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Colori che coccolano

Lydia Wang per Pixabay
Hai presente quando cammini per strada e un odore particolare ti fa sorridere? Inspiri più a fondo, ti bei per un attimo della sensazione e, magari, accogli un ricordo. Può essere il profumo del pane che viene da un forno ed evoca la casa dei nonni; per alcuni è l'odore della benzina, a suscitare uno strano piacere che sa di vacanze. A me capita quando in autunno sento l'odore dei primi caminetti accesi: torno subito all'aria pungente, alle strade e alle case di pietra del paese di mia nonna, quando andavamo da lei per Natale. Oppure all'inizio dell'estate, quando mi arriva il profumo dei fiori di tiglio di giorno o di quelli del pitosforo la sera, piante che bordano ancora le strade che percorrevo da ragazzina, uscendo dal liceo o tornando a casa dalla palestra.
Anche se la vista è un senso meno "selvatico" e primordiale dell'olfatto, lo stesso meccanismo accade con i colori. Ci sono sfumature che, anche se non sappiamo perché, ci danno quel piccolo piacere, quella carezza visiva che è solo per noi, perché è il nostro inconscio a collegarle a ricordi e sensazioni felici. Sfumature che si possono trovare con il test RAH Colours, l'analisi del colore innovativa creata da Raluca Andreea Hartea.

Qui ti mostro uno dei miei maglioni preferiti, che porto soprattutto in casa perché è caldissimo, ideale quando in inverno sto seduta per ore al computer. Non è di buona qualità, anzi. È stato un acquisto d'impulso, mi ha conquistata con la sua morbidezza e soprattutto col suo colore, una sfumatura tra il salvia e il verderame che mi attrae e mi rasserena in modo incredibile. Nonostante ciò, sono stata sorpresa di ritrovare quella nuance nella mia palette RAH Colours. Non so con certezza a quale ricordo sia connesso - ho delle ipotesi - ma è una sfumatura che mi fa stare bene. Secondo l'armocromia, a livello di temperatura non è malaccio per me ma è un po' troppo delicato e desaturato, per i miei colori e i miei contrasti naturali, che sono piuttosto intensi. Il risultato è che questo maglione mi fa apparire un po' "moscia".
Significa che debba rinunciarvi? Certo che no. Stare "in palette", come si dice oggi, è molto gratificante ma non obbligatorio. Le nostre sensazioni ed emozioni valgono almeno quanto la nostra esteriorità quindi, se amiamo un colore che non fa parte della nostra stagione armocromatica, il mio consiglio è: usiamolo lo stesso! La vita è troppo breve e complicata per forzarci dentro abiti, ruoli e colori che non ci rispecchiano. E il colore è anche emozione.

Ciò non toglie che l'armocromia sia preziosa, e può aiutarci anche a usare con più consapevolezza sfumature non proprio ideali, o del tutto disarmoniche con noi. Ricordiamo che l'armocromia ha il compito d'illuminare il viso, quindi possiamo scegliere d'indossare colori non armonici nella parte inferiore del corpo (scarpe, pantaloni, gonne) oppure su accessori come borse e zaini. Altrimenti, possiamo accostare le sfumature che amiamo, ma che esulano dalla nostra palette, a quelle più donanti. Il risultato può essere un bel tocco di personalità in più. Per esempio: una persona dai colori freddi che però ama i colori caldi potrebbe valutare di accostare un bel nocciola dorato al turchese, oppure un color terracotta al blu. Più banalmente, infine, possiamo compensare l'effetto disarmonico con il trucco.
Per avvicinare il mio maglione "color muffa" ai miei contrasti naturali, lo indosso con una collana nera, oppure con una maglia scura che spunta sotto la scollatura. Qui ho anche giocato con un trucco un po' dark. Ma in realtà, il più delle volte, mi limito a non seguire la palette esteriore, bensì quella interiore. Si può fare, parola di consulente! Come dico spesso alla mia clientela, nessuna polizia armocromatica verrà a multarci perché non siamo "in palette".

E tu, hai delle sfumature che ti coccolano nello spirito? Se vuoi, scrivimele qui e dimmi a quale palette stagionale appartieni; ti suggerirò degli abbinamenti per unire i tuoi colori esteriori con quelli interiori!


P.s.: Non conosci né la tua palette armocromatica, né i tuoi colori felici? Ma rimediamo subito, che problema c'è? Scrivimi a simona.calavetta@gmail.com per prenotare la tua analisi!

Che colori hanno i ricordi?

Le sensazioni sono potenti.
D'estate, mi piace usare una precisa crema-gel per il viso; è ottima, ma non è l'unica crema che va bene per la mia pelle. Mi piace in modo particolare, perché il suo profumo mi ricorda quello del bagnoschiuma che trovavamo ad attenderci a casa di mia nonna, quando tornavamo dal mare. Questa piccola caratteristica basta a farmi sorridere la mattina, mentre mi spalmo la crema sul viso, perché la sensazione si aggancia a un bel ricordo.

Foto di Free-Photos per Pixabay

Con quanta intensità ricordiamo certi dettagli che ci riportano all'infanzia? Tra gli odori posso citare quelli della Coccoina, dei pastelli a cera, il profumo dei caminetti accesi che si diffonde nell'aria pungente. Tra i suoni, il ticchettio della macchina da scrivere, La Moldava di Smetana e il leggero gracchiare delle matite mentre le si tempera. Tra le sensazioni tattili, c'è quella del Vinavil che si stacca dalle dita, il calore dei teli di spugna quando finalmente mi decidevo a uscire dal mare oppure quello dei sedili della macchina arroventati dal caldo estivo (ed è subito nostalgia di quando ci si stendeva a dormire sul sedile posteriore, come racconta magistralmente questa striscia dei Peanuts).


Per andare su aneddoti alti, il momento più celebre di Alla ricerca del tempo perduto è quello in cui Marcel Proust descrive il suo repentino cambio di umore, da apatico e triste a sorpreso e felice, nel momento in cui, sovrappensiero, riconosce un sapore d'infanzia, la famosa madeleine inzuppata nel tè.

Un sapore, un odore, una superficie, un suono, possono risvegliare una serie di ricordi apparentemente dimenticati, farci stare meglio o peggio. E perché quindi un colore, che noi elaboriamo in ugual modo attraverso i sensi, non dovrebbe avere lo stesso potere?

