario organizzato dal Club Sofa & Carpet di Jane Austen e dalla pagina Facebook Roba da Vittoriani. Protagonista dell'evento era L'abbazia di Northanger, uno dei primi romanzi scritti dalla Austen. Non potevo mancare: da questo libro ho iniziato tempo fa a trarre una sceneggiatura che Gaia sta illustrando (qui alcune delle sue bellissime tavole), con l'intenzione di creare una graphic novel.

Lo spunto per questo lavoro mi è stato suggerito dalla professoressa Paola Bono, con l'idea di incentrare la mia tesi di laurea in DAMS sull'adattamento fumettistico. Il titolo della prova finale è stato Northanger Comics - "L'Abbazia di Northanger" di Jane Austen, da romanzo a fumetto.
Sembra incredibile, ma sono già passati quasi due anni dalla fine dell'università; l'atmosfera piacevole e interessante del tè letterario mi ha fatto tornare nostalgia per questa sceneggiatura che da troppo tempo mi riprometto di continuare e poi finisce sempre nelle retrovie degli impegni quotidiani. Allora ho pensato di pubblicare qui l'introduzione alla mia tesi, tanto per riprendere le fila dell'impresa. A puntate, come suggeritomi da Lorenzo, per non spaventare con un unico, lunghissimo post.

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Jane Austen è come un tubino nero: elegante, essenziale e non passa mai di moda. Si adatta perfettamente a una signora matura come a una ragazzina e, a seconda degli accessori - ovvero i punti di vista - si presta alle più disparate interpretazioni.

Orgoglio e Pregiudizio, 1995

Dalla seconda metà degli anni ’90 a oggi, la grande produzione di pellicole cinematografiche e serie televisive tratte dai suoi romanzi è impressionante. Nel 1995, la BBC trasmette una memorabile versione a puntate di Orgoglio e Pregiudizio, con protagonisti Jennifer Ehle e Colin Firth, ancor oggi considerato da alcuni l’unico Darcy possibile. L’anno successivo, Ragione e Sentimento, adattato mirabilmente da Emma Thompson e diretto da Ang Lee, riscuote consensi e riconoscimenti.
Non è certo la prima volta che i romanzi di Jane Austen prendono vita sullo schermo, eppure in questi sedici anni sia la televisione inglese, sia il cinema americano hanno proposto rifacimenti di tutti e sei i romanzi austeniani, quasi sempre interpretati dalle attrici del momento, ieri Gwyneth Paltrow (protagonista di Emma, Douglas McGrath, 1996), più recentemente Keira Knightley (nei panni di Elizabeth Bennet in Orgoglio e Pregiudizio, Joe Wright, 2005). Senza contare le pellicole e i libri che a quei romanzi semplicemente si ispirano, più o meno direttamente: dal grazioso film Il club di Jane Austen (Robin Swincord, 2008), tratto a sua volta dal romanzo Jane Austen Book Club (Karen Joy Fowler, Neri Pozza Editore), all’imbarazzante Orgoglio e Pregiudizio e zombie (Seth Grahame-Smith, 2009, Casa Editrice Nord), dal romanzo rosa L’indipendenza della signorina Bennet (Colleen McCullough, 2008, Milano, Rizzoli) alla serie tv Lost in Austen (ITV plc, 2008).

Ragione e Sentimento, 1996

Se poi ci si tuffa nel grande mare della Rete, si trovano club di appassionate - ma anche appassionati - in tutto il mondo, impegnate in incontri letterari, rievocazioni storiche e compravendita di oggettistica varia contraddistinta dal celebre ritratto in silhouette della “cara zia Jane”. Non mancano nemmeno i ricettari con piatti ispirati ai suoi personaggi, e persino miscele di tè che portano i loro nomi. Così, se “Lady Catherine de Bourgh” risultasse una portata un po’ indigesta, potrebbe bastare una tazza di “Mr. Bingley” ben zuccherato a mandarla giù. Al fanatismo, si sa, non c’è limite.

Ma com’è possibile che, oggi che al cinema impera il 3D e in tv hanno già fatto storia serie spregiudicate come Sex & the City, Jane Austen mantenga – anzi, sembri accrescere – il suo fascino per lettrici di ogni età ed estrazione sociale? Certamente alcune di loro hanno scoperto i suoi romanzi dopo averli visti al cinema, ma il ritmo e il piacere visivo di una pellicola non sempre assicurano un’altrettanto immediata intesa con il libro da cui essa è stata tratta. E dunque, cosa trovano in questi romanzi le moderne “Janeites”, come amano definirsi le appassionate austeniane?

