Armocromia nerd - L'Inverno Profondo Soft e le vestigia di Gondor

Tim Oosterbeek per Pixabay

Del principio dell'inverno, forse, la caratteristica che colpisce di più è il cambio di luce. O meglio, la sua assenza. Le giornate si fanno davvero corte e gran parte del pomeriggio passa immerso nell'atmosfera notturna. Sono i giorni di Santa Lucia (la notte più lunga che ci sia, secondo un vecchio proverbio) e del Solstizio d'Inverno (la notte realmente più lunga), quelli in cui le ore di luce sono così poche che, da lì in poi, possono solo aumentare; e il ritorno della luce, intesa anche come speranza di vita, è alla base delle feste invernali, Natale compreso. Buio e freddo, insomma. Non il freddo glaciale del pieno inverno; permane qualcosa della morbidezza autunnale e per questo, dopo aver esplorato le sfumature dell'Autunno Soft Chiaro e di quello Soft Profondo, dell'Autunno Assoluto e di quello Profondo, arriviamo all'Inverno Profondo Soft.
Cambiamo stagione e tavolozza, passiamo dai colori corposi e caldi a quelli intensi, freddi e tendenzialmente scuri. Del resto, le ore di luce sono poche, giusto? E dicevamo con ancora un tocco di morbidezza, perché l'Inverno Profondo Soft, o "IPS", o Toned Winter, è il lato morbido dell'inverno, quello in cui la palette altrimenti molto decisa dell'Inverno viene ammorbidita e resa un pochino più discreta da un velo di grigio. Uno strascico dell'Autunno nebbioso che è ormai alle nostre spalle.

Le tonalità migliori per chi si intona a questa tavolozza sono quelle che possiamo immaginare alla luce del crepuscolo: nero, bordeaux, rosa scuro, i viola dell'uva e del prugna, blu pavone, petrolio, verde pino. Anche i marroni IPS sono scuri e grigiastri, come il taupe.
La parola chiave è "profondità", che abbiamo già visto come in armocromia indichi una tavolozza più scura che chiara. In questo caso, si tratta di una scurezza fumosa. Infatti, l'IPS ha un contrasto medio, il più morbido della stagione invernale; significa che si esprime al meglio con accostamenti di colore dal contrasto discreto, né eccessivamente marcato, né monocromatici; un tono su tono deciso, magari. È una palette dalla temperatura neutro-fredda (non calda, ma neppure gelida) e infine anche il croma, cioè la saturazione, ha un livello medio, perché si tratta di sfumature comunque incisive, rese vellutate dal grigio.
The Coming Darkness, di Noah Bradley

Le tavolozze invernali, per la spiccata presenza del nero, hanno una certa drammaticità, e l'Inverno Profondo Soft non fa eccezione. L'accostamento tra nero, dramma e colori fumosi mi ha fatto pensare a un luogo prestigioso, ricco di storia, dagli imponenti edifici in pietra ma che, allo stesso tempo, è avvolto nell'oscurità e in trepidante attesa del ritorno della luce.

Torniamo nella Terra di Mezzo di J. R. R. Tolkien e andiamo a Sud, nel Regno di Gondor. Nel Signore degli Anelli, Gondor viene nominato spesso come un luogo lontano e autorevole, regno degli Uomini di Númenor, fiero e orgoglioso del proprio illustre passato ma in grande difficoltà per via della pericolosa vicinanza con Mordor, la Terra d'Ombra in cui risiede Sauron, l'Oscuro Sire. La nuova capitale fortificata, Minas Tirith, è praticamente sotto assedio, e l'antica capitale Osgiliath, evacuata, cade ben presto nelle mani del Nemico. Uno scenario tetro, di scarse speranze ma di strenua resistenza, nonostante tutto.
Boromir e Faramir di Magali Villeneuve

Regno dei Uomini. E infatti le figure legate a Gondor sono quasi tutte di uomini, coraggiosi e tormentati, che dubitano, cadono, si rialzano e perseverano. Da Gondor arriva Boromir, che prima al Consiglio di Elrond e poi nella Compagnia dell'Anello rappresenta il popolo degli Uomini assieme ad Aragorn. Spesso si dice che Boromir sia l'eroe più umano della saga, colui che cerca di fare ciò che ritiene giusto ma che cade vittima del fascino oscuro dell'Anello, salvo poi riscattarsi in modo eroico e tragico.

Anche Aragorn è legato a Gondor, come si scoprirà pian piano. Il Regno del Sud è da tempo retto da dinastie di Sovrintendenti, in attesa del ritorno del legittimo re; e questi è proprio Aragorn, vissuto fino a quel momento in semiclandestinità, errando per tutta la Terra di Mezzo e accumulando l'esperienza e le conoscenze necessarie a poterla a tempo debito governare con saggezza.

Un'altra figura importante è quella di Faramir, fratello minore di Boromir, coraggioso quanto lui ma più saggio e meno ambizioso. Faramir si oppone tanto al Nemico, tanto alle miopi mire del padre; questi è il Sovrintendente, che da un lato non intende cedere il potere, dall'altro si lascia abbindolare da Sauron, rassegnandosi al fatto che la guerra sia ormai perduta.
La rinascita dell'Albero Bianco e La morte di Aragorn,
che ho dipinto per la copertina della raccolta di saggi La Falce Spezzata

Lo stemma di Gondor è un albero bianco in campo nero, sormontato da sette stelle e, al Ritorno del Re (che dà il titolo anche al terzo libro), da una caratteristica corona alata. Durante la Guerra dell'Anello, l'Albero Bianco è morto da tempo, e il suo tronco secco è rimasto nei giardini di Minas Tirith come ricordo del glorioso passato del regno. A guerra finita, quando Aragorn tornerà sul trono, l'Albero Bianco rifiorirà, grazie a un germoglio trovato dal nuovo sovrano.

È difficile riassumere in poche righe vicende tanto complesse. Le atmosfere legate a Gondor sono piene di eroismo, nel senso più vasto che questa parola può racchiudere. Il coraggio di chi, pur col cuore spezzato e con poche speranze, va avanti e cerca di cambiare le cose in meglio. Vivere nell'oscurità in attesa della luce, nobiltà d'animo prima ancora che di sangue. Ecco le caratteristiche che mi hanno portata dai colori dell'Inverno Profondo Soft a Gondor, e ritorno. Dice Faramir, uomo di pensiero diventato condottiero suo malgrado:

"Io non amo la lucente spada per la sua lama tagliente, né la freccia per la sua rapidità, né il guerriero per la gloria acquisita. Amo solo ciò che difendo: la città degli Uomini di Númenor; e desidero che la si ami per tutto ciò che custodisce di ricordi, antichità, bellezza ed eredità di saggezza. Non desidero che desti altro timore che quello riverenziale degli Uomini per la dignità di un anziano saggio."

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