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Risvegli, ritorni e modeste proposte


La primavera è iniziata già da un po' e ci ha colti tutti in una situazione che sarebbe stato difficile immaginare, a meno di non voler scrivere una storia distopica. Virus sconosciuto, pandemia, quarantena, migliaia e migliaia di morti solo nel nostro Paese, preoccupazione per il futuro, per la recessione che verrà e per cosa potrà comportare perché, come se non bastasse a se stessa, la crisi economica spesso ha risvolti ancora peggiori, di sapore totalitario (ma spero davvero che questa sia solo una mia paura eccessiva).

In uno scenario simile, è naturale chiedersi che senso abbiano le nostre attività, addirittura le nostre abitudini. E, più nel dettaglio, che senso ha continuare a scrivere online, occuparsi di cose che appaiono frivole - e cosa non appare frivolo, di fronte alla malattia e alla morte? Penso che sia normale non trovare la risposta a questo dubbio. C'è chi davanti al disastro reagisce con l'azione e chi invece si blocca. Non c'è una reazione giusta o sbagliata.

Personalmente, sono tra coloro che finora si sono un po' chiusi a riccio, restando quando possibile con i miei pensieri, dai più apocalittici ai più sciocchini. Reazione che mi è congeniale in più occasioni, come testimoniano le frequenti e assai prolungate assenze da questo blog. E quindi, perché tornare a scrivere proprio ora?


Forse, le settimane di lentezza sono servite a sfogare l'angoscia che, a un certo punto, ha lasciato un po' di spazio a un certo fatalismo e a una nuova routine: avere il mio compagno a casa, cucinare due volte al giorno, mettere via gli asciugamani per gli ospiti perché che prenderebbero solo polvere, rinunciare a un salotto impeccabile per occuparlo con fogli di carta, colori, persino un gomitolo e un paio di ferri (e non lavoravo a maglia da quand'ero adolescente!). Forse, a un certo punto, la spinta vitale... spinge, per l'appunto, e porta gradualmente a riaffacciarsi al mondo. Del resto, è un istinto naturale, soprattutto a primavera.

Anche se ho latitato dal web, ho continuato, per quanto possibile, a lavorare: la redazione, i colori, l'illustrazione. Due settimane fa, ho ricevuto un messaggio da Myriam Ines Giangiacomo, "capa" e cuore di Bottega Filosofica, che mi proponeva d'illustrare un'infografica ispirata a quella creata dal fumettista spagnolo Miguel Brieva. L'infografica s'intitola "Una modesta proposta" e invita a notare ciò che di postivo sta accadendo in questa situazione di emergenza. È anche accompagnata da un commento, un fumetto che proviene direttamente dal nuovo coronavirus, che suona più o meno come "non tutto il male viene per nuocere".


Ora, a me questa chiusa è sembrata eccessiva, pensando alle migliaia di famiglie che stanno affrontando uno o anche più lutti. Magari Brieva ha scritto e disegnato prima che la situazione assumesse dimensioni tragiche anche in Spagna. L'ho detto a Myriam e a Cristina Militello, che per la Bottega cura la comunicazione, e anche loro sono state d'accordo. Lo spunto di Brieva è molto interessante e ci siamo dette che vale la pena coglierlo, comunicandolo però come un promemoria valido non tanto ora, ma piuttosto in prospettiva.

L'immagine della bambina è nata spontanea, sarà che la Bottega Filosofica è costituita quasi solo da donne, sarà che pensare in prospettiva non può che riguardare anche le future generazioni. Myriam ha proposto di chiamarla Chiara, un nome semplice ma potente, legato alla luminosità. Per il colore dello sfondo, ho scelto il viola, simile a quello del logo di Bottega Filosofica, mentre, per un motivo a me ignoto, ho subito immaginato Chiara vestita di bianco con fiori azzurri. Dopo averla dipinta, si sono susseguite parecchie prove di traduzione e di scelta delle font, spulciando il testo in ogni minima variazione. Capita, lavorando con altre patite dei dettagli!

Eccola qui, quindi, la "modesta proposta", con la speranza che possa portare un po' di coraggio a tutti noi.


Materiali utilizzati:
  • Carta Fabriano Artistico 100% cotone a grana grossa;
  • Acquerelli Winsor & Newton;
  • Pennelli tondi Winsor & Newton medio e piccolo, Da Vinci piatto n. 12, per lo sfondo;
  • Matite colorate Caran D'Ache Prismalo I Aquarelle;
  • Le basi: matita HB per i bozzetti, temperino, gomma e gommapane;
  • I dettagli che aiutano: pezzo di cartone e nastro adesivo di carta, per tenere fermo il foglio!

Punto sul 42

Esposta al MACRO, come un'istallazione.

Il giorno in cui sono entrata negli "anta", ho scritto di getto e pubblicato il bilancio dell'anno che avevo trascorso. Non avevo un motivo particolare per farlo ma mi è stato utile per uscire un po' allo scoperto (è tanto più facile scrivere di illustrazione e armocromia!) e perché rileggerlo a distanza di uno o due anni riserva piacevoli sorprese, come quando ci si volta a guardare la strada percorsa e ci si stupisce di aver camminato tanto. Perciò, questo è il giorno dell'anno in cui chi segue il blog ha il dubbio privilegio di farsi un po' di affari miei. Che fortuna!