Foto di CoralineHausenblas per Pixabay

Sensazioni che agganciano ricordi, ricordi che scatenano emozioni; dall'arte e dalle neuroscienze parte la ricerca di Raluca Andreea Hartea, creatrice di RAH Colours, una consulenza colore rivoluzionaria, basata sulle associazioni tra sfumature ed emozioni. E attenzione, si tratta di associazioni del tutto personali, perché hanno come leva le memorie più o meno consapevoli che ognuno di noi ha e che sono radicate soprattutto nella prima infanzia e nella giovinezza.

Lo scopo è trovare - o ritrovare - le nuance che comunicano direttamente col nostro inconscio e ci danno sensazioni di benessere, per poterle usare con cognizione di causa nei nostri spazi.

Qualche anno fa, ho conosciuto Andreea e il suo lavoro, e ho saputo che volevo farlo anch'io. Come sua cliente, ho sperimentato gli effetti del metodo RAH in un modo che mi ha sorpresa, perché un conto è sapere che il colore è energia, un altro è sentire il corpo che risponde alle vibrazioni cromatiche.

Ho ricevuto la mia palette dei ricordi felici e ci ho ritrovato il verde oliva della Fiat 127 che ha scarrozzato la mia famiglia per più di vent'anni, l'acqua ora trasparente e ora turchese del mare della Sicilia e della Sardegna, le sfumature del bosco del poster murale che era in camera da letto fino alla mia adolescenza, l'azzurro degli occhi del gatto di nonna, il rosa della coniglietta di pezza mia sorella e del latte detergente che usava mia madre.


Come sua corsista, ho preso tanti appunti quanti non mi capitava dai tempi dell'università, con l'eccitazione che danno solo le materie che aprono la mente verso nuove strade. Ed ecco, in questa nuova strada mi sono incamminata anch'io, col grande piacere di poter a mia volta aiutare te che leggi a scoprire e usare i colori dei tuoi ricordi felici.

Non solo: unendo l'oggettività dell'armocromia alla soggettività del metodo RAH Colours, è possibile individuare i colori che non solo ti illuminano esteticamente, ma ti coccolano anche a livello emotivo. Un mix stupendo, non credi?

Se vuoi saperne di più o prenotare un appuntamento, scrivimi a simona.calavetta@gmail.com, sarò felice di risponderti.

Un altro giro di ruota

Pontivy, la sintesi di quest'anno: dopo un posto brutto, ci si imbatte nella meraviglia.

Lo so, lo so, l'ho fatto nuovo.
Ho lasciato che la polvere di mesi si depositasse su questo blog, dove a un certo punto hanno smesso di rotolare anche i cespugli secchi di sàlsola (eh sì, ho saputo che si chiamano così!). Se è per questo, però, ho fatto di nuovo anche il post di compleanno, questo qui medesimo. Non vedevi l’ora, vero?

Eccomi a tirare le somme del 2018, per mio personale promemoria e, spero, per invitare anche te a stilare un bilancio dell’anno passato. Non temere: sono sicura che te la sei cavata meglio di quanto tu non creda. Il più delle volte siamo i peggiori giudici di noi stessi.
Per me è stato l’anno della condivisione, ho conosciuto tante belle persone, le associazioni di cui faccio parte sono cresciute moltissimo e io ho cercato di dare il mio contributo. È stato anche l’anno degli incoraggiamenti ad andare avanti, dati e ricevuti, nonché delle mie prime apparizioni in video, cosa che non avrei mai pensato di fare.

Va ora in onda l'armocromia!

Inverno
Il 2018 è cominciato all’insegna dell’illustrazione, tra un character design e una serie di acquerelli sui quali mi sono impegnata molto, soprattuto nella ricerca dei luoghi in cui è ambientata la storia. Non posso mostrarti nulla fino a che non sarà pubblicata, perciò incrocia le dita per me e per Valentina Coccia, che è l’autrice!

A gennaio c’è stato il Mansardina Day, l’incontro dal vivo delle iscritte ai Mercoledì della Mansardina, il gruppo di Gioia Gottini. Grazie a questa riunione ho conosciuto persone eccezionali, con alcune delle quali sono nate anche delle collaborazioni. A proposito, tra poco ci sarà il secondo Mansardina Day, se sei anche tu nel gruppo ci vediamo lì!

Il momento clou dell’inverno è stato quando mi sono sorpresa ad accettare l’invito a parlare di armocromia in radio. Io! Non so come ho fatto a non impappinarmi, giuro. Ed è stato solo l’inizio: nei mesi successivi, ho messo alla prova la mia timidezza mostrandomi un po’ di più in foto e non solo, grazie a qualche storia su Instagram e a un paio di video-verbali per la Rete al Femminile di Roma. Certo, la disinvoltura vera deve ancora arrivare, ma mi dicono che la fingo abbastanza bene.

Yoda mi accompagna in ogni avventura, atteso come una star!

Primavera
Dopo undici mesi, si è conclusa la rubrica settimanale #lunedìacolori che ho tenuto sulla pagina Facebook. Sono contenta che sia stata apprezzata, fa sempre piacere condividere le proprie passioni! In questa stagione di fioritura, sono sbocciate nuove analisi armocromatiche e nuove illustrazioni fantasy estemporanee, fatte durante il Tolkien Day e l’edizione primaverile di Romics. Direi che sul disegnare in pubblico ho imparato a tenere a bada l’imbarazzo.

La scelta migliore della primavera è stata quella di andare a Milano per il corso Colore - Estetica e Benessere, tenuto da Elisa Bonandini e Raluca Andreea Hartea. È stato affascinante scoprire l’innovativo approccio di Andreea, che individua i colori legati ai ricordi felici. Ed è stata una gioia conoscere Elisa, che mi ha restituito fiducia nel fatto che essere in qualche modo colleghe non significhi per forza sentirsi concorrenti. Da tempo non uscivo così felice da un corso, c’è chi non ne può più di sentirmene parlare!

Potevo andare in Bretagna senza omaggiare la Tomba di Merlino?