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La domanda è aperta, a voi la risposta.

Becoming Jane, 2007

Inghilterra, ep. 7 - Andata e ritorno

Great Hall, giardino della regina Eleanor

Ovvero: come raccontare dieci giorni di viaggio in sette mesi. Niente fretta.

Winchester
L'ultima tappa, quella delle piacevoli sorprese.
Includiamo Winchester nell'itinerario solo perché «ci è di strada per l'aeroporto e, già che ci siamo, andiamo a vedere la Tavola Rotonda». Invece, questa città medievale ci dà una bella lezione, piacendoci moltissimo.
Appena parcheggiati dietro l'angolo del nostro alloggio, ci accorgiamo di essere davanti all'ultima dimora di Jane Austen. Qui la scrittrice, ormai gravissima, fu portata invano da Chawton per poter essere assistita più da vicino dai medici. Oggi è una casa privata; dietro le tende, tirate contro l'indiscrezione delle macchine fotografiche, qualcuno si esercita al piano. Come faceva la Austen ogni mattina.

Libri: habitat naturale di Lorenzo

I dintorni dell'enorme cattedrale sono una successione di scorci, archi gotici e portici che ospitano vetrine di piccoli negozi, tra i quali gli immancabili charity shop. Quando scorgiamo una svendita di libri usati, Lorenzo non resiste al richiamo della carta ma, per fortuna dei nostri bagagli, a quello dell'acquisto sì.
Un'atmosfera piena di verde e di silenzio avvolge un gruppo di case antiche. Con un po' d'invidia, guardiamo dei ragazzi entrare e uscire con le buste della spesa da quelle dimore, un tempo riservate al clero e ora abitate da gente comune.

Great Hall, la Tavola Rotonda

Lontano dalla cattedrale, le vie del centro di Winchester fanno proprio domenica: sole, festoni, famiglie a passeggio, musicisti di strada. Andiamo di buon passo verso la Great Hall, ciò che resta del castello di Guglielmo il Conquistatore, dov'è affissa l'enorme Tavola Rotonda. Dovrebbe essere quella di Artù e dei suoi cavalieri, ma le pitture che la decorano sono dell'epoca di Enrico VIII. E, quando si dice il caso, il Re Artù ritratto al centro assomiglia parecchio al monarca marito seriale.

Great Hall, esterno

Dopo Shakespeare e Tolkien, anche la Austen merita il suo momento funebre. Nella grande cattedrale sono la sua lapide, una piccola mostra permanente, una targa commemorativa e una vetrata con santi associati all'arte, in particolare alla scrittura. E di nuovo penso a sua sorella Cassandra, che in una lettera alla nipote racconta del funerale e del fatto che a Jane quella cattedrale piaceva tanto...


Le pareti del vecchio pub che ci ospita sono coperte da una quantità impressionante di oggetti: collezioni di boccali, pipe, bastoni da passeggio e soprattutto cimeli legati a Winston Churchill. Vado in sollucchero per i piatti decorati a fiori e le tavolette di ardesia usate come vassoi.

Dopo l'atmosfera festosa del campus di Loughborough, la bellezza poetica di Stratford-on-Avon e quella maestosa di Oxford, l'eleganza di Bath, la solennità di Salisbury e Stonehenge, Winchester conclude degnamente il nostro viaggio in Inghilterra.

Meravigliose cose inglesi:
- le case
- la gentilezza diffusa
- i giardini
- pie, pastry e torte, veri killer epatici, ma di qualcosa si deve pur morire.

Maledette cose inglesi:
- il clima
- le monete. Quelle grandi valgono poco, quelle piccole valgono molto, ma anche no...
- i rubinetti separati per l'acqua rovente o ghiacciata. Orsù, amici albionici, la civiltà è progredita anche nel miscelatore.

Carichi di immagini e ricordi, coccolati dalla sorridente efficienza britannica, rientrare all'aereoporto di Fiumicino è come sempre un trauma, tra gente vestita meglio, forse, ma più vistosa, rumorosa e incarognita. No, non sto qui a fare stupide gare tra chi è meglio e chi è peggio. E poi a me piace la mia città. È solo che questo viaggio lo immaginavamo interessante, invece ci ha avvolto a sorpresa in un sereno benessere.