Inverno
L'anno scorso è iniziato con le analisi del colore, le prime ad avere le schede clienti rinnovate e ampliate, più belle e più chiare da consultare, sempre su progetto grafico di Arianna Berti. Perché quelle vecchie erano già molto carine, ma si può sempre fare di meglio!

Per quanto riguarda il disegno, ho illustrato Scrivere in Tengwar, manuale dal formato piccolo e innovativo, pubblicato dall'Associazione Italiana Studi Tolkieniani con Polini Editore. Sono stata molto contenta d'illustrare un'altra opera dedicata a Tolkien ma, forse per ansia da prestazione, i primi disegni mi sono usciti rigidi, sgraziati, bruttini. Frustrazione, delusione, sconforto! Che fare? Ci si calma, si chiede scusa e si rifà, senza patemi.

Morale: Errare è umano e io, umanamente, errai.

A distanza di un anno sto illustrando un progetto di libro e, lavorandoci, mi sono resa conto che la data di consegna ipotizzata va spostata di un mese. Frustrazione, delusione, sconforto! Che fare? Ci si calma, si chiede scusa e si va avanti. Oh, il tipo dei corsi e ricorsi storici ci aveva preso.

Con Michela alla Fiera di Bologna

Primavera
L'anno scorso la primavera è fiorita in modo sfacciato.
Ho partecipato al Tolkien Day organizzato al MACRO di Via Nizza, qui a Roma; insieme a me c'era Andrea Piparo ed entrambi abbiamo vissuto l'ebbrezza di essere intervistati in pubblico. Dopo anni, sono tornata alla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna, grazie anche al supporto di Michela Burzo. E dopo Bologna, Milano! Ospitata da cari amici, ho partecipato al corso della superguru Giada Carta sul marketing, materia di cui ero proprio a digiuno. Neanche il tempo di disfare la borsa, e via a decorare le confezioni dei profumi Jo Malone, in occasione del lancio di una raffinata linea a base di tè. E dopo le confezioni, un altro libro da illustrare: I numeri in tengwar, secondo manualetto dell'AIST. E dopo il libro, il corso di stile e comunicazione di Anna Turcato e il Freelancecamp. Forse dimentico pure qualcosa. Non so come abbia fatto a portare avanti i lavori di redazione, gli impegni familiari e quel minimo di vita sociale, ma è stata una stagione notevole!

Morale: Quando pensi di non farcela, il più delle volte ce la fai.


Estate
La stagione che odio, e l'anno scorso è stata terribile. Però, ha portato due progetti a cui tengo molto e una sorpresa.
Il primo progetto riguarda l'armocromia. È stato il mio secondo anno da consulente colore e ho capito che in quest'ambito, dominato dal connubio di teoria del colore e moda, volevo ricavarmi una nicchia diversa, dove l'armocromia si sposa ai significati psicologici del colore. Sono questi che mi affascinano in particolar modo e che continuo ad approfondire da più di vent'anni, perciò ho ideato l'analisi del colore interiore. Non mi capita spesso d'innamorarmi dei miei lavori, ma questo è uno di quei casi.

La seconda iniziativa è il #lunedìacolori nella mia pagina Facebook: dallo scorso giugno al prossimo aprile, ogni lunedì scrivo sul colore del mese, la sua simbologia, i suoi effetti in casa, le sfumature migliori a seconda del cromotipo. È una rubrica che ha lettori affezionati e a me non può che far piacere condividere questa passione.

La sorpresa è stata quella di vedere la mia tesi in sceneggiatura e il progetto di Northanger Abbey citati nel numero che la rivista Leggendaria ha dedicato a Jane Austen, ed essere addirittura invitata a parlare a uno degli incontri sulla "cara zia Jane" organizzati alla Casa Internazionale delle Donne. Ancora fatico a credere che sia successo.

Dopodiché, lo stress ha iniziato a farsi sentire per vari motivi e in varie modalità, culminando in un settembre semidepressivo... ma direi che posso ben accontentarmi!

Morale: Il fiore di loto nasce dal fango, e anche le stagioni peggiori portano doni preziosi.


Autunno
La stanchezza di un anno intenso, senza ferie e con poche entrate si è fatta sentire, con acciacchi che mi hanno ricordato la mia età, cafoni! Tra una visita e l'altra, l'umore è pian piano risalito, anche perché ho partecipato per la prima volta all'Inktober ed è stato bellissimo. È una sfida con se stessi, che consiste nel fare un disegno a china per ogni giorno di ottobre, da condividere poi su Instagram. Non credevo di riuscirci, invece... Disegnare è stata la terapia migliore, un divertimento condiviso con tanti illustratori di ogni parte del mondo.

E a proposito di condivisione, è stata anche la stagione del gruppo di lettura dedicato a La via dell'artista di Julia Cameron, organizzato da Valentina Troiani nella bellissima cartoleria Paperness. Quello della Cameron è un libro molto impegnativo, non sono riuscita a star dietro a tutte le riflessioni e gli esercizi che propone ma, almeno, stavolta l'ho terminato!

Morale: Creare qualcosa con le mani, solo per divertirsi, non è una perdita di tempo. È una necessità.

È stato un anno contraddittorio: partito in quarta, nella seconda metà ha iniziato ad arrancare e mi sono sentita illusa e delusa. Anche l'anno precedente, in autunno, avevo vissuto una crisi simile e mi ero rigenerata col disegno. Che sia una specie di ritmo fisiologico? Oggi, comunque, ringrazio per ciò che ho avuto nel mio quarantunesimo anno e invito i 42 a fare anche di meglio. Dàje!