Estate
Per il terzo anno di fila, ho notato che le mie energie iniziano a scemare in estate, quando arriva il caldo. Così, a parte la routine consolidata (redazione, riunioni associative, vita privata) questa è stata essenzialmente la stagione di... un quadro. Un quadro commissionato dalla mia amica Rosanna per due novelli sposi, con due carte dei Tarocchi come soggetti. È stato molto bello dipingerlo, gli dedicherò un post a parte.

Ma è stata soprattutto la stagione delle vacanze perché, a differenza dell’anno ancora precedente, con Lorenzo siamo riusciti a staccare la spina e abbiamo accettato la proposta dei nostri amici Arianna e Luca di bighellonare per dieci giorni in Bretagna. Posti simili mettono a dura prova il mio organismo, ma devo dire che la bellezza dei luoghi fa perdonare la fastidiosa onnipresenza del burro!

Che emozione, le mie corsiste! Foto di Cinzia Metta

Autunno
Se d’estate ho un calo di energie, in autunno passo dal desiderio di letargo alla crisi esistenziale più nera, da cui riescono a scuotermi solo le prime luci di Natale. Non mi sono fatta cogliere impreparata: un mix d’integratori e via, crisi o non crisi, a passare dalle analisi del colore a Fantastika e Romics, dal Freelancecamp all’Inktober, dal primo Open Day della Rete al Femminile romana a un nuovo acquerello natalizio per l’Associazione Italiana Studi Tolkieniani, per finire la corsa con Lavorare a colori, il primo seminario tenuto da me, per le socie della Rete.

È stato un altro anno ricco e molto intenso. Non ci ho trovato nulla della parola che avevo individuato per il 2018, che era armonia (se non sai cosa sia la "parola dell’anno", ti segnalo questo link) anzi, è stato un continuo di alti e bassi - molto bassi - tipo montagne russe. Per quanto cerchi di trovare il lato positivo o almeno costruttivo in ogni situazione, per quanto preferisca parlare di ciò che è andato bene anziché di ciò che mi ha deluso, non voglio fingere che sia stato tutto rose e fiori.

Lavorare in proprio e con le proprie passioni può abbattere moltissimo, perché la dimensione lavorativa è strettamente legata alle nostre emozioni profonde. Se il lavoro non va come si sperava, tutto inizia a scricchiolare; e se poi ci sono problemi e preoccupazioni extra-lavoro, il rischio di crollo è alto.

Vado? - Vadi, vadi! Foto di Arianna Berti

Per questo sono doppiamente grata a quelle persone - intime o perfette estranee - che mi hanno sorpresa con un gesto gratuito di stima, che sono venute a dirmi: “Ma tu sei Simona? Ti seguo sempre online!” (e io a bocca aperta come una carpa, a non sapere cosa rispondere!), che mi hanno dato fiducia laddove ero io a essere sfiduciata. Spero di aver restituito a mia volta quanto ho ricevuto.

Intanto ringrazio tutti costoro che, spesso senza saperlo, mi hanno aiutata a procedere su una strada lenta, accidentata e in salita. Ringrazio anche chi mi ha invitata a tornare indietro, perché mi ha fatto capire quanto io invece ci tenga al percorso fatto. Vado a vedere cosa c’è un po’ più avanti, poi decido. Buon anno!

Punto sul 42

Esposta al MACRO, come un'istallazione.

Il giorno in cui sono entrata negli "anta", ho scritto di getto e pubblicato il bilancio dell'anno che avevo trascorso. Non avevo un motivo particolare per farlo ma mi è stato utile per uscire un po' allo scoperto (è tanto più facile scrivere di illustrazione e armocromia!) e perché rileggerlo a distanza di uno o due anni riserva piacevoli sorprese, come quando ci si volta a guardare la strada percorsa e ci si stupisce di aver camminato tanto. Perciò, questo è il giorno dell'anno in cui chi segue il blog ha il dubbio privilegio di farsi un po' di affari miei. Che fortuna!


Inverno
L'anno scorso è iniziato con le analisi del colore, le prime ad avere le schede clienti rinnovate e ampliate, più belle e più chiare da consultare, sempre su progetto grafico di Arianna Berti. Perché quelle vecchie erano già molto carine, ma si può sempre fare di meglio!

Per quanto riguarda il disegno, ho illustrato Scrivere in Tengwar, manuale dal formato piccolo e innovativo, pubblicato dall'Associazione Italiana Studi Tolkieniani con Polini Editore. Sono stata molto contenta d'illustrare un'altra opera dedicata a Tolkien ma, forse per ansia da prestazione, i primi disegni mi sono usciti rigidi, sgraziati, bruttini. Frustrazione, delusione, sconforto! Che fare? Ci si calma, si chiede scusa e si rifà, senza patemi.

Morale: Errare è umano e io, umanamente, errai.

A distanza di un anno sto illustrando un progetto di libro e, lavorandoci, mi sono resa conto che la data di consegna ipotizzata va spostata di un mese. Frustrazione, delusione, sconforto! Che fare? Ci si calma, si chiede scusa e si va avanti. Oh, il tipo dei corsi e ricorsi storici ci aveva preso.

Con Michela alla Fiera di Bologna

Primavera
L'anno scorso la primavera è fiorita in modo sfacciato.
Ho partecipato al Tolkien Day organizzato al MACRO di Via Nizza, qui a Roma; insieme a me c'era Andrea Piparo ed entrambi abbiamo vissuto l'ebbrezza di essere intervistati in pubblico. Dopo anni, sono tornata alla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna, grazie anche al supporto di Michela Burzo. E dopo Bologna, Milano! Ospitata da cari amici, ho partecipato al corso della superguru Giada Carta sul marketing, materia di cui ero proprio a digiuno. Neanche il tempo di disfare la borsa, e via a decorare le confezioni dei profumi Jo Malone, in occasione del lancio di una raffinata linea a base di tè. E dopo le confezioni, un altro libro da illustrare: I numeri in tengwar, secondo manualetto dell'AIST. E dopo il libro, il corso di stile e comunicazione di Anna Turcato e il Freelancecamp. Forse dimentico pure qualcosa. Non so come abbia fatto a portare avanti i lavori di redazione, gli impegni familiari e quel minimo di vita sociale, ma è stata una stagione notevole!

