Armocromia nerd - L'Estate Chiara e i boschi degli Elfi

Robert Balog per Pixabay
Estate. La sola parola mi dà un po' fastidio, perché sono tra quelle persone che non reggono il caldo; mi piacerebbe andare in letargo da maggio a settembre, e già il cambio di stagione in primavera e autunno è abbastanza faticoso, a livello di energie. Per quanto riguarda l'armocromia, invece, le cose cambiano e le tavolozze che preferisco sono proprio quelle estive.

Beh, non credo che esista una sola tavolozza armocromatica che non mi piaccia; ognuna ha un fascino particolare. È indubbio comunque che ci sono degli accordi che ci attirano più di altri e, per me, si tratta di quelli estivi: freschi, morbidi, spesso eterei. Certo, soprattutto qui in area mediterranea, può sembrare un paradosso che i colori dell'Estate siano... freddi. Se pensiamo però alle sfumature del mare, definire "estive" queste palette acquisisce più senso.

Ma andiamo con ordine e ripensiamo alle stagioni cromatiche passate: all'intensa dolcezza dell'Autunno Soft Chiaro, Soft Profondo, Assoluto e Profondo, all'austera eleganza dell'Inverno Profondo Soft, Profondo, Assoluto e Brillante, alla solare vivacità della Primavera Brillante, Assoluta, Chiara e Chiara Soft. Entriamo ora nell'ultima stagione, e iniziamo a esplorarla dall'Estate Chiara.
Per gli amici EC (ti sento, eh, che commenti: "Salute!"), in inglese è definita Light Summer e Tinted Summer nel sistema 4x4 di Ferial Youakim. Entriamo nell'Estate con ancora negli occhi la luce della Primavera. Una luce che, a causa del cambio di temperatura cromatica, da calda a fredda, si fa lunare. Immaginiamo i fiori variopinti della primavera avvolti da un chiarore argenteo, e otteniamo i colori delle fiabe e dei sogni, ovvero la palette dell'Estate Chiara.

Quali sono, questi colori da sogno? Luminosi, abbiamo detto, e a base blu. In primis l'azzurro del cielo, poi il verde dell'acqua, il grigio chiaro, il pervinca e il ciclamino, il rosa nelle sue declinazioni più varie, dal cipria al rosso rosato dell'anguria.
Come già accennato, l'Estate Chiara confina con la Primavera Chiara, perciò la sua temperatura è neutro-fredda e il croma - ovvero la saturazione - è medio/alto. I colori sono sognanti ma presenti, hanno ancora qualcosa della vivacità primaverile. La sua dominante è la chiarezza, quindi la sua tavolozza presenta un livello di profondità (che in armocromia indica la scurezza) molto basso. Il contrasto è medio/basso, il che significa trovarsi in armonia con accostamenti di colore della stessa intensità, oppure tono su tono. Ad esempio: rosa carico e rosa pastello, grigio perla e azzurro cielo, verde giada e grigio argento.
The years of youth, di Elena Kukanova
Verde e grigio, bianco e argento. Se hai letto le opere di J. R. R. Tolkien, avrai notato che questi sono i colori che caratterizzano il popolo degli Elfi. Legolas è chiamato Verdefoglia, i doni che Galadriel offre ai membri della Compagnia dell'Anello sono grigi (mantelli, barche, persino la corda che dà a Sam), le gemme elfiche più preziose sono bianche o verdi. Ma non è solo questo ad avermi fatto accostare la tavolozza dell'Estate Chiara agli Elfi; soprattutto, è stato il concetto di luminosità.

Gli Hobbit sedettero nell'oscurità a lato del sentiero. Passò qualche minuto e gli Elfi si avvicinarono, scendendo il viottolo verso la valle. Camminavano lentamente e i tre amici potevano vedere la luce delle stelle scintillare sui loro capelli e nei loro occhi. Non portavano con sé alcuna luce, eppure pareva emanare dai loro piedi un barlume simile a quello che diffonde la luna prima di salire alta nel cielo, lungo i contorni delle montagne e delle colline.