La banda degli Ent di Natale


Oggi entriamo ufficialmente nell'inverno, le feste sono già iniziate, Natale è dietro l'angolo e anche la fine dell'anno si avvicina a grandi passi. È il momento giusto per lasciarsi travolgere da una... banda di Ent di Natale!

Per un anno intero ho tenuto nel computer le scansioni di queste dieci cartoline di auguri, che ho dipinto lo scorso autunno per l'Associazione Italiana Studi Tolkieniani. I destinatari sono stati altrettanti soci onorari, eminenti studiosi di Tolkien; nella remota possibilità che queste immagini potessere essere trovate on line, ho preferito non pubblicarle, per non rovinare la sorpresa a chi le avrebbe ricevute. Ognuna di esse è leggermente diversa dalle altre, ognuna ha preso il volo verso una diversa destinazione: la più vicina in Italia, la più lontana nel Maine, Stati Uniti.


Nell'opera tolkieniana gli Ent sono "i pastori degli alberi", spiriti protettori dei boschi, dalle fattezze vegetali. Molti anni fa avevo immaginato le avventure di un "Ent di Natale" (in compagnia di un elfo e un nano) e in questa occasione ho finalmente potuto tratteggiarne l'aspetto.

Aveva il fisico di un Uomo, quasi di un Troll,
alto però più di quattordici piedi, molto robusto, con una lunga testa,
e quasi senza collo. Sarebbe stato più difficile dire se ciò che lo ricopriva
fosse una specie di corteccia verde e grigia, o la sua stessa pelle. Comunque,
le braccia, a breve distanza dal tronco, non erano avvizzite, ma lisce e brune.
I grandi piedi avevano sette dita l'uno. La parte inferiore del lungo viso
era nascosta da una vigorosa barba grigia, folta, dalle radici grosse quasi
come ramoscelli e le punte fini e muscose. Ma sulle prime gli Hobbit notarono
soltanto gli occhi. Occhi profondi che li osservavano, lenti e solenni,
ma molto penetranti. Erano marrone, picchiettati di luci verdi.

Questa è la descrizione che Tolkien fa di Barbalbero, l'Ent per eccellenza, nel Signore degli Anelli. Per le mie cartoline cercavo un'immagine buffa, adeguata allo spirito delle feste, quando torniamo tutti un po' bambini. Così, i miei Ent sono più alberi che uomini, e chiaramente degli abeti.


I primi bozzetti, come sempre, sono pieni di linee, che danno agli Ent un'aria scarmigliata, alla Barbabarba. Ho fissato le cartoline sul fondo di un vecchio blocco da acquerello, tenendole ferme col nastro adesivo di carta, perché non si piegassero con l'acqua. Tutte e dieci non entravano nel cartone di supporto, quindi le ultime due le ho dipinte in un secondo momento.


Ripuliti i disegni, sono iniziati gli strati di colore! Qualche Ent è venuto più smilzo, qualcun altro più frondoso, ma tutti sorridono con una certa amichevole aria di famiglia.


Il momento più divertente è stato scegliere le decorazioni per ciascun abete, alternando e mischiando bastoncini di zucchero, biscotti, calze, campanelle, candeline, cuori, nastri, palline e, ovviamente, più stelline possibili. Alcuni Ent porgono delle candele, altri dei dolci, altri ancora salutano un pettirosso.


Mi sono davvero divertita nel creare questo piccolo drappello di Ent, che ha intrapreso la sua marcia non per abbattere Isengard, ma per portare tanti auguri. Auguri scritti a mano da Lorenzo, che si diletta di calligrafia con ottimi risultati. Per motivi di riservatezza, non ho fotografato il retro, con nomi e indirizzi, ma assicuro che l'effetto era proprio bello.

E adesso, con un entesco "Hrum, huum", non mi resta che augurare a tutti delle splendide feste, piene di risate, serenità ed entusiasmo per il futuro. Ci leggiamo nel 2018!

TANTI AUGURI!

Materiali utilizzati:
  • Cartoline acquerellabili Arches;
  • Acquerelli Winsor & Newton;
  • Pennelli tondi Winsor & Newton medio e piccolo, e Da Vinci n. 1, per i dettagli in acrilico;
  • Matite colorate Caran D'Ache Prismalo I Aquarelle;
  • Acrilico Maimeri Polycolor 018 - bianco di titanio;
  • Le basi: matita HB per i bozzetti, matita F per il definitivo, temperino, gomma e gommapane;
  • I dettagli che aiutano: pezzo di cartone e nastro adesivo di carta!

Weekend col Maestro

Da Casa del Tempo, di Roberto Innocenti

Disegnare s'impara tutti, ma bisogna disegnare sempre.

Navigando in Rete si scoprono cose utilissime, come ad esempio che esiste una giornata internazionale per quasi ogni cosa. Oggi per esempio, 27 aprile, è la giornata mondiale del disegno. Mi sembra il giorno giusto per ricordare il workshop che ho frequentato nell'autunno 2016, tenuto da Roberto Innocenti per la Scuola d'Illustrazione di Scandicci.