Morale: Quando pensi di non farcela, il più delle volte ce la fai.


Estate
La stagione che odio, e l'anno scorso è stata terribile. Però, ha portato due progetti a cui tengo molto e una sorpresa.
Il primo progetto riguarda l'armocromia. È stato il mio secondo anno da consulente colore e ho capito che in quest'ambito, dominato dal connubio di teoria del colore e moda, volevo ricavarmi una nicchia diversa, dove l'armocromia si sposa ai significati psicologici del colore. Sono questi che mi affascinano in particolar modo e che continuo ad approfondire da più di vent'anni, perciò ho ideato l'analisi del colore interiore. Non mi capita spesso d'innamorarmi dei miei lavori, ma questo è uno di quei casi.

La seconda iniziativa è il #lunedìacolori nella mia pagina Facebook: dallo scorso giugno al prossimo aprile, ogni lunedì scrivo sul colore del mese, la sua simbologia, i suoi effetti in casa, le sfumature migliori a seconda del cromotipo. È una rubrica che ha lettori affezionati e a me non può che far piacere condividere questa passione.

La sorpresa è stata quella di vedere la mia tesi in sceneggiatura e il progetto di Northanger Abbey citati nel numero che la rivista Leggendaria ha dedicato a Jane Austen, ed essere addirittura invitata a parlare a uno degli incontri sulla "cara zia Jane" organizzati alla Casa Internazionale delle Donne. Ancora fatico a credere che sia successo.

Dopodiché, lo stress ha iniziato a farsi sentire per vari motivi e in varie modalità, culminando in un settembre semidepressivo... ma direi che posso ben accontentarmi!

Morale: Il fiore di loto nasce dal fango, e anche le stagioni peggiori portano doni preziosi.


Autunno
La stanchezza di un anno intenso, senza ferie e con poche entrate si è fatta sentire, con acciacchi che mi hanno ricordato la mia età, cafoni! Tra una visita e l'altra, l'umore è pian piano risalito, anche perché ho partecipato per la prima volta all'Inktober ed è stato bellissimo. È una sfida con se stessi, che consiste nel fare un disegno a china per ogni giorno di ottobre, da condividere poi su Instagram. Non credevo di riuscirci, invece... Disegnare è stata la terapia migliore, un divertimento condiviso con tanti illustratori di ogni parte del mondo.

E a proposito di condivisione, è stata anche la stagione del gruppo di lettura dedicato a La via dell'artista di Julia Cameron, organizzato da Valentina Troiani nella bellissima cartoleria Paperness. Quello della Cameron è un libro molto impegnativo, non sono riuscita a star dietro a tutte le riflessioni e gli esercizi che propone ma, almeno, stavolta l'ho terminato!

Morale: Creare qualcosa con le mani, solo per divertirsi, non è una perdita di tempo. È una necessità.

È stato un anno contraddittorio: partito in quarta, nella seconda metà ha iniziato ad arrancare e mi sono sentita illusa e delusa. Anche l'anno precedente, in autunno, avevo vissuto una crisi simile e mi ero rigenerata col disegno. Che sia una specie di ritmo fisiologico? Oggi, comunque, ringrazio per ciò che ho avuto nel mio quarantunesimo anno e invito i 42 a fare anche di meglio. Dàje!

Analisi del colore interiore: cos'è?


Chi mi conosce sa che sono ipercritica con me stessa e di rado rimango davvero soddisfatta del mio lavoro: nonostante m'impegni sempre al massimo, in genere penso che avrei comunque potuto fare di meglio, o fare prima o, se proprio non ho nulla da rimproverarmi, mi vengono in mente troppo tardi (cioè, dopo aver finito e consegnato un lavoro) dettagli che avrei potuto realizzare diversamente.

Pensa quindi il mio stupore quando, dopo aver fatto la prima analisi del colore interiore su una cliente, mi sono sorpresa a pensare: "Ma questa cosa è una FIGATA!". Perché un conto è progettare - anche minuziosamente - un servizio, un altro è metterlo in pratica su un'altra persona. Stavolta, la pratica ha di gran lunga superato la teoria.

Come accennavo nel post precedente, mi è stato chiesto tante volte se l'armocromia, intesa come l'individuazione oggettiva dei colori più rispondenti a un viso, avesse a che fare con la personalità. Da un lato, la risposta è "no"; sincera ma, forse, deludente. D'altro canto, l'armocromia è solo una delle tante applicazioni della teoria del colore, che comprende anche vasti studi sulla simbologia e la comunicazione dei colori stessi, ed è proprio questo che mi affascina maggiormente.

Tutto pronto per iniziare l'analisi!

Così, ci ho pensato a lungo e mi sono detta che valeva la pena ideare un'analisi che partisse dal colore per esplorare l'interiorità di ognuno e che tornasse al colore con dei consigli specifici sulle sfumature da cui trarre beneficio. Un test che scrivo con serietà, ma che propongo in modo giocoso, perché non è proprio il caso di farlo sentendosi sotto esame!

Ne è venuta fuori un'analisi in due parti, una introspettiva e una energetica. La prima aiuta a guardarsi dentro per conoscersi meglio; la seconda, invece, serve a individuare quali punti energetici - i cosiddetti Chakra - hanno bisogno di un occhio di riguardo e di essere aiutati con l'uso mirato dei colori e della cristalloterapia*.


Perché, all'atto pratico, questo servizio mi ha sorpresa?
Perché fin da subito, confrontando e interpretando le risposte ricevute, ho visto che tutto si incastrava con una precisione maggiore di quella immaginata, in un quadro sfaccettato ma coerente. Anzi, non l'ho visto, l'ho sentito. È stata proprio questa inaspettata sensazione di pancia a sorprendermi e a farmi capire che ero sulla strada giusta.
Cosa più importante, anche la prima cliente è stata contenta e incuriosita dal risultato, e così le successive. C'è pure chi mi ha detto: "Ma tu sei magica, come hai fatto a scoprire questo di me?". Solo mettendomi in ascolto profondo e unendo i tasselli del puzzle!