Inghilterra, ep. 6 - A casa di Jane


Chawton
Jane Austen ha vissuto qui dal 1809 al 1817
e da qui tutti i suoi lavori sono stati inviati nel mondo [...]
Un'arte come la sua non potrà mai invecchiare.

L'avevo tanto atteso, ma il giorno in cui visitiamo la casa-museo di Jane Austen mi vede debole e di cattivo umore. Maledetto clima inglese! Non tutti i mali vengono per nuocere, però: in condizioni di entusiasmo, mi sarebbe stato difficile mantere un certo distacco, soprattutto davanti alle parole strazianti di Cassandra Austen, nel raccontare la morte della sua amata sorella minore.

Il cottage è immerso nella campagna e nei boschi dello Hampshire e tutto qui comunica tranquillità. Il giardino, tipicamente inglese, è pieno di colori, profumi e api. Un grande albero offre la sua ombra e in un'aiuola crescono le piante che, all'epoca, erano usate per tingere la stoffa.


In una piccola dépendance c'è il locale del forno, dove le Austen cuocevano il pane e le pie, facevano il bucato e preparavano i salumi. Vi è esposto il calessino di Jane e Cassandra, trainato da un asino. Qua e là, sia all'aperto, sia nei locali, ci sono piccole iniziative per coinvolgere i visitatori.
Un salotto ospita il piccolo pianoforte su cui Jane si esercitava ogni mattina, mentre una stanza angusta e traboccante è la biblioteca del museo, che contiene pubblicazioni su di lei provenienti da tutto il mondo, comprese tesi di laurea... e ovviamente Lorenzo mi propone di mandare la mia. Ma, diciamocelo, non credo che il suddetto mondo ne senta il bisogno.


La cucina è rustica e bellissima, con le erbe messe a essiccare e l'onnipresente lavanda a profumare l'ambiente. L'abbiamo trovata un po' ovunque, nei posti che abbiamo visitato, ad esempio nella casa natale di Shakespeare a Stratford-on-Avon.
Qui si possono fabbricare sacchetti profumati con la lavanda, la garza e lo spago messi a disposizione, oppure si può provare a scrivere con inchiostro e penne d'oca. Le Austen e Martha Lloyd (l'amica di famiglia che viveva con loro) si occupavano della casa, del cucito e della cucina, ma quando ricevevano visite importanti chiamavano qualcuno a servire a tavola, o sarebbe stato disdicevole per il loro rango.


Nella piccola sala da pranzo è sistemato il tavolino su cui la Austen scriveva... e su cui smetteva immediatamente di farlo, quando sentiva aprirsi la porta. È il cimelio più importante, per i suoi ammiratori. Ma in ogni vetrina, su ogni mobile, c'è un pezzetto di vita reale e testimonianze familiari: abiti, lettere, medaglioni, spartiti, piccoli regali.


Cassandra e Jane erano legatissime, dividevano il letto come quando erano bambine. Mi commuove pensare a Cassandra Austen, rimasta vedova prima di sposarsi e mai più legatasi a un altro uomo, nubile come la sorella e ammiratrice di quest'ultima, che accudiva e probabilmente viziava. Forse è stata altrettanto colta ma meno brillante di Jane, magari non aveva un grande talento artistico, anche se le piaceva disegnare. Una figura inghiottita dal tempo eppure, dal poco che si sa di lei, così tristemente romantica.
È fin troppo facile pensare che Elinor e Marianne in Ragione e Sentimento, ovvero l'assennata sorella maggiore, amante del disegno e pronta a sacrificarsi per gli altri e l'anticonformista sorella minore, amante della musica e intollerante alle convenzioni, fossero proprio Cassandra e Jane, romanzate da quest'ultima.

In questa piccola casa, rassicurante dopo i tormentati anni a Bath, con la quotidianità campagnola, tra scrittura, pianoforte, faccende e passeggiate, una donna testarda e spiritosa ha immaginato dialoghi brillanti, tratteggiato personaggi veri e umani, ha dipinto l'amore con il cinismo e infine se n'è andata, troppo presto e molto dolorosamente. I suoi romanzi erano già famosi, ma pochi sapevano chi li aveva scritti.
E oggi, che il suo nome è usato come termine di paragone per romanzetti modaioli e storie d'amore stucchevoli... con quali affilate parole Jane smonterebbe il proprio mito?