Due giorni passati con altri illustratori, circondati dai libri dipinti da Innocenti e insieme a lui, naturalmente. Uno dei più grandi illustratori al mondo che, come un prestigiatore, ha tirato fuori dalla sua valigetta disegni, boccette di colori, ex libris inediti. Lo abbiamo ascoltato raccontare quanta ricerca e quali suggestioni ci sono dietro ogni sua opera, da Cenerentola a Rosa bianca, da Pinocchio al Canto di Natale, fino allo Schiaccianoci, L'ultima spiaggia e Casa del Tempo, forse il mio preferito.


Abbiamo potuto vedere dal vivo l'impressionante precisione del suo lavoro, eseguito a matita su grandi fogli di carta da lucido, ricalcato e rifinito nei tanti minimi dettagli con linee pulitissime di matita dura, che poi vengono ricalcate su carta da acquerello tramite uno strumento dalla punta a sfera (chiedo venia, non ricordo come si chiami... ed è stata una questione molto dibattuta, durante il corso!). Ogni disegno viene quindi capovolto a specchio e tutto questo perché, in genere, Innocenti non ama vedere nella tavola finale nessun segno di matita. Usa l'acquerello anche per ripassare i contorni delle figure, ovviamente con un pennello sottilissimo. Se invece vuole divertirsi, ripassa il tratto a china e poi colora.


Come quasi tutte le persone davvero grandi, Innocenti è stato umile e amichevole. In aula lo guardavamo in silenzio, adoranti, per poi scherzare con lui in pausa pranzo, mangiando un panino in strada. Con la sua aria bonaria da nonno e la sua parlata fiorentina, ci ha accennato ai suoi esordi, al fatto di essere un autodidatta che da adolescente lavorava in acciaieria, al suo essere un illustratore che vive e dipinge in Italia, ma pubblica da sempre all'estero, soprattutto negli Stati Uniti e in Germania, dove ha illustrato la saga di Montalbano con uno stile insolito e un po' grottesco. Sembra incredibile ma i suoi libri, in Italia, vengono pubblicati acquistando i diritti dalla sua agenzia statunitense. E diciamolo, il fatto che Innocenti - Innocenti! - non sia stato mai direttamente prodotto in patria, lascia spazio a parecchie considerazioni editoriali.


Il Maestro è stato gentile e disponibile con tutti i partecipanti; ha avuto per ognuno un consiglio, un complimento, un incoraggiamento. Quando ha visto il mio disegno... «Oh, bellino! Davvero, va bene. Si vede che di già pubblichi. Pare l'inizio di una storia». Penso di non aver capito più nulla per i successivi dieci minuti. E già mi ero emozionata come una polla, perché il secondo giorno lui ricordava il mio nome!

Il disegno in questione era questo, mostrato a colori qui.

Per quanto riguarda il mestiere vero e proprio, i suoi consigli sono stati sia teorici, sia pratici.

Teoria
L'illustratore è più simile a uno scrittore o un fumettista, che a un pittore o un artista. Questo perché l'arte ormai trascende il disegno, la tecnica e spesso anche la resa comunicativa; conta solo l'idea. L'illustrazione invece si rivolge a un pubblico - quale esso sia - racconta qualcosa di preciso, viene riprodotta in copie e deve anche venderle. L'illustrazione, quindi, non è solo un bel pezzo unico da incorniciare. I mezzi sono gli stessi della pittura "alta", le finalità no.


Pratica
La tecnica prediletta da Innocenti è l'acquerello, tuttavia non disdegna di accompagnarlo alla china e sperimentare altre materie, come ad esempio gli acrilici. Per i quali consiglia di non usare mai tavolozze di plastica, a meno di non volerle buttare, e preferire vetro o ceramica. In ogni colore acrilico, Innocenti mette una goccia di glicerina, che ne rallenta il tempo di asciugatura, così li si può usare con più calma e senza sprechi. Quando una tavola ad acrilico è asciutta, può essere ripassata con l'acquerello, per aggiungere una delicata velatura di colore. Usato in questo modo, l'acquerello ha una buona resa, perché non viene assorbito dalla carta.


Marche preferite
  • Schmincke e Dr. Ph. Martin's per acquerelli e acrilici (ma la seconda marca è difficile da reperire);
  • Winsor & Newton per acquerelli e tempere;
  • Lefranc & Bourgeois per il fissativo spray, utile a lucidare e ravvivare la tempera.
Da quando la sua carta preferita non viene più prodotta, il Maestro non ne ha nessuna che lo convinca del tutto. La meno peggio, secondo lui, è la Arches, che però ha il difetto di bere troppo colore e rendere difficili le sfumature pulite che lui ama tanto.

Ricalco di un disegno con lo strumento misterioso.

Pensieri sparsi di Innocenti:
  • «La cosa importante non è come si disegna, ma il progetto»
  • «Il design non l'ho mai fatto, perché per me un letto è un letto, non una cosa strana»
  • «All'estero, i libri illustrati son per chi li vòle (non solo per bambini)!»
  • «In tutti i libri che faccio c'è una bambina, è l'Alice che ci porta dentro la storia»
  • «La prospettiva, o va fatta benissimo, o è meglio non farla»
  • «Disegnare s'impara tutti, ma bisogna disegnare sempre».

Un anno da quarantenne


Secondo l'astrologo Simon & the Stars, ognuno di noi ha un personale Capodanno: il giorno del compleanno. Finisce un anno, si entra in quello nuovo e, ogni tre mesi, si affronta un passaggio, un "cambio di stagione". L'idea è interessante e Simon, come sempre, ci prende parecchio. Ecco com'è andato il mio primo anno da quarantenne.