A differenza dell'armocromia, quella del colore interiore non è un'analisi definitiva, non si fa una tantum, perché la nostra carnagione non cambia, ma il nostro mondo interiore sì, assieme alle nostre aspirazioni e difficoltà. È quindi un test che si può ripetere nel futuro, per verificare di volta in volta di quali colori e quali pietre si può avere bisogno.
Se l'analisi del colore interiore si accompagna a quella armocromatica, poi, i consigli sui colori e le gemme da indossare saranno ulteriormente personalizzati, per armonizzarsi con la tavolozza ideale della persona.

Al lavoro su una scheda di analisi del colore interiore.

L'analisi del colore interiore fa per te se...
  • Vuoi sempre scoprire qualcosa in più su di te, infatti fai ogni test della personalità che trovi in Rete o sulle riviste;
  • Sospetti che qualcuno dei tuoi Chakra non si stia dando abbastanza da fare;
  • Credi che le gemme siano qualcosa di più di un bell'ornamento e vuoi sapere quali sono quelle davvero adatte a te;
  • Desideri arricchire l'analisi del colore armocromatica, per unire l'estetica all'interiorità.

Non fa per te se...
  • I concetti di "energia", "Chakra" e "cristalloterapia" t'innervosiscono o ti fanno sentire a disagio.
  • Pensi che l'analisi del colore interiore ti aiuterà a superare dei traumi o a guarire da dei malanni. No, questo test non sostituisce in alcun modo una terapia, di nessun genere. Può senz'altro aiutarci a sentirci più connessi con noi stessi, ma io sono un'esperta di colore, non un medico. E credo nel valore della preparazione scientifica, perché la razionalità e la spiritualità non sono affatto nemiche!

* Ok, ok, ho troppi interessi e sono dispersiva eclettica. Nell'autunno del 2013 mi sono regalata un corso di cristalloterapia con l'esperta Fufi Sonnino, per approfondire la mia passione per le pietre. Mi capita spesso che amiche e conoscenti mi chiedano quali gemme usare per il loro benessere e, con questo servizio, posso suggerirle anche a te!

Ti è venuta la curiosità di provarlo?
Puoi prenotarlo scrivendomi a simona.calavetta@gmail.com
Ti aspetto!

Ricominciare con Gioia

Gioia Gottini

A gennaio di tre anni fa, ero ancora in pieno blocco creativo (ne ho accennato qui e qui) e avevo passato dei mesi a pensare come reinventarmi. Il chiosco in una spiaggia caraibica non mi ha mai attratta, sentivo invece il bisogno di ampliare i miei orizzonti e imparare cose nuove.

Tramite Stella, la bravissima artista di Organic Brides, sono venuta a conoscenza di un corso dedicato a riconoscere e mettere a frutto il proprio talento. Si chiamava Talent Factory ed era creato e gestito da Gioia Gottini. Una settimana a guardarsi dentro e confrontarsi con perfette estranee, che mi ha messa a dura prova.


È stata un'esperienza che mi ha dato più che una carica: ha segnato una svolta. Da allora, ho iniziato a pensare che fare per professione ciò che amo di più potesse non essere del tutto impossibile. Ho iniziato a frequentare un sacco di corsi inerenti al lavoro in proprio e ho capito che creano dipendenza. Ho iniziato a confrontarmi regolarmente con persone estranee, e chi l'avrebbe detto che questo non mi avrebbe più spaventata tanto?



Dopo Talent Factory, ho iniziato a seguire il sito C+B e le sue fantastiche donne, dove all'epoca scriveva anche Gioia; sono entrata nella Rete al Femminile, ideata guarda caso da Gioia. A volte mi sono sentita un po' una stalker e giuro che non era voluto: trovavo una cosa interessante, e in qualche modo ci entrava Gioia Gottini. Tramite queste realtà, ho conosciuto o ritrovato decine di professioniste preparate e speciali ma, per me, la "femmina alfa" di questo enorme branco allargato è sempre lei, Gioia. Che è piena di idee e di entusiasmo,
ma mai aggressiva o ansiogena; è amichevole, ma riservata; è spirituale e anche concreta.

Uno dei tanti buoni suggerimenti di Gioia: il mensile Flow.

Perché questa sviolinata?
Perché da tempo pensavo all'impatto che hanno avuto nella mia vita alcune persone, Gioia è senz'altro una di queste e volevo ringraziarla pubblicamente. Senza saperlo, ha lanciato nella mia sfera professionale - ma inevitabilmente anche in quella personale - un sassolino che ne ha smosso decine di altri e anche se ogni tanto questo movimento sembra rallentare o arrestarsi, continua. E spero, farò in modo, che questi sassolini continuino a rotolare e a vedere un po' di mondo. Con gioia.

Un anno da quarantenne


Secondo l'astrologo Simon & the Stars, ognuno di noi ha un personale Capodanno: il giorno del compleanno. Finisce un anno, si entra in quello nuovo e, ogni tre mesi, si affronta un passaggio, un "cambio di stagione". L'idea è interessante e Simon, come sempre, ci prende parecchio. Ecco com'è andato il mio primo anno da quarantenne.

È stato anche il primo anno da consulente colore, professione che si è aggiunta all'illustrazione e alla sceneggiatura. Non è stato sempre facile e non ho raggiunto tutti i risultati personali e professionali che desideravo, ma non mi lamento. Ogni stagione ha portato qualcosa di bello e quasi in ognuna ho seguito un corso interessante.


Inverno
La stagione degli inizi.
Ho seguito i consigli delle ragazze della Rete al Femminile e ho aperto il mio account Instagram. All'inizio non pensavo che lo avrei portato avanti a lungo, invece... Continuo a preferire Pinterest ma scorrere Instagram è un'ottima alternativa, quando dimentico il libro da leggere in metro.
Sul finire dell'inverno, ho frequentato un corso sul progetto colore organizzato da Il Ladro di Fragole che fortunatamente mi ha fornito delle nozioni in più e ancor più fortunatamente ha confermato ciò che avevo imparato in vent'anni da autodidatta.
La vera novità è che la Befana mi ha portato le prime clienti per l'armocromia. Finalmente ho potuto mettere a frutto il kit professionale per l'analisi del colore e le bellissime schede progettate da Arianna! E non importa se avevo già analizzato quasi tutte le mie amiche dal 2000 in poi: quando ho accostato i drappi al viso della prima cliente, mi tremavano le gambe. Dopo, nonostante il riscontro molto positivo, ho avuto per giorni la terribile sensazione di aver sbagliato tutto. Pensavo che in seguito questa reazione sarebbe passata. Ah! Ansiosa e pure illusa!

