La storia dell'armocromia diventa... attualità!
Nel primo post dedicato a questo tema abbiamo sorvolato un secolo e mezzo, in cerca delle origini dell'analisi del colore; nel secondo, siamo tornati al suo periodo d'oro, gli anni '70 e '80; qui arriviamo finalmente ai metodi attualmente in voga d'intendere l'armocromia.
Gli ultimi decenni sono stati caratterizzati soprattutto dal fiorire delle sottostagioni. Quattro categorie cromatiche, infatti, non soddisfacevano più chi non si ritrovava del tutto nella propria tavolozza ma desiderava comunque avere una precisa palette da seguire.
Dodici stagioni
La rivoluzione in tal senso è datata 1995, quando Mary Spillane e Christine Sherlock pubblicano in Color Me Beautiful’s Looking Your Best la loro idea di Flow Seasonal Theory, portando le stagioni da quattro a dodici. Come visto nel post precedente, già Bernice Kentner aveva individuato delle precise variabili all'interno di ogni cromotipo, però le sue palette si riferivano sempre alla stagione complessiva. Spillane e Sherlock stabiliscono un loro metodo nell'individuare le sottostagioni, a cui attribuiscono dei nomi meno fantasiosi e, soprattutto, delle diverse tavolozze.
Come funziona questa suddivisione? Ogni stagione ha tre dominanti, corrispondenti ad altrettante variazioni della medesima tavolozza; queste variazioni sono date delle "contaminazioni" di una stagione nell'altra, che ne rafforzano gli aspetti in comune: il calore della Primavera e dell'Autunno, la freddezza dell'Estate e dell'Inverno, la luminosità della Primavera e dell'Estate, l'intensità dell'Autunno e dell'Inverno, la vivacità della Primavera e dell'Inverno e la morbidezza dell'Estate e dell'Autunno.
Così, dalla Primavera che vira verso l'Estate abbiamo la Primavera Chiara; verso l'Autunno, la Primavera Calda (o Assoluta); verso l'Inverno, la Primavera Brillante.
Dall'Estate che vira verso la Primavera abbiamo l'Estate Chiara; verso l'Autunno, l'Estate Soft; verso l'Inverno, l'Estate Fredda (o Assoluta).
Dall'Autunno che vira verso la Primavera abbiamo l'Autunno Caldo (o Assoluto); verso l'Estate, l'Autunno Soft; verso l'Inverno, l'Autunno Profondo (o Scuro).
Dall'Inverno che vira verso la Primavera abbiamo l'Inverno Brillante; verso l'Estate, l'Inverno Freddo (o Assoluto); verso l'Autunno, l'Inverno Profondo (o Scuro).
Il sistema a dodici stagioni ha permesso a molte persone di comprendere meglio i loro colori, non a caso questo è oggi probabilmente il sistema di analisi del colore più diffuso.
Sedici stagioni
Negli ultimi anni - almeno dal 2012 - Ferial Youakim ha brevettato The Universal 4x4 Color System, che si basa con più rigore sulla teoria del colore di Albert Henry Munsell. Come sintetizzato nel primo post di questa serie, Munsell classificava i colori in base alla tonalità (Hue, il colore vero e proprio), alla luminosità (Value, più chiaro o più scuro) e alla saturazione (Chroma, più o meno puro).
La Youakim ha lavorato proprio sui vari gradi di purezza dei colori in rapporto al "croma" delle diverse carnagioni, cioè quanto queste siano valorizzate o meno dai colori puri. Il risultato è stato la declinazione di ogni tavolozza stagionale "pura" in versione leggermente schiarita, cioè con un'immaginaria aggiunta di bianco (tinted), scurita con un tocco di nero (shaded) o smorzata da un velo di grigio (toned).
Le sottostagioni, in tal modo, sono passate da dodici a sedici:
Primavera Brillante (Pure), Chiara (Tinted), Chiara Soft (Toned) e Assoluta (Shaded);
Estate Assoluta (Pure), Chiara (Tinted), Soft Chiara (Toned) e Soft Profonda (Shaded);
Autunno Assoluto (Pure), Soft Chiaro (Tinted), Soft Profondo (Toned) e Profondo (Shaded);
Inverno Brillante (Pure), Assoluto (Tinted), Profondo Soft (Toned) e Profondo (Shaded).