È stato anche il primo anno da consulente colore, professione che si è aggiunta all'illustrazione e alla sceneggiatura. Non è stato sempre facile e non ho raggiunto tutti i risultati personali e professionali che desideravo, ma non mi lamento. Ogni stagione ha portato qualcosa di bello e quasi in ognuna ho seguito un corso interessante.


Inverno
La stagione degli inizi.
Ho seguito i consigli delle ragazze della Rete al Femminile e ho aperto il mio account Instagram. All'inizio non pensavo che lo avrei portato avanti a lungo, invece... Continuo a preferire Pinterest ma scorrere Instagram è un'ottima alternativa, quando dimentico il libro da leggere in metro.
Sul finire dell'inverno, ho frequentato un corso sul progetto colore organizzato da Il Ladro di Fragole che fortunatamente mi ha fornito delle nozioni in più e ancor più fortunatamente ha confermato ciò che avevo imparato in vent'anni da autodidatta.
La vera novità è che la Befana mi ha portato le prime clienti per l'armocromia. Finalmente ho potuto mettere a frutto il kit professionale per l'analisi del colore e le bellissime schede progettate da Arianna! E non importa se avevo già analizzato quasi tutte le mie amiche dal 2000 in poi: quando ho accostato i drappi al viso della prima cliente, mi tremavano le gambe. Dopo, nonostante il riscontro molto positivo, ho avuto per giorni la terribile sensazione di aver sbagliato tutto. Pensavo che in seguito questa reazione sarebbe passata. Ah! Ansiosa e pure illusa!

Illustrazione preferita della stagione: La Benedizione del Grembo.


Primavera
La stagione creativa.
Grazie all'invito dell'Associazione Italiana Studi Tolkieniani, è stata la stagione delle mostre: a Roma, nell'abito della manifestazione AmArte, e a Nemi (RM), per Il Medioevo attraverso Tolkien. Avevo già affrontato questa prova l'anno prima, così ero meno terrorizzata dal disegnare in pubblico. Ma ho continuato a portarmi le pastiglie di Ansiosil nell'astuccio dei colori, non si sa mai.
Oh, e poi a primavera sono diventata madrina, con tanto di viaggio in Belgio per conoscere la piccola Felies. Che magari meritava una madrina più materna, ma tant'è. Questione di fortuna, Felies!

Illustrazione preferita della stagione: Buon compleanno, Anne Frank!


Estate
La stagione dell'uscire allo scoperto.
Ho seguito un corso di trucco, con tanto di attestato! Si è trattato di un seminario sul trucco minerale organizzato dalla bioprofumeria Il Posto Bio con la brava e simpaticissima Giulia Cova, truccatrice professionista e art director di Alkemilla. Avere a che fare seriamente con i "colori per il viso" è stato realizzare un piccolo sogno di ragazzina.
Questa è stata la stagione delle prime clienti a distanza: nonostante le mie remore, ho ceduto alle richieste e lanciato le consulenze colore online. Le ragazze che ho analizzato ne sono ancora contente, per fortuna! E una di loro mi ha attesa per mesi, prima di incontrarmi di persona a Parigi, dove l'òmo e io siamo andati in vacanza. Niente bagaglio a mano: avevo una settantina di drappi e trucchi vari da trasportare. Prendere il metrò da sola, orientarmi in percorsi sconosciuti con il kit nel trolley per un pomeriggio di lavoro all'estero è stata una sensazione davvero strana. Chi l'avrebbe mai detto, due anni fa?
E chi l'avrebbe detto che mi sarei fatta fare un servizio fotografico? Vedermi in foto mi fa l'effetto dell'aglio sui vampiri. Arianna, smesse i panni da grafica e indossati quelli da fotografa, è stata molto paziente. E brava, ma questa non è una novità, come si può notare dalla sua pagina AB something.

Illustrazione preferita della stagione: Rheagar Targaryen.


Autunno
La stagione del ritorno.
Per buona parte dell'autunno, non ho avuto molto lavoro ad eccezione dei pezzi che scrivo per i giornali per bambini. Naturalmente mi sono demoralizzata e ho pensato di aver sbagliato tutto, perché l'ansia è uno stile di vita e io lo porto avanti con dedizione!
Per risollevarmi, sono tornata con più consapevolezza a ciò che mi rende felice, ovvero disegnare. Ed ecco che, "per caso", ho letto di un seminario organizzato dalla Scuola d'illustrazione di Scandicci con il grandissimo Roberto Innocenti. E anche se l'idea di andarci mi ha fatta vergognare parecchio, con la spinta di òmo e sorella ho fatto per due giorni la pendolare tra Roma e Firenze. Ogni minuto passato col Maestro e gli altri partecipanti ha ripagato ampiamente le alzatacce mattutine e i treni del rientro sempre in ritardo.
E poi, la gioia: la fine dell'autunno e l'inizio dell'inverno mi hanno portato un lavoro insolito e graditissimo, come decoratrice di confezioni natalizie per Jo Malone, che tra l'altro è uno tre marchi che preferisco, in materia di profumi. Settimane passate di giorno a scrivere Sissi o in giro per impegni familiari e burocratici, e di notte a dipingere scatole di cartone, con in sottofondo le tre serie di Boris e un paio di film a tenermi compagnia, fino alle 3, le 4:30. Disegnando non sentivo la stanchezza, ma al mattino... Ho messo più che mai a frutto le nozioni del corso di trucco!