Illustrazione preferita della stagione: La Benedizione del Grembo.


Primavera
La stagione creativa.
Grazie all'invito dell'Associazione Italiana Studi Tolkieniani, è stata la stagione delle mostre: a Roma, nell'abito della manifestazione AmArte, e a Nemi (RM), per Il Medioevo attraverso Tolkien. Avevo già affrontato questa prova l'anno prima, così ero meno terrorizzata dal disegnare in pubblico. Ma ho continuato a portarmi le pastiglie di Ansiosil nell'astuccio dei colori, non si sa mai.
Oh, e poi a primavera sono diventata madrina, con tanto di viaggio in Belgio per conoscere la piccola Felies. Che magari meritava una madrina più materna, ma tant'è. Questione di fortuna, Felies!

Illustrazione preferita della stagione: Buon compleanno, Anne Frank!


Estate
La stagione dell'uscire allo scoperto.
Ho seguito un corso di trucco, con tanto di attestato! Si è trattato di un seminario sul trucco minerale organizzato dalla bioprofumeria Il Posto Bio con la brava e simpaticissima Giulia Cova, truccatrice professionista e art director di Alkemilla. Avere a che fare seriamente con i "colori per il viso" è stato realizzare un piccolo sogno di ragazzina.
Questa è stata la stagione delle prime clienti a distanza: nonostante le mie remore, ho ceduto alle richieste e lanciato le consulenze colore online. Le ragazze che ho analizzato ne sono ancora contente, per fortuna! E una di loro mi ha attesa per mesi, prima di incontrarmi di persona a Parigi, dove l'òmo e io siamo andati in vacanza. Niente bagaglio a mano: avevo una settantina di drappi e trucchi vari da trasportare. Prendere il metrò da sola, orientarmi in percorsi sconosciuti con il kit nel trolley per un pomeriggio di lavoro all'estero è stata una sensazione davvero strana. Chi l'avrebbe mai detto, due anni fa?
E chi l'avrebbe detto che mi sarei fatta fare un servizio fotografico? Vedermi in foto mi fa l'effetto dell'aglio sui vampiri. Arianna, smesse i panni da grafica e indossati quelli da fotografa, è stata molto paziente. E brava, ma questa non è una novità, come si può notare dalla sua pagina AB something.

Illustrazione preferita della stagione: Rheagar Targaryen.


Autunno
La stagione del ritorno.
Per buona parte dell'autunno, non ho avuto molto lavoro ad eccezione dei pezzi che scrivo per i giornali per bambini. Naturalmente mi sono demoralizzata e ho pensato di aver sbagliato tutto, perché l'ansia è uno stile di vita e io lo porto avanti con dedizione!
Per risollevarmi, sono tornata con più consapevolezza a ciò che mi rende felice, ovvero disegnare. Ed ecco che, "per caso", ho letto di un seminario organizzato dalla Scuola d'illustrazione di Scandicci con il grandissimo Roberto Innocenti. E anche se l'idea di andarci mi ha fatta vergognare parecchio, con la spinta di òmo e sorella ho fatto per due giorni la pendolare tra Roma e Firenze. Ogni minuto passato col Maestro e gli altri partecipanti ha ripagato ampiamente le alzatacce mattutine e i treni del rientro sempre in ritardo.
E poi, la gioia: la fine dell'autunno e l'inizio dell'inverno mi hanno portato un lavoro insolito e graditissimo, come decoratrice di confezioni natalizie per Jo Malone, che tra l'altro è uno tre marchi che preferisco, in materia di profumi. Settimane passate di giorno a scrivere Sissi o in giro per impegni familiari e burocratici, e di notte a dipingere scatole di cartone, con in sottofondo le tre serie di Boris e un paio di film a tenermi compagnia, fino alle 3, le 4:30. Disegnando non sentivo la stanchezza, ma al mattino... Ho messo più che mai a frutto le nozioni del corso di trucco!

Illustrazione preferita della stagione: La bambina lupo, ancora da finire.


Come se non bastasse, durante quest'anno sono andata più volte a Radio2, con le mie amiche Arianna e Manuela, per assistere al Ruggito del Coniglio, di cui sono un'ascoltatrice da sempre. Roar!
E ora, dài, 41... stupitemi!

Buone feste!


Tiriamo le somme?
No, dài, c'è ancora tempo.

Quasi m'imbarazza scrivere che, per me, il 2016 è stato un anno intenso e pieno di belle novità. M'imbarazza perché invece è stato un anno difficile, se non tragico, per tantissime persone in varie parti del mondo, ed è anche stato l'anno delle morti eccellenti. Non a caso, già prima di febbraio, circolava voce che fosse un anno sponsorizzato da George R.R. Martin ("assassino di personaggi", come l'ha definito Neil Gaiman).

Ma se c'è una cosa che le feste invernali insegnano - tutte, da Santa Lucia al Solstizio, dal Sol Invictus al Natale, passando per Yule - è il ritorno della luce, anche nell'oscurità più lunga e gelida. È la speranza, non intesa come vago desiderio, ma come consapevolezza che la luce c'è, anche quando non riusciamo a vederla. C'è.
Si riflette spesso in luoghi poco considerati ma che non sono scontati, né tanto meno dovuti: una foglia scintillante di brina, il naso umido di un animale che chiede le coccole, i colori di un tramonto, una coperta calda, un ricordo d'infanzia, un dettaglio comico in un contesto serio.

Certo, le piccole gioie non risolvono i problemi, sarebbe sciocco pensarlo. Sono piccole luci, promemoria che ci ricordano quanto siamo fortunati, nonostante tutto. Per dirla con le parole di J.R.R. Tolkien: "Aurë entuluva! Il giorno risorgerà!".

E quindi, tanti auguri di buone feste a tutti!