Questo sistema si è affermato rapidamente, rispondendo alle esigenze di chi non trovava la propria palette ideale nemmeno con tre varianti per ogni stagione.
Verso l'infinito e oltre!
È recentissima - se non sbaglio dell'anno scorso - un'ulteriore evoluzione delle sottostagioni, a opera di Lora Alexander e del suo ColorBreeze System. La Alexander si concentra sulle sottostagioni "soft", immaginando le varianti di colore sporcate da differenti toni di grigio, più freddi o più caldi (tendenti al marrone), più chiari o più scuri. Nel suo sistema, illustrato da uno schema che richiama in modo vintage quello di Munsell, le sottostagioni diventano addirittura ventidue!
Varianti della Primavera: Chiara, Calda, Brillante, Sunlit Soft e Dusty Soft;
Varianti dell'Estate: Chiara, Fredda, Sunlit Soft, Dusty Soft, Toasted Soft e Smokey Soft;
Varianti dell'Autunno: Caldo, Profondo, Sunlit Soft, Dusty Soft, Toasted Soft e Smokey Soft;
Varianti dell'Inverno: Brillante, Freddo, Profondo, Toasted Soft e Smokey Soft.
Vi gira la testa? Lo capisco. E pensare che, come accennato nel post precedente, è stato creato anche un sistema computerizzato, il Color Alliance, che riesce a individuare 372 sottostagioni...
Ritorno alla semplicità
Ma le nuove tendenze dell'armocromia non stanno solo nella parcellizzazione delle tavolozze stagionali che, diciamolo, possono essere tanto utili quanto complicate. Un approccio interessante è quello del sarto e costumista Alan Flusser, che nel suo Dressing the Man (2002) si basa su due regole semplici ed efficaci:
1) Il livello di contrasto tra pelle e capelli deve riflettersi nel livello di contrasto tra i colori dell'abbigliamento.
Ad esempio: una persona dalla pelle chiara e capelli e occhi scuri sarà valorizzata da abiti con colori molto constrastanti, mentre una persona dalla carnagione dorata, capelli biondi e occhi nocciola starà meglio in monocromatico;
2) I colori della pelle, capelli e occhi dovrebbero essere ripresi nei colori del vestiario più vicini al viso.
Ad esempio: l'abbinamento giusto per una persona dal viso color pesca, occhi azzurri e capelli castani è una camicia color pesca, una sciarpa azzurra e una giacca dello stesso marrone dei capelli.
Questo sistema è stato ripreso e approfondito da David Zyla nel suo Color Your Style. Secondo Zyla, la tavolozza di riferimento per ognuno si trova... nel proprio corpo. E in particolare si compone di otto colori, tre di base e cinque che esprimono l'essenza di una persona.
Colore di base 1: formale, la versione soggettiva del nero; si trova osservando il cerchio scuro intorno all'iride.
Colore di base 2: serio ma non troppo formale, la versione soggettiva del marrone; è la sfumatura più scura del colore naturale dei capelli.
Colore di base 3: casual, la versione soggettiva del khaki; è la sfumatura più chiara del colore naturale dei capelli.
Essence: il colore più delicato, versione soggettiva del bianco, il color pelle che armonizza con il palmo della mano.
Romantic: il colore appassionato, il rosso personale, quello delle guance quando si arrossisce o le si pizzica gentilmente.
Dramatic: il colore che attira gli sguardi, la versione soggettiva del blu, quello che si vede osservando le vene sul polso.
Energy: il colore che dà la carica quando ci si sente giù è quello della parte più scura dell'iride, ma non del cerchio attorno alla pupilla.
Tranquil: il colore che rasserena è quello della parte più chiara dell'iride.
Che ne dite, vale la pena provare?
Foto dal sito BestDressed.us |
Bene, spero che questo viaggio nella storia dall'analisi del colore sia stato interessante per voi quanto lo è stato per me. Per motivi di spazio e di difficoltà nel reperire dati utili, ho dovuto omettere alcuni nomi che, nel loro piccolo, hanno contribuito a rendere l'armocromia ciò che è oggi. Se avete delle aggiunte o delle rettifiche, approfittate spudoratamente dello spazio per i commenti!
Hai fatto un bel lavoro e reso un servizio molto utile con questo articolo. Grazie
RispondiEliminaGrazie a te per averlo letto e apprezzato! ^_^
EliminaGreat rreading this
RispondiEliminaThank you, Madison! ^_^
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