Illustrazione preferita della stagione: La bambina lupo, ancora da finire.


Come se non bastasse, durante quest'anno sono andata più volte a Radio2, con le mie amiche Arianna e Manuela, per assistere al Ruggito del Coniglio, di cui sono un'ascoltatrice da sempre. Roar!
E ora, dài, 41... stupitemi!

La Benedizione del Grembo


Che cos'è la Benedizione del Grembo?
Si tratta di una meditazione collettiva proposta periodicamente e su scala mondiale dalla formatrice Miranda Gray, con l'intenzione di armonizzare le energie femminili.
Non avrei mai detto che mi sarebbe piaciuto partecipare a un'iniziativa del genere perché, pur essendo una persona spirituale, sono molto razionale e tendenzialmente scettica. Se non vedo, sento o percepisco, non credo. Questo è stato uno di quei casi in cui l'esperienza è stata forte, mi ha dato un senso di benessere inatteso e sorprendente, tanto da convincermi a continuare. E questa illustrazione nasce proprio dopo una delle Benedizioni Mondiali del Grembo.


Come ho raccontato qui, per molti anni la mia attività di illustratrice è stata relegata ai ritagli di tempo, quando mi capitava di ricevere una commissione o voler partecipare a un concorso. Avevo perso l'abitudine di disegnare solo per il piacere il farlo.
Mesi fa, avevo appena concluso la visualizzazione della Benedizione Mondiale del Grembo, quando l'immagine che mi si era faticosamente formata nella testa (sono scarsa in visualizzazione, sarà per questo che non sono stata ammessa a Hogwarts) è rimasta lì, insistente. Se fossi stata Alice nel Paese delle Meraviglie, avrei potuto leggere chiaramente la didascalia: "Disegnami".


E allora, infischiandomene per una volta degli altri impegni (che sono sempre più urgenti di ciò che serve "solo" a noi stessi), ho iniziato a disegnare ciò che avevo visto. Il disegno a matita è venuto così, di getto, come anche l'idea di usare, per il primo strato di colore, un vecchio pennello da cipria, troppo scadente per il viso ma interessante da usare su carta.
Con quelle setole così fitte, ha aspirato un'intera vaschetta d'acqua colorata e, in un batter d'occhio, ha coperto tutta la superficie del foglio. In questa fase, ho cercato di concentrare il blu intorno alla figura umana, per non colorare troppo le tre sfere luminose, corrispondenti alla luna piena, al chakra del cuore e a quello della radice.

Il lupo-umarell controlla come procede il lavoro.

Il colore steso col pennellone ci ha messo un bel po' ad asciugarsi del tutto; era fine febbraio e il clima non aiutava. Così, ho proseguito nell'illustrazione poco per volta, quando potevo, quando sentivo il bisogno di concedermi anche solo cinque minuti di colore. In fondo, non avevo nessuna fretta.


L'acquerello può essere una tecnica immediata o molto lenta, quasi meditativa.
Quale sia il mio approccio... forse è facile intuirlo. Ho più DNA in comune coi bradipi, che con gli scimpanzé.
A un certo punto, la carta non ne ha potuto più di strati di colore: ha iniziato a fare le macchie e quasi a macerarsi. Forse non era un granché. Ma è stato utile anche questo, per dire a un certo punto: basta così.
Ho riposto gli acquerelli e preso le matite colorate, per definire i contorni e completare i piccoli dettagli con precisione. Qualche tocco di acrilico bianco è servito a illuminare i frutti rossi, nati dal grembo della donna, e il mare e il cielo che ha dentro.


Per saperne di più sulla Benedizione Mondiale del Grembo, si può leggere questo link o rivolgersi a una Moon Mother, come Ilaria Ruggeri.

Materiali utilizzati:
  • Carta sconosciuta. Uno dei diversi fogli sciolti che conservo in una cartellina;
  • Acquerelli Winsor & Newton;
  • Pennelli tondi Winsor & Newton medio e piccolo, e Da Vinci n. 8 e n. 1, per i dettagli in acrilico;
  • Matite colorate extra-morbide: Karisma Colour Pencils;
  • Matite colorate dure: Caran D'Ache Prismalo I Aquarelle;
  • Acrilico Maimeri Polycolor 018 - bianco di titanio;
  • Le basi: matita HB, temperino, gomma e gommapane;
  • Tocco di classe: vecchio pennello da cipria.

Il principe di Rocca del Drago


Un giorno, il principe Rhaegar trovò in una pergamena qualcosa
che cambiò la sua vita. Nessuno sa cosa, con esattezza, ma, una mattina,
il ragazzo apparve all’improvviso nel cortile degli addestramenti
mentre i cavalieri indossavano le armature. Si presentò a ser Willem Darry,
maestro d’armi della Fortezza Rossa, e disse: “Ho bisogno
di un’armatura e di una spada. Sembra che io debba diventare un guerriero”.


In cerca d'ispirazione e di arpe celtiche.