La Benedizione del Grembo


Che cos'è la Benedizione del Grembo?
Si tratta di una meditazione collettiva proposta periodicamente e su scala mondiale dalla formatrice Miranda Gray, con l'intenzione di armonizzare le energie femminili.
Non avrei mai detto che mi sarebbe piaciuto partecipare a un'iniziativa del genere perché, pur essendo una persona spirituale, sono molto razionale e tendenzialmente scettica. Se non vedo, sento o percepisco, non credo. Questo è stato uno di quei casi in cui l'esperienza è stata forte, mi ha dato un senso di benessere inatteso e sorprendente, tanto da convincermi a continuare. E questa illustrazione nasce proprio dopo una delle Benedizioni Mondiali del Grembo.


Come ho raccontato qui, per molti anni la mia attività di illustratrice è stata relegata ai ritagli di tempo, quando mi capitava di ricevere una commissione o voler partecipare a un concorso. Avevo perso l'abitudine di disegnare solo per il piacere il farlo.
Mesi fa, avevo appena concluso la visualizzazione della Benedizione Mondiale del Grembo, quando l'immagine che mi si era faticosamente formata nella testa (sono scarsa in visualizzazione, sarà per questo che non sono stata ammessa a Hogwarts) è rimasta lì, insistente. Se fossi stata Alice nel Paese delle Meraviglie, avrei potuto leggere chiaramente la didascalia: "Disegnami".


E allora, infischiandomene per una volta degli altri impegni (che sono sempre più urgenti di ciò che serve "solo" a noi stessi), ho iniziato a disegnare ciò che avevo visto. Il disegno a matita è venuto così, di getto, come anche l'idea di usare, per il primo strato di colore, un vecchio pennello da cipria, troppo scadente per il viso ma interessante da usare su carta.
Con quelle setole così fitte, ha aspirato un'intera vaschetta d'acqua colorata e, in un batter d'occhio, ha coperto tutta la superficie del foglio. In questa fase, ho cercato di concentrare il blu intorno alla figura umana, per non colorare troppo le tre sfere luminose, corrispondenti alla luna piena, al chakra del cuore e a quello della radice.

Il lupo-umarell controlla come procede il lavoro.

Il colore steso col pennellone ci ha messo un bel po' ad asciugarsi del tutto; era fine febbraio e il clima non aiutava. Così, ho proseguito nell'illustrazione poco per volta, quando potevo, quando sentivo il bisogno di concedermi anche solo cinque minuti di colore. In fondo, non avevo nessuna fretta.


L'acquerello può essere una tecnica immediata o molto lenta, quasi meditativa.
Quale sia il mio approccio... forse è facile intuirlo. Ho più DNA in comune coi bradipi, che con gli scimpanzé.
A un certo punto, la carta non ne ha potuto più di strati di colore: ha iniziato a fare le macchie e quasi a macerarsi. Forse non era un granché. Ma è stato utile anche questo, per dire a un certo punto: basta così.
Ho riposto gli acquerelli e preso le matite colorate, per definire i contorni e completare i piccoli dettagli con precisione. Qualche tocco di acrilico bianco è servito a illuminare i frutti rossi, nati dal grembo della donna, e il mare e il cielo che ha dentro.


Per saperne di più sulla Benedizione Mondiale del Grembo, si può leggere questo link o rivolgersi a una Moon Mother, come Ilaria Ruggeri.

Materiali utilizzati:
  • Carta sconosciuta. Uno dei diversi fogli sciolti che conservo in una cartellina;
  • Acquerelli Winsor & Newton;
  • Pennelli tondi Winsor & Newton medio e piccolo, e Da Vinci n. 8 e n. 1, per i dettagli in acrilico;
  • Matite colorate extra-morbide: Karisma Colour Pencils;
  • Matite colorate dure: Caran D'Ache Prismalo I Aquarelle;
  • Acrilico Maimeri Polycolor 018 - bianco di titanio;
  • Le basi: matita HB, temperino, gomma e gommapane;
  • Tocco di classe: vecchio pennello da cipria.

Quattro anni di blog


Eccomi poco più di quattro anni fa, quando, dopo dubbi e ripensamenti, iniziavo a prendere la rincorsa per compiere una serie di cambiamenti nella mia vita. Uno dei passi è stato aprire questo blog. Il passo più semplice, tutto sommato, nonostante la timidezza.

Volevo mettermi alla prova, condividere ricordi ed esperienze e mostrare un po' di disegni, con tanto di processo di lavorazione. Nel 2007, la mia amica Cristina di ByLuinel mi aveva regalato un portfolio dal sapore fatato, oggi non più raggiungibile. Però, desideravo un sito che persino io, capra tecnologica, potessi aggiornare ogni volta che lo desideravo, senza abusare del tempo altrui.
Mi ero già fatta le ossa su Blogger, con le preziose istruzioni di Cyberluke, per portare avanti il blog che ha preceduto il sito dell'Associazione Romana (poi Italiana) di Studi Tolkieniani. Così, chiamai il mio spazio Segni e Disegni e lo descrissi come un "blog d'illustrazione e riflessioni in libertà".

E tale è stato, tra il reportage del viaggio letterario in Inghilterra e la pubblicazione di qualche estratto della mia tesi di laurea, con Jane Austen a fumetti. Poi il blocco creativo con la scrittura, il desiderio di cambiare e la paura di farlo... infine il salto come libera professionista, per mettere a frutto non solo le mie competenze da illustratrice ma anche quelle sul colore, acquisite in vent'anni di studio e pratica appassionati.

Grazie, vecchia intestazione. Ti ho voluto tanto bene.

A proposito di colori.
Fino a ieri, questo blog è stato verde. Verde salvia, color acqua, sfumature tenere che si abbinassero al disegno di Baccadoro, a cui sono particolarmente affezionata. L'intestazione la creai con poca tecnica e tanto affetto, assemblando diversi disegni. In seguito, al verde si è unito il rosa, che occhieggiava dai link. Verde e rosa, i colori di cui ho sentito un gran bisogno nel periodo dei cambiamenti. Verde e rosa, i colori del chakra del cuore.

Sarebbe stato più logico scegliere colori solari, che ispirassero il coraggio. Invece, i colori che cercavo indicano che avevo bisogno di un abbraccio, non una spinta. Un «Lo so che hai paura» anziché un «Vai e spacca tutto!», che con me funziona poco.