(Il Signore degli Anelli - La Compagnia dell'Anello)

Ciò che ha a che fare con gli Elfi è un tripudio di chiarore, bellezza e conforto: a Rivendell, il regno del saggio Elrond, si trova quella che è definita l'Ultima Casa Accogliente; la fiala di Galadriel emana un bagliore stellare insopportabile per le creature delle tenebre; gli alberi di Lothlórien hanno la corteccia argentea e le foglie d'oro, e i fiori che crescono in quelle radure somigliano a piccole stelle. E poi, bastano le parole in lingua elfica a riportare un po' di speranza nei cuori di chi le pronuncia.
Rivendell, di J. R. R. Tolkien
C'è da dire che, nelle opere tolkieniane, gli Elfi non sono sempre uguali. Non solo hanno caratteri diversi da personaggio a personaggio, ma il loro ruolo cambia da un'opera all'altra. Ne Lo Hobbit, sono abitanti dei boschi, riservati ma allegri e addirittura ubriaconi, per lo meno le guardie elfiche che a Bosco Atro hanno il compito di sorvegliare Bilbo e i Nani! Nel Signore degli Anelli, gli Elfi sono depositari di enorme sapienza e saggezza ma vivono ancor più ritirati e, uno dopo l'altro, stanno lasciando la Terra di Mezzo per navigare verso Valinor, il Reame Beato in cui vivono i Valar, le forze creatrici del mondo.

Tra gli abitanti canterini dei boschi e i grandi saggi che assistono e supportano la Guerra dell'Anello, ci sono gli Elfi del Silmarillion. Lì, leggiamo della nascita di questi che sono i primi esseri senzienti e parlanti che popolano la Terra. Gli Elfi si svegliano per la prima volta sulle rive del lago Cuiviénen, sotto la luce delle stelle. Li vediamo diventare curiosi e ingegnosi ma anche prede di violente passioni. Gli Elfi del Silmarillion sono eroi mitologici con luci e ombre, non le creature quasi ieratiche che appaiono nel Signore degli Anelli.

Forse l'unica costante che accompagna gli Elfi in tutta la produzione tolkieniana è lo loro superiorità rispetto agli esseri umani. Sono più antichi, sapienti e agili; i loro manufatti sono migliori in tutto, solo quelli dei Nani possono reggere il confronto. Soprattutto, gli Elfi sono immortali, a meno che non periscano di morte violenta o si stanchino di vivere. Strettamente legati alla Terra, alla luce delle stelle e alla musica, gli Elfi riescono a percepire nel creato la Musica degli Ainur, il canto che ha plasmato l'universo.
Lo specchio di Galadriel, che ho dipinto tanti anni fa
Impossibile sottrarsi al loro incanto. In genere, alla prima lettura tolkieniana si resta rapiti dagli Elfi, non importa quanto malinconici o decadenti possano apparire. O forse, proprio questo accresce il loro fascino. È interessante che nel Signore degli Anelli, l'opera più importante di Tolkien, questo popolo appaia poco, rispetto al suo potenziale. Sì, ci sono i capitoli ambientati a Rivendell e Lothlórien, le enclavi elfiche; ci sono le figure di Legolas, compagno discreto ed efficiente, e Galadriel, la dama che ispira salvezza. Ma le capacità elfiche sono tali da porli su un piano quasi supereroistico, quindi statico. Invece, nel Signore degli Anelli i personaggi hanno tutti un'evoluzione e l'unica possibile, per delle creature così perfette, è quella di lasciare spazio e tempo ad altri. E infatti, quella descritta nel libro diverrà l'Era degli Uomini, mentre gli Elfi partiranno uno dopo l'altro dai Porti Grigi, diretti verso la luce di Valinor.

"Che gente meravigliosa, gli Elfi! Meravigliosa!".
"Lo sono effettivamente", annuì Frodo. "Ti piacciono ancora, adesso che li hai visti da vicino?".
"Non so come dire, ma è come se fossero al di sopra di ciò che piace o non piace", rispose Sam. "Quel che penso di loro non conta. Sono molto diversi da come me li immaginavo: così giovani e vecchi, così felici e tristi allo stesso tempo".
I Porti Grigi, di John Howe

Nessun commento:

Posta un commento