Rene Rauschenbeger per Pixabay |
Fa freddo, spesso il tempo è uggioso, il cielo grigio e l'umore... anche. Ora più che mai. Forse anche per questo i colori vividi di mimose, ciclamini, primule, violette e violaciocche ci colpiscono tanto, riempiendoci gli occhi e il cuore. Siamo ancora in pieno inverno ma la natura ricomincia a vestirsi di toni vivaci. Di più: chiassosi! Del resto, è Carnevale. Dopo la morbidezza dell'Autunno Soft Chiaro, Soft Profondo, Assoluto e Profondo, dopo la drammaticità dell'Inverno Profondo Soft, Profondo e Assoluto, è il momento dell'Inverno Brillante, la sottostagione che unisce la decisione delle nuance invernali alla vivacità di quelle primaverili.
Il risultato è una palette quasi astratta, composta da colori purissimi a base fredda. Sorprendenti come un arcobaleno, sembrano proprio quelli che scaturiscono da un prisma, quando viene colpito da un raggio di luce bianca. L'Inverno Brillante - o "IB" - in inglese è definito Bright, o Clear, o Pure Winter. Limpido, netto, frizzante come il vento tagliente in una giornata gelida ma soleggiata.
I colori peculiari di questa palette sono sfacciati, prima ancora che freddi: bianco puro, giallo limone, rosso lacca, rosa shocking, fucsia, viola brillante, blu elettrico, verde smeraldo, turchese acceso, oltre al classico nero dell'Inverno.
È facile intuire che la caratteristica principale dell'Inverno Brillante sia la saturazione; il croma, qui, è al suo massimo grado d'intensità. Anche il contrasto è molto alto, infatti chi si armonizza con questa tavolozza sta particolarmente bene in accostamenti di colore vivacissimi e un po' anni '80, come bianco e rosso o bianco e smeraldo, nero e fucsia o nero e blu elettrico. Per contro, la profondità di questa palette è media e la temperatura neutro-fredda, perché la confinante stagione primaverile attenua il freddo e aggiunge luce.
La musica degli Ainur, di James L. Reid |
La prima immagine che mi è venuta in mente, pensando all'Inverno Brillante, è stata l'aurora boreale. Le scie di luce fluorescenti, nel cielo buio dell'estremo Nord, costituiscono uno spettacolo irreale, mistico, quasi ultraterreno. Perciò ho pensato di associare questa tavolozza a delle entità fantastiche che non sono né umane, né semplicemente magiche, ma che si avvicinano molto al concetto di divinità o, quanto meno, di potenze angeliche. Si tratta dei Valar, creati da J. R. R. Tolkien nel suo Silmarillion. Si può dire che questo sia il libro a cui Tolkien lavorò per tutta la vita, scrivendo e riscrivendo una serie di storie precedenti sia a Lo Hobbit, sia al Signore degli Anelli, a partire niente meno che dall'origine del mondo.
Molti di questi scritti furono organizzati dal figlio Christopher in un unico volume, Il Silmarillion appunto, che inizia presentando Eru Ilúvatar, il principio creatore, che col proprio pensiero dà vita a numerosi spiriti, chiamati Ainur. Il loro canto collettivo, guidato da Ilúvatar, crea una visione di luce nel buio: è il progetto di Arda, la Terra, che gli spiriti saranno chiamati a plasmare.
Mentre Eru Ilúvatar resta al di là dei confini del tempo e dello spazio, assieme a una parte degli Ainur, molti di loro scendono nel mondo, col desiderio di realizzare ciò che hanno immaginato. Alcuni, i Maiar, sono spiriti di discreta potenza; altri, i Valar, sono equiparabili alle divinità o alle forze della natura, e sono in tutto quattordici, sette princìpi maschili e sette femminili.
Il Re di Arda e voce di Ilúvatar, è Manwë, signore dell'aria e dei venti. La sua compagna è Varda, signora della luce e creatrice delle stelle, l'entità più amata dagli Elfi. C'è poi Ulmo, il signore delle acque, lo spirito più edotto nella musica creatrice che, infatti, suona ancora tra le onde e lo scrosciare di fiumi e pioggia. Molto importante è Yavanna, regina della terra, responsabile del mondo vegetale. Il suo compagno è Aule, il fabbro, che presiede al regno minerale e alle arti. Námo "Mandos" è il giudice, Vala del destino e della morte; suo fratello Irmo "Lórien" è il signore dei sogni, e sua sorella Nienna lo spirito piangente della pietà. La compagna di Mandos è Vairë, la tessitrice che intreccia i destini del mondo; quella di Lórien è Este, signora del riposo. Oromë è il cacciatore, lo spirito che cavalca nelle foreste; la sua compagna è Vána, sorella di Yavanna e spirito della primavera. Nessa è lo spirito danzante della bellezza, sorella di Oromë e compagna di Tulkas, il guerriero valoroso, l'ultimo a scendere nel mondo, quando esso ha avuto bisogno di lui.
Sì perché, inevitabilmente, accanto alle entità benefiche c'è anche il principio del male, ovvero Melkor. Fratello di Manwë, è il più potente di tutti e quello desideroso di diventare egli stesso un creatore; ma, non possedendo le doti necessarie, cova invidia e rancore. Durante il canto degli Ainur, Melkor decide di non seguire il tema musicale proposto da Ilúvatar e produce delle dissonanze che vanno a deformare le visioni altrui. Da qui in poi, Melkor continuerà a fare ciò che gli riesce meglio: guastare il mondo e cercare di sottomettere gli altri.
Varda, di Zipa Vika |
Spero che questo elenco di nomi non risulti indigesto, tanto più che la descrizione dei Valar e dei Maiar è tra le parti del Silmarillion che personalmente preferisco. Come anche mi affascina l'idea del mondo creato dalle visioni, a loro volta create dalla musica. Immagino la musica degli Ainur come una fuga barocca, un tema ripetuto in un'armonia perfetta e ispirante, come il famoso Canone di Johann Pachelbel.
Un'altra parte che trovo davvero suggestiva è l'arrivo della luce sulla Terra attraverso gli alberi. All'inizio dei giorni, Yavanna siede su una collina e intona un canto di potere, mentre Nienna bagna il terreno con le sue lacrime. Il canto di Yavanna fa nascere e crescere due alberi imponenti: uno maschio, dalle foglie verde scuro sopra e argento sotto, fitto di fiori da cui stilla luce argentata; l'altro femmina, con foglie verde chiaro bordate d'oro e grappoli di fiori gialli a forma di cornucopia, da cui scendono calore, luce e pioggia d'oro. Gli alberi risplendono a turno per sette ore ciascuno, sovrapponendosi per una sola, gloriosa, ora al giorno. Con la loro luce liquida, Varda crea le stelle e, com'è facile intuire, dopo una serie di peripezie causate da Melkor, dalla luce di questi alberi avranno origine anche il sole e la luna.
Visioni, canti, luci che sfavillano nel buio, un mix mistico e psichedelico che, secondo me, è proprio in linea con la tavolozza Inverno Brillante. Tu che ne pensi? E quale Vala preferisci? Avendo una sorta di venerazione per ciò che luccica e anche per gli alberi, le mie favorite sono da sempre Varda e Yavanna.
Quando giunsero nel Vuoto, Ilúvatar disse loro: "Guardate la vostra Musica!".
I due alberi di Valinor, di Roger Garland |
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