Vale la pena rifletterci:
cosa vogliono dirci i colori di cui sentiamo il bisogno
e che magari scegliamo per rappresentarci? 
Parliamone nei commenti.

Per me, quelli appena passati sono stati quattro anni cruciali.
Oggi il blog ha assunto una nuova veste, essenziale, come se ripartissi dal foglio bianco, sotto lo sguardo curioso e un po' schizzato della mia adorata civetta. Naturalmente ha anche nuovi colori, meno protagonisti ma un po' più decisi. Forse in questo influiscono i quarant'anni miei, più che i quattro del blog!

Per amore del disegno e dei colori


Davvero non ricordo quando ho iniziato a disegnare. Forse poco dopo aver imparato a stringere un oggetto nella mano, e si trattava di una matita.
Mi si rimprovera tutt'oggi di quando affrescai con un pennarello ad alcol viola il pavimento in marmo di bagno e corridoio, e i muri fin dove potevo arrivare gattonando. Mia madre, illusa che stessi dormendo, uscì dalla cucina e trovò casa e bambina viola. I muri furono imbiancati e il pavimento pulito, anche se in alcuni punti qualche traccia viola restò, a imperitura memoria. Lei continua a rinfacciarmelo e io continuo a chiederle perché avesse lasciato alla mia portata un pennarello ad alcol; prevenire è meglio che imbiancare!

Giocavo col disegno seduta a terra tra album e pennarelli, sottofondo di fiabe sonore o musica classica e, ogni tanto, la Olivetti dei miei, per scrivere storie.
Invece di fare i compiti a casa, disegnavo. Invece di prendere appunti in classe, disegnavo. I problemi di matematica erano sbagliati, ma avevano delle cornicette curatissime. E al liceo tentai - invano - di far pace con la chimica, decorando la tavola degli elementi con le fatine di Fantasia.


Per non parlare dei trucchi, che da bambina chiamavo "colori per il viso" (nome che ho mantenuto nella mia consulenza di trucco personalizzato) e che cercavo sempre di arraffare. Lo smalto iridescente era una concessione da festeggiare, e in mancanza di meglio mi tingevo le unghie con l'evidenziatore rosa.
Crescendo, avrei voluto approfondire il discorso alla scuola per estetiste ma finii invece al liceo classico, dove continuai a nascondere disegni e pennarelli sotto i libri di latino e greco che, ahimè, non imparai mai a tradurre.

Disegnare era così spontaneo da essere scontato.
In vista della maturità mi arrovellai, chiedendomi cosa potessi fare dopo; non avevo proprio considerato un corso di illustrazione. Invece, grazie soprattutto a mia madre, che aveva relegato in casa e nel poco tempo libero le sue stesse tendenze artistiche, ne frequentai uno. In quei gloriosi quattro anni all'Istituto Europeo di Design di Roma (anni accademici '94/'98), altre due scintille accesero il mio amore d'infanzia: la teoria del colore e l'acquerello.


E poi?
Come in molte relazioni, stava montando una crisi che avrebbe portato a un rapporto di ripiego.
Fresca di diploma, partecipai a qualunque concorso di illustrazione, mi proposi a qualsiasi casa editrice e iniziai a collezionare un rifiuto dopo l'altro, quando ricevevo una risposta. Le più gentili tra queste le diedero un editore, che mi restituì il portfolio perché non buttassi i soldi delle fotocopie, e una giovane art director: «Il tuo stile non va bene per l'Italia, perché non provi in Inghilterra o in Nord Europa?».

Da italica mammona, restai a Roma e trovai un altro lavoro, stimolante e gratificante: sceneggiatrice di fumetti. E un’altra università. E un secondo lavoro, per arrotondare. E della necessaria vita sociale. Il disegno era sempre più in secondo piano: un concorso ogni tanto, qualche commissione e per fortuna anche delle pubblicazioni, ma sempre meno tempo da dedicare a matite e pennelli. Il che si traduceva in mano poco allenata, ansia da prestazione, disagio e invidia verso chi disegnava di più.


Un giorno mi fu chiesto di visualizzare una situazione felice, e mi venne in mente un fiore bianco su sfondo verde. Mi chiesi da dove arrivasse quell'immagine e capii che era un dettaglio di Baccadoro, uno degli acquerelli a cui sono più affezionata. Piansi dalla nostalgia. Ecco cosa mi rendeva felice, e io non mi davo più il tempo di farlo.

Passò qualche altro anno, io chiusi con i secondi lavori, finii l'università... e, ora lo capisco, in modo molto opportuno anche se doloroso, mi ritrovai in pieno blocco creativo (ne avevo accennato qui e parlato su C+B). Non riuscivo più a scrivere, e quindi a lavorare bene; mi diedi tempo, ma le cose peggioravano. Dovevo allontanarmi un po' dalla scrittura.

Sarebbe bello, a questo punto, poter dire di essermi rituffata con entusiasmo su colori e pennelli... In realtà, avevo dimenticato cosa si prova a disegnare solo per se stessi e non mi veniva più spontaneo farlo. Per quanto riguarda la teoria del colore, avevo anni di arretrati da recuperare. È stato difficile ricominciare e lo è ancora, per certi versi. Devo riconquistare un amore trascurato.


Ma mentre ogni riga di testo mi costa una fatica sproporzionata, disegnare, colorare, approfondire l'armocromia e le teorie del colore e delle forme, non mi stanca. Posso andare avanti per ore, finché gli occhi non bruciano o il foglio di carta è tanto inzuppato da non reggere altri strati di acquerello. E quando trucco una cliente che ho analizzato, quando la vedo felice nello scoprirsi con nuovi colori, quando lavo tavolozze e pennelli dopo aver finito un'illustrazione, sento la risata della bambina che ero e che diceva di voler fare la truccatrice, o l'animatrice Disney, o tutt'e due, e capisco che questa è la direzione giusta. Anche perché a fare la ballerina e la veterinaria ho rinunciato fin dalle elementari.

Disegni e colori mi stanno già perdonando l'assenza; forse è il momento di perdonare me stessa per essermi scoraggiata, anni fa, e aver preso un'altra strada. Deviando, ho approfondito diverse passioni, conosciuto persone importanti per la mia vita e imparato, tra le altre cose, che nessun amore va dato per scontato.