Iniziai a frequentare appassionati tolkieniani, alcuni dei quali divennero cari amici. Tra loro, una dozzina d'anni fa, incontrai anche Lorenzo, che mi colpì subito ma che liquidai dalla testa con un «Figuriamoci se un tipo così si accorge di una come me». A ognuno la propria strada, quindi, finché cinque anni e mezzo fa ci siamo ritrovati insieme.
I libri di Tolkien sono notevoli o addirittura capolavori. Tuttavia, non considererei questo autore più di altri, se non mi avesse portato degli amici e Lorenzo. Quando si dice di un libro che cambia la vita.
Oxford
Il pittoresco Medioevo di Stratford mi ha resa esigente per tutto il resto del viaggio. Eppure Oxford, nonostante sia più grande e moderna, è una bella città, con i suoi edifici solenni e aguzzi. Siamo qui per rendere omaggio a John Ronald Reuel Tolkien, che vi ha studiato, insegnato e vissuto. E scritto, naturalmente.
È la tappa in cui camminiamo di più, tanto che torno in Italia con una tendinite. Ma è ovvio: non posso andare in vacanza senza soffrire almeno un po', sarà karma o senso di colpa per aver osato divertirmi.
Oxford è tutta un'università, o meglio un insieme di università, ognuna con diversi palazzi, facoltà, biblioteche, campi sportivi, parchi e cappelle. Già la Loughborough University aveva fatto sfigurare le tre università pubbliche romane... Oxford, con tutti i suoi college, non si pone nemmeno a paragone. Anche in agosto, è piena di gente. Di ogni nazionalità, come quasi ovunque in Inghilterra: sopra l'immancabile negozio indiano, una bandiera scozzese sventola da un balcone adattato a colombaia; la maggior parte degli studenti in giro per le strade sembra cinese e in una chiesa ha sede un centro studi sull'Islam.
Raccontare certe emozioni è difficile e sicuramente poco efficace: si tratta di qualcosa di troppo personale perché risulti chiaro. Come detto, non considererei Tolkien più di altri scrittori, se leggere i suoi libri non mi avesse dato tanto in termini di condivisione e relazione. Potrei anche scrivere che mi ha dato l'amore, se non mi venisse la nausea per la retorica.
Qui davanti a noi, che osserviamo abbracciati, c'è la tomba di un professore abitudinario ma dall'incredibile immaginazione, e della donna che lui ha scelto per la vita, tanto da chiedere che, sulla lapide, ai loro nomi fossero associati quelli di Beren e Luthien, la storia d'amore più intensa e avventurosa che ha scritto. Qui c'è un pezzetto della Terra di Mezzo sulla quale hanno sognato generazioni di persone in tutto il mondo. O forse c'è solo ciò che resta di una tranquilla coppia di anziani innamorati.
L'albero che simboleggia il dorato Laurelin appare un po' striminzito, mentre quello che incarna Telperion è davvero imponente. E di nuovo mi basta dire: «Be', non sembra tanto argenteo!», che una folata di vento agita le foglie, mostrando il loro lato biancastro. Ok, albero, mi hai smentita, ma non esagerare con l'esibizionismo.
Uno dei tanti cantieri estivi coinvolge un'antica biblioteca e, a coprire i lavori, c'è un lungo cartellone, che associa ogni lettera dell'alfabeto a un autore presente su quegli scaffali. T come Tolkien, ovviamente. A come... "a lady", la nostra prossima tappa.
Cappella dell'Exeter College |
sniff! Mi sono emozionata!
RispondiEliminaBello! Non vedo l'ora di sapere il resto!
La prossima puntata è Bath, ed è dedicata a te, my darling! ;)
Eliminayeah! :D
EliminaMi sono commossa. Mannaggia alla retorica...
RispondiEliminaO commozione, o nausea! ;)
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