Ecco un disegno fatto su richiesta, una richiesta al volo, alla fine di una manifestazione. Rhaegar Targaryen è un personaggio continuamente evocato nelle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R.R. Martin, che deve averlo costruito per creare il principe perfetto. Quasi fiabesco, se non fosse per la brutta fine, tipica delle creature martiniane.
Per immaginarlo, sono partita dall'ombra del drago, l'animale simbolo della casata Targaryen. E visto che, prima di diventare un guerriero, Rhaegar era uno studioso e un musicista, ho pensato di ritrarlo in una posa pensierosa, con la sua arpa in una mano e la spada nell'altra. Stavo proprio lavorando su di lui, mentre mi facevano le foto per il blog!


Per questo disegno ho usato le matite colorate. Il che significa: matita HB per il bozzetto, pastello abbastanza duro per i contorni e pastelli morbidi per la colorazione. E Google Immagini davanti agli occhi, per studiare le forme delle piccole arpe, prendere spunti per le armature (quella che ho disegnato è un mix fra l'armatura romana e le armature medievali) e cercare ispirazione nella bellezza perfetta e malinconica del giovane Paul Newman. Se si sogna, meglio farlo in grande.


La fase di lavorazione che mi è piaciuta di più è stato il tracciare i contorni definitivi. Non sempre mi capita di realizzare un tratto così morbido e confesso di essermi un po' innamorata del disegno proprio quando era in questo stadio. Tanto che, colorandolo, ho avuto la brutta sensazione di rovinarlo.

Colonna sonora? Il Trono di Spade,
ovviamente. Meravigliosa!

Non è stata solo una sensazione, all'inizio.
Ho avuto la malaugurata idea di scegliere delle matite che non utilizzavo da tempo, che hanno delle sfumature splendide e una mina morbidissima. Troppo morbida. Il risultato iniziale è stato quindi una colorazione a macchie, come quella dei pastelli a cera o a olio. Addio, tratti fluidi!
Che fare? Ho ripassato i pastelli extra-morbidi con altri dalla mina morbida e dura e i contorni con un pennarello a punta fine color ocra, quasi sanguigno. Del resto, il motto Targaryen è "fuoco e sangue"...

Per i piccoli dettagli, come mio solito, ho usato materiali poco nobili ma funzionali: penna biro rossa e bianchetto. Et voilà, il Principe di Rocca del Drago è servito. Il ragazzo che me l'aveva commissionato è stato contento e io con lui!


Materiali utilizzati:
  • Carta schizzi Ursus da 120 g;
  • Matite colorate extra-morbide: Karisma Colour Pencils;
  • Matite colorate morbide: Faber-Castell Colour Grip;
  • Matite colorate dure: Caran D'Ache Prismalo I Aquarelle e Fila Giotto naturale;
  • Pennarello: Faber-Castell PITT artist pen S;
  • Le basi: matita HB, temperino, gomma e gommapane;
  • Tocco di classe: Bic rossa e bianchetto!

Un acquerello per Anne Frank


Qualche tempo fa, mi ha fatto piacere ricevere l’invito dell’associazione “Un ponte per Anne Frank” a partecipare all'iniziativa “Buon compleanno, Anne!”. Non conoscevo quest’associazione di Livorno ma, visitando il sito, è facile apprezzarne l'impegno nel preservare la memoria storica dell’Olocausto, rivolgendosi in particolare alle scuole.

Il 12 giugno sarebbe stato il compleanno di Anna Frank, una ragazzina come tante, vivace e intelligente, che per i suoi tredici anni ricevette in dono un diario, rilegato in stoffa tartan bianca e rossa. Scrivendo su quelle pagine, Anne si rivolse a un’amica immaginaria di nome Kitty, credendo che i suoi sfoghi e i suoi pensieri non sarebbero mai stati letti da nessuno.

Per resistere alla tristezza,
ho dipinto con Pane e tulipani in sottofondo.

La storia è nota: a seguito delle leggi razziali e, soprattutto, della convocazione della sorella sedicenne Margot in un campo di lavoro, la famiglia Frank si nascose nel rifugio che il padre Otto stava preparando da tempo, nascosto nei locali della ditta che dirigeva. I Frank divisero l’angusto appartamento con la famiglia van Pels e poi con il dottor Pfeffer, sostenuti materialmente e psicologicamente da alcuni impiegati del signor Frank.

Durante i due anni di clandestinità, Anna venne a sapere che, a guerra finita, i diari e le lettere dei privati cittadini sarebbero stati pubblicati per testimoniare le sofferenze della popolazione sotto l’occupazione nazista. Per la prima volta, la ragazza vide nel suo diario non solo un conforto personale, ma la possibilità di condividere la sua esperienza, così iniziò a correggerlo in una forma più appropriata, nascondendo i nomi degli abitanti del rifugio sotto degli pseudonimi.

Come si sa, qualcuno denunciò alla Gestapo gli ebrei nascosti; solo Otto Frank tornò dal lager, scoprendo che le sue figlie erano state trasferite da Auschwitz a Bergen-Belsen, dov'erano morte di tifo poco prima della fine della guerra. Il diario di Anna, salvato da una delle impiegate, fu restituito a Otto che lo fece pubblicare. Ancora oggi viene letto nelle scuole, dai coetanei di Anna.

Finestra coperta, prima dello strato di grigio.

