I colori del femminismo


Buon 8 marzo a tutte!
C'è chi celebrerà questa giornata sottolineando la propria presa di posizione col classico rametto di mimosa, chi indosserà un berretto fucsia... Ma quali sono i principali colori che hanno rappresentato, nel tempo, i movimenti femministi?


GWV, le suffragette
Le vediamo su foto antiche, sfilare con la fascia al collo e gli ampi cappelli dell'epoca. Oltre a ciò, queste donne - borghesi istruite, operaie semianalfabete ma anche signore dell'alta società - hanno letteralmente combattuto per il diritto di voto. Hanno scritto e diffuso documenti, si sono riunite in segreto, hanno fatto piani, hanno marciato, hanno affrontato polizia, manganelli e zoccoli di cavalli, hanno parlato davanti a tribunali, a volte hanno anche compiuto attentati. E a loro volta sono state combattute aspramente: derise, offese, picchiate, licenziate, cacciate di casa senza un soldo, private dei figli, imprigionate, uccise.

Tutto questo per poter andare a votare? Sì. Anche se oggi può sembrare assurdo, i diritti non vanno dati per scontati, specie quelli acquisiti (a caro prezzo) in tempi relativamente recenti.

Nei gioielli delle suffragette erano incastonati il peridoto (verde), perle
o piccoli brillanti (bianco) e ametiste (viola). Foto da Online Galleries

Quali erano i colori delle suffragette? Il verde, il bianco e il viola.
Perché? Ho letto delle interpretazioni di tipo simbolico e psicologico, che parlavano del verde della speranza, del bianco della purezza, del viola della regalità. Per quanto io ami la simbologia dei colori, devo dire che mi ha convinta di più la spiegazione "strategica" di questa scelta. Schierarsi apertamente per il suffragio comportava alti rischi sociali e fisici, quindi le suffragette usavano dei messaggi in codice per riconoscersi tra la folla e sapere di chi potersi fidare. Uno dei loro messaggi erano i colori green, white e violet; le iniziali, GWV, erano le stesse del motto "Give Women Vote", "Dài voto alle donne".

E così, indossati con discrezione come fiorellini sul cappello, nastrini a decorare la giacca, gioielli cesellati ad hoc per le più abbienti (i cosiddetti"gioielli del suffragio"), il trio verde-bianco-viola sfilava anche al di fuori delle manifestazioni. A una festa o durante una passeggiata o a messa, le suffragette svelavano la loro causa a chi poteva capirla.
Bandiere dei movimenti per il suffragio femminile,
nel Regno Unito (sinistra) e negli Stati Uniti (destra)

La triade verde-bianco-viola era usata grandemente in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, dove però si diffuse anche il giallo oro. Sembra che questa scelta sia partita, nella seconda metà del XIX secolo, dalle militanti del Kansas, che adottarono come simbolo il fiore del loro stato, ovvero il girasole. Il suo colore caldo e luminoso voleva essere un simbolico faro di speranza.


Violette e mimose
In Italia, il simbolo dell'8 marzo è la mimosa, e tuttavia questa è stata una scelta a suo tempo pensata e dibattuta. Anche se si affermò definitivamente negli anni '70, nel nostro Paese la Giornata Internazionale della Donna fu celebrata dal 1946, anno in cui le donne iniziarono a votare. Quella dei diritti delle donne era una battaglia della sinistra e il fiore della violetta era un simbolo della sinistra europea. Sembrava naturale quindi eleggere la violetta a fiore dell'8 marzo.

Questa scelta venne però contestata da Teresa Mattei, Rita Montagnana e Teresa Noce, militanti del Partito Comunista, deputate dell'Assemblea Costituente e dirigenti dell'Unione Donne Italiane. La loro motivazione fu molto pratica: le violette non erano sempre facili da reperire e, spesso, costose (era il dopoguerra, non c'era di che scialare). Meglio le mimose, anch'esse al pieno della fioritura tra febbraio e marzo, ma più resistenti, diffuse ed economiche. Oltretutto, i tanti pallini gialli presenti su ogni rametto davano l'idea della collettività. E mimosa fu!

A guardar bene, i colori di questi due fiori simbolici - viola e giallo - sono complementari. Quando si dice il caso!


La rivincita del rosa
Se negli anni '70 il rosa era visto come fumo negli occhi, oggi i cortei femministi lo sfoggiano con orgoglio, soprattutto nella sfumatura del fucsia e del rosa shocking. Quest'ultimo, colore creato e reso celebre negli anni '30 da una donna: Elsa Schiaparelli. I tempi cambiano! In passato era particolarmente sentita l'esigenza di ottenere gli stessi diritti degli uomini e di ribellarsi a una società più che soffocante (non dimentichiamo che il delitto d'onore è stato abolito solo nel 1981). Questa presa di posizione si manifestava anche nei dettagli, per esempio andando contro a un colore e ai significati che esso veicola; nel caso del rosa, la dolcezza, che può essere vista come remissività, e una certa femminilità convenzionale e un po' zuccherosa.

Oggi le battaglie femministe puntano al mantenimento dei diritti acquisiti e al loro completamento, al rispetto delle più varie differenze di genere e delle più diverse scelte di vita. Si combatte l'idea di patriarcato e lo si fa senza rinunciare a nulla, nemmeno alla dolcezza - che non è debolezza! Quindi, via libera al rosa, assieme al viola (uno dei colori più amati dalle donne, dicono le statistiche) e al rosso.

Rosso femminicidio
Il rosso merita una spiegazione particolare, perché è usato in particolar modo per ricordare le donne vittime della violenza maschile e del femminicidio, quel particolare genere di omicidio commesso da un uomo su una donna come gesto di estremo possesso. Tutto è iniziato nel 2009, con l'installazione Zapatos Rojas dell'artista messicana Elina Chauvet, in memoria delle migliaia di donne e ragazze assassinate a Ciudad Juárez. Oggi, le sue installazioni sono riprodotte in tante città del mondo, perché purtroppo quello del femminicidio è un tema ancora troppo attuale.


In materia di colori, è esemplare l'iniziativa di Scarlett Curtis e Alice Wroe che hanno unito i rispettivi progetti per creare una serie di manifesti celebrativi dei 100 anni dal voto alle donne nel Regno Unito. La Wroe è l'ideatrice del progetto artistico HerStory, finalizzato a raccontare la storia delle donne; la Curtis è la giovanissima autrice del libro Feminists Don't Wear Pink (and Other Lies), nella stesura del quale ha coinvolto decine di altre donne.

Spero che questo piccolo excursus ti sia piaciuto e, a questo punto, dimmi: quale colore rappresenta di più il tuo 8 marzo?

6 commenti:

  1. Bellissimo questo post, stavo cercando altro in rete ma non ho potuto fermarmi senza leggerti visto che mi occupo di women's studies. Ti seguo col blog, chissà se ti andrà di venirmi a trovare e seguirmi. Un saluto
    P. S. I gioielli erano strepitosi! www.opportunitadigenere.blogspot.com

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    1. Grazie mille, Silvia!
      Fa sempre piacere ricevere un apprezzamento, nel tuo caso poi è un piacere doppio, visto il tema di cui ti occupi. Sono contenta che il mio post ti sia piaciuto, anche a me è piaciuto scriverlo, soprattutto per le ricerche che ho fatto a monte. E i gioielli, sì, sono proprio belli! :)
      Ti seguirò molto volentieri!

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  2. Grazie Simona, proprio interessante quest'articolo!

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