La “cartolina” con cui quest’anno ho fatto gli auguri ad amici e conoscenti parla della natura, che è alla base di tutte le feste religiose, sulle quali nei secoli si sono impiantate altre religioni, in una sovrapposizione che non ne cancella il significato originale.
Quello che oggi chiamiamo Natale - anticipato dalla festa di Santa Lucia – nell’antica Roma era la festa del Sole Invitto, anticipato a sua volta dal Solstizio d’Inverno, giorno più corto dell’anno e ingresso della stagione più fredda e dura. Con la prospettiva di mesi di gelo e di campi brulli, era normale celebrare il sole e il suo lento riappropriarsi di minuti preziosi nelle giornate più buie.
Il Sole Invitto – analogamente ad altre simili celebrazioni, come Yule nel Nord Europa - era la festa della speranza, del ritorno della luce sulla terra e si festeggiava accendendo fuochi e luci, oltre che scambiandosi piccoli doni per propiziare una nuova abbondanza.
Questa festa è stata nel tempo associata prima
a Mitra e poi a Gesù che, pur con le debite differenze, possono essere
considerati divinità solari, portatori di luce e di salvezza.
Per quanto mi riguarda, la mia natura spirituale ma agnostica mi spinge a guardare alla base delle diverse credenze, e quasi sempre vi si trovano le celebrazioni dei cicli dalle natura, com’è giusto che sia per degli animali quali siamo.
Per quanto mi riguarda, la mia natura spirituale ma agnostica mi spinge a guardare alla base delle diverse credenze, e quasi sempre vi si trovano le celebrazioni dei cicli dalle natura, com’è giusto che sia per degli animali quali siamo.
Oggi, per lo meno in quello che – nonostante i ritmi innaturali e la crisi mondiale – è pur sempre il comodo primo mondo, l’inverno non fa più tanta paura. Ma il gelo, la stagione difficile, arriva lo stesso, sotto forma di stress, malanni o dolori personali.
Non posso quindi che augurarci di prendere esempio dalla natura, che nonostante tutto ancora ci circonda: che l’inverno, reale o figurato che sia, serva a riflettere su noi stessi, a prendere atto delle nostre mancanze e a cercare di porvi rimedio, a comprendere i nostri reali bisogni e desideri, a lasciar andare ciò che ci danneggia o semplicemente non ci occorre, a puntellarci sui nostri punti di forza e a risollevarci, perché migliorarci è quanto di meglio possiamo fare per noi e anche per le persone che ci circondano.
Buone feste!
Buona discesa, Persefone.
RispondiEliminaIl seme affonda nel buio e nella solitudine, per trarre la linfa necessaria al suo fiorire.
Buona discesa: verrà il tempo di spaccare la terra e tornare alla luce.
Non è questo, ma verrà.
Il sole, è invitto.
Un abbraccio forte