Per chi guarda un'illustrazione conta - giustamente - il risultato finale; al limite, anche il processo di lavorazione. Per chi la esegue, invece, la parte più lunga ed emotivamente impegnativa è la ricerca. Sono passati decenni da quando ho letto a scuola il Diario di Anna Frank; tornare a occuparmene, saltare di link in link alla (ri)scoperta delle vicende degli inquilini del rifugio e dei loro amici, ha reso questa tavola un momento prezioso e doloroso.

Ho scelto di non disegnare il ritratto di questa giovane scrittrice, bensì il soffocante rifugio segreto e il minimo panorama che, con molta cautela, Anna poteva sbirciare dalla finestra della soffitta; in particolare, un albero di ippocastano. Per rendere meglio il contrasto tra il buio della soffitta e la luce del mondo esterno, ho schermato la finestra in cui appare l’albero con dello scotch di carta, prima di inondare il resto della tavola di uno strato non troppo omogeno di grigio.

All’iniziativa “Buon compleanno, Anne!” hanno partecipato persone di paesi, età e competenze diverse, ognuna con un personale omaggio a questa ragazza sensibile e profonda. Quelli che preferisco sono i contribuiti della ricamatrice Francesca Allegro e della truccatrice Tal Peleg che, secondo il suo stile, ha ritratto Anne sulla propria palpebra.


Voi che ricordi avete del Diario di Anna Frank? C’è un passaggio o un personaggio che vi hanno colpiti in particolare? Se vi va, scrivetemelo nei commenti. Io ho scelto questa frase:

Non penso a tutta la miseria, ma alla bellezza che rimane ancora.

Una copertina (e due draghi) per Shamrock


Qualche mese fa, nella Svizzera italiana, è uscito il romanzo Shamrock. L'autrice, Veronica Todaro, è una ragazza dolce e determinata, che affronta le difficoltà con una sorta di pacata testardaggine. Lavora, vive da sola, viaggia all'estero, ha tanti amici e una famiglia che la sostiene fin da bambina, da quando, per camminare, deve fare affidamento sulle stampelle o sulla sedia a rotelle.

Più di tutto, Veronica ama leggere e scrivere, in particolare ama l'universo fantastico ed epico, dalle leggende arturiane ai libri di Tolkien. Nel corso degli anni, ha inventato il suo mondo magico, ispirato all'Irlanda e alle sue leggende. Anch'io amo il ciclo arturiano e i romanzi di Tolkien, un pochino meno invece il fantasy classico; così, quando Veronica mi ha chiesto di dipingere la copertina di Shamrock, le ho chiesto se fosse proprio sicura di volere me. Era sicura.

Il desktop del mio computer, invaso dal materiale di Veronica!

Lavorare con lei è stato molto piacevole: mi ha fornito tanto materiale per poter entrare nel regno di Shamrock e conoscere i protagonisti di quest'avventura piena di magia. Mi ha mandato un utilissimo schema con la descrizione dei personaggi, immagini di riferimento, la mappa precedentemente illustrata da Debora Torriani... Cosa chiedere di più?


Sono partita dall'impostazione della copertina come un'illustrazione unica. In prima, l'arco di pietra che si trova all'ingresso del monastero di Glendalough, in Irlanda, eletto da Veronica come il portale da cui si accede a Shamrock. In quarta, invece, le silhouette dei ragazzi protagonisti dell'avventura.

Poi sono passata all'illustrazione interna, inizialmente prevista su due pagine, che doveva sancire il passaggio dalla prima parte del romanzo, nella quale i protagonisti scoprono i loro poteri e vengono addestrati nel padroneggiarli, e la seconda parte, in cui la lotta per la liberazione di Shamrock entra nel vivo. Inizialmente, con Veronica avevamo pensata a una scena dell'addestramento nel bosco... ma cosa c'è di più fantastico di un volo a dorso di drago? La storia infinita insegna.


I bozzetti erano uno a matita, l'altro a colori, ma... ops! L'illustrazione centrale doveva essere in bianco e nero! Nessun problema, Veronica, con una penna a china posso produrmi in un delirio di linee e puntini che sono una festa per le mie tendenze nevrotiche.

Si comincia a ripassare con la china...
...E a un certo punto bisogna dire "basta"!

La copertina ad acquerello, ça va sans dire, titolo compreso: scolpito nella pietra, secondo lo stile che Debora Torriani aveva dato al nome di Shamrock, nella mappa interna al libro. E poi l'arco, i ragazzi, i gatti (indispensabili, quando c'è in ballo la magia!), il simbolo di Shamrock e... i draghi. Questa foto della lavorazione può dare una vaga idea di quanti strati di colore occorrano per arrivare al risultato finale; anche in questo senso c'è il rischio di farsi prendere la mano e sviluppare una sorta di compulsione, come per le linee a china e le stelline su un cielo notturno.

Il primo strato
Pian piano, prende forma

Come si può notare, una dei protagonisti in copertina è in sedia a rotelle, e il libro non sorvola affatto sulle sue difficoltà di muoversi autonomamente, nonostante Lara (come i suoi compagni Azzurra, Viola, Aidan, Gwénaël e Tristan) scopra di possedere dei poteri straordinari. Shamrock affronta il tema della disabilità soprattutto in modo concreto: parte del ricavato delle vendite è destinato infatti a sostenere la Fondazione Romulus, che offre supporto a persone afflitte da disabilità gravi e da malattie croniche. Sul sito che le Edizioni Romulus hanno dedicato al romanzo, si possono trovare tutte le informazioni per acquistare il libro. Buona lettura!