Inghilterra, ep. 4 - Lettera di una non più giovane donna a un'amica

Il Circus

Mia cara Gaia,
dirigendoci verso Bath, il mio cavaliere s'è ribellato alle insistenze del navigatore. Non dubito che questi avrebbe gradito mostrarci l'ennesimo percorso tra campi e boschi ma - pur apprezzando uno spettacolo così pittoresco - il tragitto da Oxford sarebbe stato ben lungo e debilitante; dunque il mio eroe ha preferito ignorare la stizzita voce metallica e affidarsi alla segnaletica stradale. A pochi chilometri dalla città termale, la nostra corsa s'è arrestata in una lunga fila e a noi è sembrato d'essere di nuovo a casa: c'è poca differenza tra la campagna inglese e quella romana, se la si guarda fermi in coda.

Bath ci si è presentata elegantemente omogenea, con alti edifici in pietra chiara. Tutto sembrava appropriato e costoso, persino la nostra stanza era oltremodo lussuosa. Sono andata subito a cercare notizie della cara zia Jane. Il centro a lei dedicato è in Gay Street; nome promettente, sebbene l'unico pride, qui, sia legato al prejudice.

Le Assembly Rooms

Il Jane Austen Centre è un museo assai interessante, con sala da tè Regency al piano superiore e personale abbigliato in stile. A questo proposito, avrei voluto essere immortalata davanti alla statua della nostra cara Jane, ma quando il rubicondo maestro di cerimonie mi ha offerto il braccio per mettersi in posa accanto a me, ho ritenuto scortese ignorarlo.

Fuori, tra le strade ampie, trafficate e pulite, ho guardato i portoncini delle case, ognuna con la scaletta e la ringhiera davanti al portoncino; ho cercato d'immaginare i quasi sei anni di Jane qui, quanto poco potesse tollerare le pastoie di un ambiente in cui l'apparenza era tenuta in così gran conto e quanto dovesse mancarle il verde dello Hampshire, tra queste mura un tempo annerite dai fumi del carbone.
Tuttavia, le Assembly Rooms mi hanno fatta pensare anche all'emozione e alle aspettative di una giovinetta introdotta in società, in particolare naturalmente a l'ingenua Catherine Morland a cui ci dedichiamo da tempo.

Pulteney Bridge

Passeggiando verso le antiche terme, la città ci è apparsa sempre più raffinata e scenografica. Pulteney Bridge si staglia sull'Avon - stesso nome, ma diverso fiume rispetto a quello di Stratford - come una spettacolare replica del Ponte Vecchio di Firenze, i giardini e l'Abbazia goticheggiante si offrono impeccabili alla vista e le vestigia romane sono ben tenute e perfettamente integrate nell'architettura settecentesca.

Ingresso alla Pump Room

La folla al museo delle terme era impressionante: segno dell'interesse dei visitatori inglesi verso la civiltà romana, ho supposto. Tuttavia, non essendo noi inglesi e godendo di una certa dimestichezza con gli usi, i costumi e le infrastrutture dei nostri avi, abbiamo preferito dirigerci quanto più velocemente la ressa lo consentisse verso le Aquae Sulis vere e proprie.
Incastonate nell'edificio eretto sulle fondamenta romane, le vasche di acqua calda ci sono sembrate suggestive anche alla modesta luce di un giorno uggioso; devono essere particolarmente affascinanti quindi di sera, illuminate dalla soprastante Pump Room.

Terme romane e Abbazia

Bath è una località ambita e alla moda, e lo è da 2.500 anni, a quanto si ipotizza. Aver respirato, seppure per un solo giorno, l'atmosfera de L'abbazia di Northanger e di Persuasione, mi ha fatto desiderare di raggiungere al più presto i luoghi in cui la vena artistica della signorina Austen ha dato il meglio di sé.
Ci siamo quindi rimessi in viaggio, diretti a Sud-est, dal Somerset al Wiltshire, verso un altro fiume Avon. Chissà, forse la nostra Jane avrebbe avuto maggiore fantasia nel battezzare i corsi d'acqua. Oppure, a suo tempo, ha ideato qualche bizzarro paradosso fluviale, prima di dedicarsi a equivoci sentimentali.

La tua
Simona

La King's Spring nella Pump Room